Venerdì 27 marzo l’anniversario del maestro veneziano
La luce sull’abisso: i 250 anni di Giambattista Tiepolo
Giambattista Tiepolo, Allegoria con Venere e il Tempo, Olio su tela, 190.4 x 292 cm, Londra, The National Gallery
Francesca Grego
24/03/2020
“Tiepolo: l’ultimo soffio di felicità in Europa. E come ogni vera felicità, piena di lati oscuri, non destinati a scomparire, anzi a prendere il sopravvento. Riconoscibile dall’aria che spira senza ostacoli e senza sforzi, come non sarebbe più avvenuto”. Così scrive Roberto Calasso nel suo libro Il rosa Tiepolo che, oltre i topos del rococò, esplora i volti meno noti di un artista multiforme, virtuoso del colore e del disegno, genio capace di stupirci come a teatro passando dalla leggerezza al pathos e all’ironia sottile.
Ricercato, inventivo, dotato di fantasia prodigiosa, il prossimo venerdì 27 marzo Giambattista Tiepolo festeggia un importante anniversario: a 250 anni dalla sua scomparsa siamo tutti invitati a riscoprirne la grandezza. In quasi tre secoli i complimenti non gli sono mancati: si dice sia stato il più importante pittore italiano del Settecento, il mago del pennello, il più grande scenografo fuori dalle scene. E lui stesso, senza false modestie, osò dipingersi nei panni di Apelle in una tela oggi conservata al Museum of Fine Arts di Montréal. Eppure a conti fatti lo conosciamo poco, a dispetto di capolavori che furono spesso autentiche imprese.
Giambattista Tiepolo, La cacciata degli angeli ribelli, 1726, Udine, Palazzo Patriarcale
Fuoco e spirito per un talento senza confini
Figlio di un mercante veneziano attivo nei “negozi da nave”, Giambattista trova presto la sua cifra distintiva in un’immaginazione fervida e cangiante. Apprende le basi del mestiere dal Maestro Gregorio Lazzarini ma, essendo “tutto fuoco e spirito”, ne abbandona presto gli insegnamenti per uno stile più rapido e libero. Gli stanno stretti anche gli accenti drammatici di Giambattista Piazzetta, mentre studia con passione l’arte del passato, in particolare Paolo Veronese e Tintoretto. Riuscirà ad interpretarne la lezione in modo nuovo, dando vita ai capolavori abbaglianti che oggi associamo al suo nome.
Intanto, contro il volere della famiglia, Tiepolo ha sposato in segreto Maria Cecilia, la sorella povera e senza dote del vedutista Francesco Guardi: innamorato perso, avrà con lei dieci figli e le renderà omaggio dipingendone il viso sul collo di bellezze leggendarie. Ormai richiestissimo, il suo pennello farà splendere chiese, ville e palazzi da Vicenza a Bergamo, dalla Germania alla Spagna. Meno note dei grandiosi affreschi e teleri, le sue opere grafiche ispireranno Goya.
Insomma, siamo di fronte ad un talento di dimensioni europee: lo scopriremo meglio il prossimo autunno nella mostra Milano, Dresda, Madrid: il Tiepolo internazionale, in programma per i 250 anni presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano.
Giambattista Tiepolo, Il Banchetto di Cleopatra, Dettaglio, 1743-1744, Olio su tela, Melbourne, National Gallery of Victoria
Tiepolo e Venezia
Ma l’essenza di Tiepolo è ancorata tra i canali della laguna dove tuttora, nel Sestiere di Castello, una targa ne segnala la casa in Corte San Domenico. Venezia non sarebbe la stessa senza Tiepolo: il suo spirito aleggia nelle chiese, nei palazzi patrizi, nei musei e perfino in un hotel a sette stelle. È un legame che ha a che fare con la storia. Per la Serenissima il Settecento è un secolo di contraddizioni. Da un lato, il declino iniziato con la scoperta delle Americhe e accentuato dalle sconfitte militari. Dall’altro una sorprendente fioritura delle arti, da Goldoni a Vivaldi, fino a Canaletto. Tiepolo riporta in alto la tradizione pittorica veneziana: le sue illusioni luminose serviranno a nascondere la decadenza, mentre la Repubblica si avvia verso la fine tra balli, lusso e mondanità. L’artista non rinuncerà a dire la propria con amara ironia: al Palazzo Patriarcale di Udine, per esempio, dipingerà il re biblico Salomone vestito da doge veneziano tra nani, bestie esotiche e pingui cortigiani in abiti sfarzosi, come in un teatro del grottesco.
Chi ha inventato gli effetti speciali?
Luce abbagliante o delicatamente rarefatta, colori chiari e trasparenti, visioni spettacolari eppure dotate di naturalezza si affacciano dai grandi teleri o dagli affreschi monumentali di Tiepolo, che sfondano pareti e volte espandendo le architetture in incredibili spazi immaginari. Chi non ricorda i suoi memorabili cieli? Ad aiutare l’artista nella decorazione di ambienti immensi è una tecnica di sua invenzione: stende la materia cromatica con pennellate rapide e sciolte, mentre con tratto nervoso dà forma a scene di grande dinamismo: “fa un quadro in meno tempo che ad altri occorre per stemperare i colori”, osserverà ammirato l’ambasciatore di Svezia nella Serenissima Carlo Gustavo Tessin. Per lo sfarzo e le cromie brillanti, i contemporanei lo definiranno un “Veronese rinato”, ma Tiepolo offrirà al Maestro rinascimentale una leggerezza nuova. La verità è che nelle sue mani tutto si trasforma: è estremamente ricettivo, rielabora tendenze in voga e influssi del passato alla luce di un’originalissima sensibilità. Dietro l’aerea leggerezza, c’è poi una costruzione sapiente fatta di prove e sperimentazioni ripetute, un disegno dinamico, ma sempre rigoroso. Nasce così il rococò eclettico di Tiepolo, un abbraccio in cui il Barocco e il Rinascimento cambiano pelle per declinarsi al presente.
Giambattista Tiepolo, Il Giudizio di Salomone, Dettaglio, 1726-1729, Affresco, 360 x 655 cm, Udine, Palazzo Patriarcale
I capolavori italiani
Difficile raccontare Tiepolo in una manciata di capolavori: la sua produzione fu talmente ampia e variegata da creare imbarazzo. Dipinti storici, mitologici e religiosi, tele immense e affreschi che sono opere totali, disegni e incisioni ricercate si affastellano in un catalogo immaginario che si distende da Madrid a Dresda, da Milano a Stoccolma.
A Udine le decorazioni del Palazzo Patriarcale rappresentano la prima affermazione di uno stile potente e personale: le Storie dell’Antico Testamento segnano una svolta nella pittura europea, unendo alla resa scenografica dello spazio arguzia narrativa e finzione teatrale, mentre i colori chiari, permeati di luce solare, danno vita ad atmosfere di grande impatto.
Nel veneziano Palazzo Labia, invece, Tiepolo apre il soffitto per connetterci al cielo con splendide coreografie: personaggi storici in abiti contemporanei popolano le Storie di Antonio e Cleopatra, rese ancor più suggestive dalle quadrature dell’esperto collaboratore Gerolamo Mengozzi Colonna.
Sempre in laguna i teleri della Scuola Grande del Carmine ci svelano che il Tiepolo religioso non è da meno, così come gli affreschi caduti della Chiesa degli Scalzi, vittime del primo bombardamento “artistico” della storia. Nel 1915, infatti, subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Venezia fu presa di mira dagli aerei nemici. A farne le spese fu, tra le altre, questa chiesa interamente decorata dal Maestro settecentesco, le cui testimonianze sono ora esposte alle Gallerie dell’Accademia.
Il Maestro che stupì l’Europa
All’età di 66 anni, Tiepolo è chiamato a Madrid per affrescare il Palazzo Reale di Carlo III. È ancora pieno di energia, al punto da suscitare le gelosie del più giovane Anton Rafael Mengs, il tedesco ammiratore di Raffaello che ha portato in Spagna le novità del neoclassicismo. Qui l’artista veneziano lascia il segno con la sontuosa Apoteosi della monarchia spagnola, nell’enorme sala del trono, oltre che con le pale d’altare della Chiesa di San Pascual ad Aranjuez, depositarie di una solennità e di un’introspezione inedite. Ne sono sopravvissute cinque: presso la Courtauld Gallery di Londra testimoniano come Tiepolo abbia conservato la sua abilità intatta fino agli ultimi giorni. Il Maestro si spegne infatti a Madrid il 27 marzo del 1770, passando il testimone artistico ai figli Giandomenico e Lorenzo.
Giambattista Tiepolo, Il Banchetto di Cleopatra, Dettaglio, 1746-1747, Affresco, 650 x 300 cm, Venezia, Palazzo Labia
Si trova invece in Germania, e precisamente in Baviera, l’opera più impressionante che Tiepolo riuscì a creare. Si tratta degli affreschi per la residenza del principe vescovo Carlo Filippo di Franconia a Würzburg: le Storie di Federico Barbarossa nella Sala dell’Imperatore e soprattutto l’immenso soffitto dello scalone d’onore (570 metri quadrati) sono capolavori che mozzano il fiato. Ammirarli è un’emozione che neanche i moderni effetti speciali sono in grado di offrire. E pensare che Tiepolo partì alla volta di Würzburg solo in compagnia di un aiutante e dei suoi figli, il ventitreenne Giandomenico e Lorenzo, di appena 14 anni. Il monumentale affresco L’Olimpo e i quattro Continenti celebra il principe nei panni di Apollo, il dio delle arti, circondato da una folla di divinità. Intorno, quattro donne personificano Asia, Africa, America ed Europa, tra scenari esotici e animali variopinti.
L’ironia di Tiepolo
Lo stile grandioso di Tiepolo non deve trarci in inganno. Dietro la facciata monumentale e celebrativa, l’opera del Maestro veneziano è pervasa di ironia. Possiamo notarlo in contesti insospettabili, come le scene bibliche del Palazzo Arcivescovile di Udine o nelle tele della Morte di Giacinto (Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid) e di Giove e Danae (Museo dell’Università di Stoccolma), dove il mito antico è rivisitato in una parodia.
Ma c’è un campo in cui lo spirito dissacrante di Tiepolo si esprime apertamente: è quello delle arti grafiche, che il Maestro coltivò con altissimi risultati dedicandosi al disegno e all’incisione. Gobbi in eleganti abiti alla moda di Venezia, volti grotteschi e figure mascherate fanno capolino da vere e proprie caricature, oggi conservate in grandi collezioni come quella del Victoria and Albert Museum di Londra. Preziosissime sono poi le 34 acqueforti note come gli Scherzi e i Capricci: qui efebi, satiresse, animali notturni e maghi orientali si incontrano in visioni sconcertanti, accomunate da uno humour nero che avrebbe conquistato Goya.
Giambattista Tiepolo, Giovane seduto appoggiato ad un vaso dalla serie dei Capricci, Acquaforte, 140 x 180 mm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia Museo Correr, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
Ricercato, inventivo, dotato di fantasia prodigiosa, il prossimo venerdì 27 marzo Giambattista Tiepolo festeggia un importante anniversario: a 250 anni dalla sua scomparsa siamo tutti invitati a riscoprirne la grandezza. In quasi tre secoli i complimenti non gli sono mancati: si dice sia stato il più importante pittore italiano del Settecento, il mago del pennello, il più grande scenografo fuori dalle scene. E lui stesso, senza false modestie, osò dipingersi nei panni di Apelle in una tela oggi conservata al Museum of Fine Arts di Montréal. Eppure a conti fatti lo conosciamo poco, a dispetto di capolavori che furono spesso autentiche imprese.
Giambattista Tiepolo, La cacciata degli angeli ribelli, 1726, Udine, Palazzo Patriarcale
Fuoco e spirito per un talento senza confini
Figlio di un mercante veneziano attivo nei “negozi da nave”, Giambattista trova presto la sua cifra distintiva in un’immaginazione fervida e cangiante. Apprende le basi del mestiere dal Maestro Gregorio Lazzarini ma, essendo “tutto fuoco e spirito”, ne abbandona presto gli insegnamenti per uno stile più rapido e libero. Gli stanno stretti anche gli accenti drammatici di Giambattista Piazzetta, mentre studia con passione l’arte del passato, in particolare Paolo Veronese e Tintoretto. Riuscirà ad interpretarne la lezione in modo nuovo, dando vita ai capolavori abbaglianti che oggi associamo al suo nome.
Intanto, contro il volere della famiglia, Tiepolo ha sposato in segreto Maria Cecilia, la sorella povera e senza dote del vedutista Francesco Guardi: innamorato perso, avrà con lei dieci figli e le renderà omaggio dipingendone il viso sul collo di bellezze leggendarie. Ormai richiestissimo, il suo pennello farà splendere chiese, ville e palazzi da Vicenza a Bergamo, dalla Germania alla Spagna. Meno note dei grandiosi affreschi e teleri, le sue opere grafiche ispireranno Goya.
Insomma, siamo di fronte ad un talento di dimensioni europee: lo scopriremo meglio il prossimo autunno nella mostra Milano, Dresda, Madrid: il Tiepolo internazionale, in programma per i 250 anni presso le Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano.
Giambattista Tiepolo, Il Banchetto di Cleopatra, Dettaglio, 1743-1744, Olio su tela, Melbourne, National Gallery of Victoria
Tiepolo e Venezia
Ma l’essenza di Tiepolo è ancorata tra i canali della laguna dove tuttora, nel Sestiere di Castello, una targa ne segnala la casa in Corte San Domenico. Venezia non sarebbe la stessa senza Tiepolo: il suo spirito aleggia nelle chiese, nei palazzi patrizi, nei musei e perfino in un hotel a sette stelle. È un legame che ha a che fare con la storia. Per la Serenissima il Settecento è un secolo di contraddizioni. Da un lato, il declino iniziato con la scoperta delle Americhe e accentuato dalle sconfitte militari. Dall’altro una sorprendente fioritura delle arti, da Goldoni a Vivaldi, fino a Canaletto. Tiepolo riporta in alto la tradizione pittorica veneziana: le sue illusioni luminose serviranno a nascondere la decadenza, mentre la Repubblica si avvia verso la fine tra balli, lusso e mondanità. L’artista non rinuncerà a dire la propria con amara ironia: al Palazzo Patriarcale di Udine, per esempio, dipingerà il re biblico Salomone vestito da doge veneziano tra nani, bestie esotiche e pingui cortigiani in abiti sfarzosi, come in un teatro del grottesco.
Chi ha inventato gli effetti speciali?
Luce abbagliante o delicatamente rarefatta, colori chiari e trasparenti, visioni spettacolari eppure dotate di naturalezza si affacciano dai grandi teleri o dagli affreschi monumentali di Tiepolo, che sfondano pareti e volte espandendo le architetture in incredibili spazi immaginari. Chi non ricorda i suoi memorabili cieli? Ad aiutare l’artista nella decorazione di ambienti immensi è una tecnica di sua invenzione: stende la materia cromatica con pennellate rapide e sciolte, mentre con tratto nervoso dà forma a scene di grande dinamismo: “fa un quadro in meno tempo che ad altri occorre per stemperare i colori”, osserverà ammirato l’ambasciatore di Svezia nella Serenissima Carlo Gustavo Tessin. Per lo sfarzo e le cromie brillanti, i contemporanei lo definiranno un “Veronese rinato”, ma Tiepolo offrirà al Maestro rinascimentale una leggerezza nuova. La verità è che nelle sue mani tutto si trasforma: è estremamente ricettivo, rielabora tendenze in voga e influssi del passato alla luce di un’originalissima sensibilità. Dietro l’aerea leggerezza, c’è poi una costruzione sapiente fatta di prove e sperimentazioni ripetute, un disegno dinamico, ma sempre rigoroso. Nasce così il rococò eclettico di Tiepolo, un abbraccio in cui il Barocco e il Rinascimento cambiano pelle per declinarsi al presente.
Giambattista Tiepolo, Il Giudizio di Salomone, Dettaglio, 1726-1729, Affresco, 360 x 655 cm, Udine, Palazzo Patriarcale
I capolavori italiani
Difficile raccontare Tiepolo in una manciata di capolavori: la sua produzione fu talmente ampia e variegata da creare imbarazzo. Dipinti storici, mitologici e religiosi, tele immense e affreschi che sono opere totali, disegni e incisioni ricercate si affastellano in un catalogo immaginario che si distende da Madrid a Dresda, da Milano a Stoccolma.
A Udine le decorazioni del Palazzo Patriarcale rappresentano la prima affermazione di uno stile potente e personale: le Storie dell’Antico Testamento segnano una svolta nella pittura europea, unendo alla resa scenografica dello spazio arguzia narrativa e finzione teatrale, mentre i colori chiari, permeati di luce solare, danno vita ad atmosfere di grande impatto.
Nel veneziano Palazzo Labia, invece, Tiepolo apre il soffitto per connetterci al cielo con splendide coreografie: personaggi storici in abiti contemporanei popolano le Storie di Antonio e Cleopatra, rese ancor più suggestive dalle quadrature dell’esperto collaboratore Gerolamo Mengozzi Colonna.
Sempre in laguna i teleri della Scuola Grande del Carmine ci svelano che il Tiepolo religioso non è da meno, così come gli affreschi caduti della Chiesa degli Scalzi, vittime del primo bombardamento “artistico” della storia. Nel 1915, infatti, subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Venezia fu presa di mira dagli aerei nemici. A farne le spese fu, tra le altre, questa chiesa interamente decorata dal Maestro settecentesco, le cui testimonianze sono ora esposte alle Gallerie dell’Accademia.
Il Maestro che stupì l’Europa
All’età di 66 anni, Tiepolo è chiamato a Madrid per affrescare il Palazzo Reale di Carlo III. È ancora pieno di energia, al punto da suscitare le gelosie del più giovane Anton Rafael Mengs, il tedesco ammiratore di Raffaello che ha portato in Spagna le novità del neoclassicismo. Qui l’artista veneziano lascia il segno con la sontuosa Apoteosi della monarchia spagnola, nell’enorme sala del trono, oltre che con le pale d’altare della Chiesa di San Pascual ad Aranjuez, depositarie di una solennità e di un’introspezione inedite. Ne sono sopravvissute cinque: presso la Courtauld Gallery di Londra testimoniano come Tiepolo abbia conservato la sua abilità intatta fino agli ultimi giorni. Il Maestro si spegne infatti a Madrid il 27 marzo del 1770, passando il testimone artistico ai figli Giandomenico e Lorenzo.
Giambattista Tiepolo, Il Banchetto di Cleopatra, Dettaglio, 1746-1747, Affresco, 650 x 300 cm, Venezia, Palazzo Labia
Si trova invece in Germania, e precisamente in Baviera, l’opera più impressionante che Tiepolo riuscì a creare. Si tratta degli affreschi per la residenza del principe vescovo Carlo Filippo di Franconia a Würzburg: le Storie di Federico Barbarossa nella Sala dell’Imperatore e soprattutto l’immenso soffitto dello scalone d’onore (570 metri quadrati) sono capolavori che mozzano il fiato. Ammirarli è un’emozione che neanche i moderni effetti speciali sono in grado di offrire. E pensare che Tiepolo partì alla volta di Würzburg solo in compagnia di un aiutante e dei suoi figli, il ventitreenne Giandomenico e Lorenzo, di appena 14 anni. Il monumentale affresco L’Olimpo e i quattro Continenti celebra il principe nei panni di Apollo, il dio delle arti, circondato da una folla di divinità. Intorno, quattro donne personificano Asia, Africa, America ed Europa, tra scenari esotici e animali variopinti.
L’ironia di Tiepolo
Lo stile grandioso di Tiepolo non deve trarci in inganno. Dietro la facciata monumentale e celebrativa, l’opera del Maestro veneziano è pervasa di ironia. Possiamo notarlo in contesti insospettabili, come le scene bibliche del Palazzo Arcivescovile di Udine o nelle tele della Morte di Giacinto (Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid) e di Giove e Danae (Museo dell’Università di Stoccolma), dove il mito antico è rivisitato in una parodia.
Ma c’è un campo in cui lo spirito dissacrante di Tiepolo si esprime apertamente: è quello delle arti grafiche, che il Maestro coltivò con altissimi risultati dedicandosi al disegno e all’incisione. Gobbi in eleganti abiti alla moda di Venezia, volti grotteschi e figure mascherate fanno capolino da vere e proprie caricature, oggi conservate in grandi collezioni come quella del Victoria and Albert Museum di Londra. Preziosissime sono poi le 34 acqueforti note come gli Scherzi e i Capricci: qui efebi, satiresse, animali notturni e maghi orientali si incontrano in visioni sconcertanti, accomunate da uno humour nero che avrebbe conquistato Goya.
Giambattista Tiepolo, Giovane seduto appoggiato ad un vaso dalla serie dei Capricci, Acquaforte, 140 x 180 mm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia Museo Correr, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
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