La Rivoluzione silenziosa di Luis Barragàn

Barragàn
 

25/02/2004

A Luis Barragàn –una delle più grandi figure nel campo dell’architettura del XX secolo - è dedicata l’esposizione dal titolo “ Luis Barragàn. La Rivoluzione silenziosa” presentata all’ IVAM di Valencia. L’IVAM, la Fondazione Barragàn e il Vitra Design Museum, grazie all’interesse internazionale rivolto all’opera dell’artista messicano, hanno concepito la retrospettiva come mostra itinerante, tappe precedenti il Vitra Museum di Weil am Rhein in Germania, al Mak di Vienna e al Design Museum di Londra. L'ampia esposizione monografica, curata da Federica Zanco –direttrice della fondazione Barragàn - include materiale originale proveniente dall’atelier Barragàn: schizzi, planimetrie, pezzi d’arredamento, nonché una notevole documentazione ed una cospicua selezione di fotografie. La mostra suddivisa in diverse sezioni, presenta l’opera dell’artista mostrandola da due distinte ma complementari prospettive, che sviscerano gli aspetti più profondi evocati dalle sue opere architettoniche: la tematica creativa e l’esperienza visiva. La creatività dell’artista viene esplorata nel suo percorso di crescita dalle fasi iniziali della sua carriera e nel suo divenire fino al raggiungimento del pieno sviluppo e consapevolezza dei propri mezzi espressivi, con lo scopo di tracciare delle linee definite del suo itinerario artistico. La prima sezione espone una sequenza di frammenti e piccoli documentari che introducono lo spettatore nel mondo di Barragàn: sono esposti disegni che testimoniano le innumerevoli variazioni che l’artista faceva apportare dai suoi collaboratori sulla base dei suoi schizzi. Segue una serie di proiezioni digitali di sequenze di film e documenti esplicativi, un fitto arrangiamento di schizzi, disegni, pubblicazioni e fotografie originali che, oltre a fornire una chiave di lettura immediata di alcuni progetti dell’artista –quali ad esempio l’idea del colore e della luce- rendono possibile un’analisi critica dei suoi metodi di lavoro e dimostrano l’intero spettro della sua architettura. Notevoli le fotografie esposte di Armando Salas Portugal che documentano su materiale cartaceo l’opera meticolosa di Barragàn, stabilendo così un dialogo ideale con il lavoro dell’artista: le foto infatti riflettono da un punto di vista visivo il potere espressivo dei suoi disegni. Presenti alla mostra, una selezione di progetti fra cui circa centotrenta lavori documentati dall’archivio della Fondazione Barragàn che individuano le fasi progressive della sua crescita; dalla iniziale ricerca di uno stile personale e soddisfacente, tra i concetti e le tematiche delle avanguardie fino al raggiungimento della sintesi della tradizione e della modernità. Il lavoro di Barragàn articola così un poetico messaggio che è rimasto significativo fino ai nostri giorni. “Moderno ma non modernista” Barragan innova ma resta anche molto legato alla tradizione, quella della terra, della famiglia, del paesaggio naturale che deve rimanere tale. Le costruzioni architettoniche dunque si inseriscono nel paesaggio circostante, non soffocandolo, bensì integrandolo. L’esposizione presenta Barragàn sotto la luce di separate linee di indagine: non solo attraverso le implicazioni critiche della sua architettura, ma anche attraverso l’analisi del legame e del reciproco rapporto di scambio con altri architetti. Ma il vero impatto emotivo con l’opera di Barragàn, nonostante le fotografie e le documentazioni scritte che pur sono importanti e esemplificative, avviene soltanto osservando le sue opere dal ‘vivo’. Nessuna rappresentazione grafica infatti può sostituire adeguatamente la diretta esperienza visiva e fisica degli spazi architettonici da lui concepiti. Ciò risulta essere ancora più vero per quanto concerne la progettazione degli edifici per i quali si è servito del background messicano, la ricca cultura messicana infatti, offre un fertile terreno e rappresenta una fonte indiscussa d’ispirazione per l’artista che infonde nelle sue opere l’immensa passione per il suo Paese. Barragan è infatti uno dei pochi artisti della sua generazione che da un lato avverte l’esigenza di un ritorno alla semplicità creativa e dall’altro si sente però come sospeso tra due mondi antitetici ma per lui inseparabili: da un lato la civiltà moderna e tecnologica che si muove all’insegna della velocità e dall’altro il ritorno alla terra, alle origini. Una dicotomia quindi tra non costruito e il costruito - cioè fra il paesaggio in relazione all’architettura- due atteggiamenti mentali contrastanti ma inscindibili: una tensione che alimenta la sua fantasia e che è alla base dell’arte di quello che è considerato il più importante architetto messicano di tutti i tempi. IVAM CENTRE JULIO GONZALES Fino al 13 gennaio 2002 Guillem de Castro, 118 –46003 Valencia (Spagna) Tel ++34 96 386 30 00

COMMENTI
 
LA MAPPA
  NOTIZIE