Nel Regno Unito cambia la legge sul diritto d'autore
L'umorismo british trasforma l'arte
E.B.
09/02/2014
Il prossimo 6 aprile sarà una data da ricordare per il mondo dell'arte britannico. Entra in vigore una modifica di legge che consentirà l'impiego a scopo parodistico di qualsiasi materiale protetto dal diritto d'autore.
E' un passo importante per il Governo che, nonostante le opere satiriche da secoli prodotte in Gran Bretagna, non aveva ancora adottato misure specifiche in proposito, a differenza di altri paesi come Francia, Germania e Stati Uniti.
Aveva anzi respinto la direttiva sul copyright pubblicata dall'Unione Europea nel 2001, che includeva precise disposizioni nei confronti delle caricature, delle parodie e dei pastiche, e che a breve potrebbe subire ulteriori revisioni.
Il cambio di direzione deriva ora dalla necessità di uniformarsi alle misure adottate all'estero, con conseguenti vantaggi logistici ed economici per tutti.
In Italia la questione è meno spinosa, poiché il "diritto alla parodia" si appoggia alla libertà di pensiero e alla libertà artistica salvaguardate dalla Costituzione. Se la rielaborazione di un'opera è sufficientemente originale da modificare il messaggio di partenza, allora le due versioni sono considerate autonome e non vi è alcun rischio di violazione della proprietà intellettuale.
Ne era convinto anche il grande Tiziano, che già nel 1540, in tempi non sospetti, parodiava con tratti scimmieschi il Laocoonte senza che nessuno facesse una piega.
E' un passo importante per il Governo che, nonostante le opere satiriche da secoli prodotte in Gran Bretagna, non aveva ancora adottato misure specifiche in proposito, a differenza di altri paesi come Francia, Germania e Stati Uniti.
Aveva anzi respinto la direttiva sul copyright pubblicata dall'Unione Europea nel 2001, che includeva precise disposizioni nei confronti delle caricature, delle parodie e dei pastiche, e che a breve potrebbe subire ulteriori revisioni.
Il cambio di direzione deriva ora dalla necessità di uniformarsi alle misure adottate all'estero, con conseguenti vantaggi logistici ed economici per tutti.
In Italia la questione è meno spinosa, poiché il "diritto alla parodia" si appoggia alla libertà di pensiero e alla libertà artistica salvaguardate dalla Costituzione. Se la rielaborazione di un'opera è sufficientemente originale da modificare il messaggio di partenza, allora le due versioni sono considerate autonome e non vi è alcun rischio di violazione della proprietà intellettuale.
Ne era convinto anche il grande Tiziano, che già nel 1540, in tempi non sospetti, parodiava con tratti scimmieschi il Laocoonte senza che nessuno facesse una piega.
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