La vita e la morte di Marina Abramovic a Venezia

 

13/08/2012

“L’arte può essere brutta, disturbante ma, soprattutto, deve essere vera, deve avere un messaggio. L’idea di bellezza è solo un concetto formale” - parola di Marina Abramovic, la performance artist che presto entrerà nella giuria di Michael Mann alla sessantanovesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. “Ho cercato di dimostrare proprio questo usando la mia testa come un oggetto e pettinando con forza i capelli – spiega la Abramovic in un'intervista a La Stampa - con un movimento contrario all’immagine di bellezza. Per me, l’arte non deve essere solo bella, deve disturbare. E questo vale anche per il cinema”.
A Venezia la Abramovic presenterà anche Bob Wilson's Life and Death of Marina Abramovic, pellicola che passerà fuori concorso alle Giornate degli Autori. Un progetto che nasce dall'incontro della performance artist con il regista Robert Wilson, il cantante e compositore Antony Hegarty e l'attore Willem Dafoe (il film è diretto da sua moglie Giada Colagrande). “Abbiamo tutti paura della nostra temporaneità, sapendo che la morte può arrivare in qualsiasi momento - afferma la Abramovic - Ma la gente preferisce non pensarci. Io, invece, mi confronto con questo pensiero: voglio controllare, voglio sapere che cosa succede, che cosa si prova. Quando accadrà, vorrei morire cosciente, senza paura e senza rabbia”.