John Constable: il fascino della natura
paesaggismo
24/02/2001
Figlio di un aristocratico di East Bergholt nel Suffolk – proprietario terriero, titolare di mulini e mercante – John Constable (1776-1837) si rivolse all’arte dopo aver conosciuto l’esperto George Beaumont e il maestro di disegno John Thomas Smith. Iscrittosi nel 1799 alla Royal Academy, prese confidenza con la pittura di paesaggio copiando i dipinti di Claude Lorrain. Ben presto ruppe con la composizione classica (che in Inghilterra andava per la maggiore sul mercato dell’arte) e si dedicò ad un’osservazione più diretta e “naturalistica” dei luoghi che lo circondavano, affascinato dalla potenza visiva delle grandi tele di Jacob Ruisdael, il massimo paesaggista olandese del Seicento. “Voglio tornare a Bergholt e tentare di dipingere ciò che vedo, senza affettazione e semplicità, come lo vedo” dichiarava nel 1803, poco prima di cominciare a realizzare i capolavori della maturità.
Il suo metodo di lavoro prevedeva la realizzazione en plein air di schizzi e studi ad olio, caratterizzati da inquadrature casuali e da una stesura del colore a colpi di spatola; nel successivo trasferimento sulla tela cercava di rendere più coerente la composizione e più studiato il colore, servendosi comunque di una tecnica rapida e vigorosa e di cromatismi limpidi e brillanti. Ne Il cavallo bianco (New York, Frick Collection) la scena dell’attraversamento del lago si svolge appartata, dentro uno scenario agreste soverchiante, sotto un cielo carico di pioggia. Alla luminosità del cielo si contrappone l’ombrosa oscurità del primo piano, rotta dalla macchia bianca dell’animale e da quella rossa dell’uomo che lo accompagna. Un senso di pace e di conciliazione tra uomo e natura, un silenzio rotto solo dal fruscio delle fronde caratterizzano la composizione.
Negli anni Venti Constable si sforzò di accentuare nella sua opera la componente drammatica, e si volse a dipingere temporali e tramonti. Compì inoltre vari studi di cielo, annotando per ogni schizzo l’ora della giornata,la direzione del vento ed altri elementi. Non fu compreso dai suoi connazionali e riconoscimenti alla sua abilità vennero solo dal grande “visionario” Henry Fuseli. Una mostra sulla pittura inglese organizzata a Parigi nel 1824 gli aprì le strade del successo internazionale: Delacroix, i pittori di Barbizon e più tardi gli Impressionisti trassero dai suoi dipinti insegnamenti e spunti, tanto tecnici quanto tematici.
Cinque opere della piena maturità lo rappresentano alla mostra di Palazzo dei Diamanti.
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