L'influenza normanna

Palermo
 

27/07/2001

Per tutto il periodo del governo dei conti e poi dei re normanni, nel secolo che intercorre tra la conquista della Sicilia negli anni 1061-1091 e l’annessione dell’isola all’impero degli Hohenstaufen nel 1194 e ancora per molti lustri successivamente, si è sviluppata una fisionomia di civiltà e d’arte assolutamente peculiare che ha fatto di Palermo una delle grandi capitali culturali dell’epoca, massimamente negli anni del regno di Federico II. La particolare situazione in cui si venne a trovare l’isola in quegli anni, crocevia di culture e tradizioni provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo e dal Nord Europa, ha fatto fiorire una scuola artistica che ha potuto attingere da elementi arabi, bizantini e normanni fusi in un linguaggio artistico proprio e indipendente che dimostra molta più forza espansiva che non sommissioni o contaminazioni. Questo connubio venne esaltato dal fatto che tutta la produzione del periodo ebbe un unico centro motore nella dinastia normanna, tanto da far nascere un’architettura di corte che per il suo centralismo spiega anche la comunità sia di elaborazioni formali che di sistemi costruttivi e decorativi. Alcune testimonianze di cronisti dell’epoca ci danno la misura dell’importanza e del significato che l’attività edilizia della corte normanna ebbe per lo sviluppo dell’arte saracena e arabo-sicula nel regno. Compaiono in Sicilia tutti i sistemi costruttivi tipici elaborati dall’architettura islamica, sia negli interni che negli esterni. L’incontestabile originalità dell’architettura araba non deve far perdere di vista il legame intimo e storico con l’architettura di Bisanzio e con quella dell’Oriente cristiano, e il tutto venne impreziosito alla corte normanna dall’esemplare abilità nei mosaici di maestranze bizantine fatte giungere a Palermo dagli stessi sovrani, quasi a volere stabilire un raccordo con quella che all’epoca era ancora la capitale dell’Impero d’Oriente. Qui osserviamo la fusione di forme bizantine con altre arabe, a volte addirittura introducendo elementi di gusto ellenistico e romano : si afferma così il fenomeno culturale degli architetti arabo-siculi. L’architettura araba, al pari di quella bizantina e tardoromana, si esprime nella rigorosa geometria della linea, del piano e del volume, rifiutando ogni plasticità o tensione di forze dinamiche e affidandosi totalmente alla proporzione e ai tracciati armonici dettati dalla geometria; la conoscenza poi che avevano affinato della geometria stessa e dell’ottica gli permise di possedere sistemi di divisione delle superfici molto più complessi. Una passeggiata per Palermo permette ancora oggi di ammirare gli splendidi risultati che questa commistione ha permesso di realizzare, a partire da palazzo dei Normanni per arrivare alle architetture religiose del Duomo di Monreale o di S. Cataldo o della Martorana, o alle forme misteriose e orientalizzanti della Cuba e della Zisa.

 
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