Le rocche martiniane nelle Marche
Rocche martiniane
12/10/2001
Francesco di Giorgio Martini negli anni in cui fu al servizio di Federico da Montefeltro, non si “limitò” a dirigere i lavori del Palazzo Ducale di Urbino, ma si interessò di molte fabbriche del ducato. Una menzione particolare merita l’attività svolta nel campo dell’architettura militare, in cui il maestro senese eccelse in particolar modo.
Nelle Marche si può tracciare un vero e proprio itinerario, le cui tappe possono essere scandite da altrettante fortezze che si avvalsero dell’ingegno di Francesco di Giorgio Martini.
Partendo da Nord-Ovest, inerpicata su un inaccessibile sperone roccioso alto 639 metri al confine con la Romagna, è situata la fortezza di San Leo, uno dei massimi forti militari del Medioevo e del Rinascimento. Il complesso, così come appare oggi, si deve all’architetto senese, chiamato a San Leo da Federico III di Montefeltro. Francesco di Giorgio aggiunse al blocco medievale una lunga cortina a beccatelli, i due torrioni cilindrici e la parte residenziale. Originariamente a pianta quadrata, questa è stata ridotta a triangolare a causa di alcune frane ed oggi, grazie ai restauri degli anni ’50, è tornata al suo antico splendore.
Qui nel XVIII secolo venne imprigionato dal governo pontificio Giuseppe Balsamo di Palermo, conte di Cagliostro, alchimista, medico, mago, colpevole di aver tentato l’organizzazione di una loggia massonica a Roma. Condannato dalla Chiesa alla pena capitale, la sua pena fu commutata in carcere a vita. Il nobile morì nel 1795 dopo quattro anni di assoluto isolamento in una cella murata detta “pozzetto”, rifiutando i sacramenti.
Sempre nella zona in cui sorge San Leo, ma qualche chilometro più a Sud, s’impone all’attenzione Sant’Agata Feltria. Qui la Rocca Fregoso, costruita a più riprese dal X al XV secolo, è sospesa a strapiombo sulla roccia. Sorta per volere del conte Raniero Cavalca di Bertinoro, venne trasformata nel ‘400 dall’intervento martiniano, grazie al quale fu dotata di due bastioni poligonali. Oggi la rocca conserva al suo interno un interessante museo di armi, affreschi cinquecenteschi e arredamenti d’epoca.
Tra i due luoghi già citati e la capitale del ducato, Urbino, si trova Sassocorvaro. Sull’altura di questo piccolo centro è sistemata una delle fortezze più famose di Francesco di Giorgio, serrata da colossali torrioni e da singolari torri cilindriche. La Rocca Ubaldinesca con la sua particolare curvatura delle mura va a riprodurre la forma di testuggine, immagine che, conoscendo le tante nozioni classiche facenti parte del repertorio martiniano, secondo Argan alluderebbe alla “testudo” romana, per altri rimanderebbe invece all’attività alchemica del committente Ottaviano Ubaldini.
In questi anni ci si deve confrontare con le nuove armi da fuoco a lunga gittata come la “bombarda”: nel caso di Sassocorvaro più volte si è parlato di sperimentazione nell’ispessimento delle mura finalizzato a rendere la fortificazione idonea a resistere all’impeto della “diabolica invenzione”. Contro le vecchie armi invece Francesco di Giorgio pensa ad una superficie sfuggente e convessa all’esterno, con la conseguente eliminazione di vecchi elementi come le mura a scarpata che invece fornivano appigli per eventuali scalate nemiche.
A Sud di Urbino è Cagli, anticamente nota come “Cales”, cittadina che sorge su uno sperone del monte Petrano, dapprima umbra e poi romana, con una rilevante posizione lungo la via Flaminia. Nel 1481 l’architetto di Federico III da Montefeltro vi realizzò una rocca, poi distrutta nel 1502 per volere del figlio Guidobaldo che non volle cederla al Valentino. Oggi di quella struttura resta il cosiddetto “torrione della rocca”, a pianta ellissoidale con alte caditoie e merli, rimasto intatto nonostante gli oltre seicento anni trascorsi.
Ultima tappa di questo itinerario martiniano nelle Marche può essere rappresentata da Mondavio, cittadina ad Est d’Urbino. E’ l’antica “Mons Avium”, caratterizzata da un aspetto rinascimentale e sul cui paesaggio domina la superba Rocca Roveresca, opera dell’architetto senese che la edificò sui resti di un’antica torre medievale, tra il 1482 ed il 1492, su committenza di Giovanni Della Rovere.
La rocca oggi è protagonista assoluta nel corso delle numerose rievocazioni storiche che si tengono ogni anno in agosto nella regione, culminanti nel banchetto rinascimentale e nella caccia al cinghiale.
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