Le donne dei Malatesta

Le donne dei Malatesta
 

25/10/2001

La storia delle principali donne malatestiane non può che iniziare con la prima moglie di Malatesta il “Centenario” (1212-1312), Concordia, figlia di un funzionario dell’impero di Federico II di Svevia. E’ lei la madre di Gianciotto e Paolo il Bello. Ma Malatesta da Verucchio sposa in seconde nozze anche la nipote del potente cardinale Simone Paltronieri, Margherita, da cui avrà Pandolfo, Simona e Maddalena. I grandi stravolgimenti malatestiani iniziano con Francesca, Costanza, Parisina e le altre donne che infrangono le regole e i relativi codici etici del tempo pagando ineluttabilmente alti prezzi, ma suscitando l’interesse di sommi poeti come Dante, Byron, D’Annunzio. La Francesca del V canto dell’Inferno è una Malatesta: moglie di Gianciotto, figlio del “Centenario”. Non ci sono elementi certi che documentino la celebre storia narrata da Dante, che la vede protagonista adultera con il cognato Paolo il Bello, con cui condividerà una tragica fine dopo essersi lasciata sedurre dai modelli di passione proposti dalla poesia e dalla letteratura francese, tanto diversi dagli schemi di matrimonio, inteso come strumento politico, in cui lei stessa era inserita. Coetanea di Francesca e parente dei Malatesta è anche Chiara, che perde giovanissima la madre e sposa il figlio della matrigna, di cui resta presto vedova. In un secondo tempo Chiara si sposa per amore, ancora una volta, quindi, una donna in controtendenza: definita di “excessiva bellezza del corpo, di ogni lascivia piena”, Chiara, alla morte del secondo marito, si ritira in una vita di stenti giungendo alla violenta pratica di autoflagellazioni come simbolo dell’amore per Cristo, evidente segno dell’influenza di una mentalità radicata anche in chi, come lei, in un primo momento aveva praticato una vita totalmente differente. Del Trecento sono le donne che si fanno mecenati, sostenendo gli artisti riminesi del tempo: spicca tra queste Rengarda che fa di Faenza un centro focale della pittura riminese. Altra donna malatestiana che ispira la penna di un celebre poeta è Parisina, amante del bel figlio legittimato di Niccolò III d’Este, suo marito, e con il quale viene decapitata, una volta scoperta la relazione. La vicenda di Parisina è stata rievocata in un poema di George Byron. Nel XV secolo si impongono all’interno della famiglia due importanti concubine: Isotta degli Atti, dapprima concubina, ma in un secondo momento moglie di Sigismondo Pandolfo, ed Elisabetta Aldobrandini, concubina di Roberto il Magnifico. Isotta è ragazza di umili origini, ma ancora dodicenne fa innamorare di lei Sigismondo Pandolfo che le regala presto una cappella e un sepolcro monumentale nel Tempio Malatestiano di Rimini, mentre è ancora in vita la sua precedente moglie, Polissena, figlia di Francesco Sforza. Sigismondo ha già sposato in prime nozze Ginevra d’Este, figlia di Niccolò III d’Este nel 1434, probabilmente la donna splendidamente immortalata nel ritratto di Pisanello conservato al Louvre. Il signore di Rimini nel 1456 sposa come terza moglie Isotta, rinunciando ad un matrimonio di stato, da sempre elemento strategico della politica malatestiana. Il potere dei Malatesta si spegne ad inizio ‘500: l’ultima grande dama di corte è Violante Bentivoglio. E’ lei, moglie di Pandolfo Malatesta, che paga il disfacimento della famiglia riminese e degli Sforza, finendo in povertà.