Munch, nel tormento dell’Uomo

i dipinti di edvard Munch
01/04/2005
Pochi artisti hanno saputo svelare, attraverso la propria opera, l’essenza degli stati umani che intendevano rappresentare. Edvard Munch è stato tra questi. Roma, fino al 19 giugno 2005, ospiterà al Vittoriano la mostra “Munch 1863 – 1944” , con oltre cento capolavori tra oli, fotografie, acqueforti, litografie, xilografie, provenienti dai più noti musei internazionali e norvegesi, che ripercorrono l’intenso percorso creativo della tormentata interiorità del maestro norvegese, aprendo profondi squarci di indagine sulla condizione di solitudine dell’uomo moderno.
L’arte di Munch mette in scena laceranti drammi della sua vita interiore (tra cui i gravi lutti, sin dall’infanzia, mai superati: “Vissi coi morti”), mantenendo però relazioni strettissime con la cultura letteraria e filosofica del tempo. Anticipatore dell’Espressionismo, soprattutto in ambito tedesco e nord-europeo, ne interpretò i temi essenziali dell’angoscia esistenziale, dell’incombere della morte, della disumanizzazione della società.
Munch, tormentato da crisi nervose, ossessioni, presentimenti di distruzione, sostanziò la sua arte di fantasmi interiori, che sostituirono la serena luce esterna e divennero insostituibile materia di ispirazione: “Senza paura e malattia, la mia vita sarebbe una barca senza remi". Sgomento, visioni, violenza emotiva si tradussero in immagini potenti, dall’emotività a volte diretta, altre soffocata, reiterate con l’intento ossessivo di riprodurre il più fedelmente possibile l’impressione delle scene incise nella memoria.
Genio precoce, Munch si orientò verso un tratto pittorico sintetico e stilizzato, rifiutando l’aspetto decorativo di linee e colori, in favore di un’“arte immaginativa, di contenuto soggettivo”. “Disperazione”, “Malinconia” instaurano con lo spettatore un’immediata empatia, che consente di percepire, oltre che vedere, la sofferenza e l'angoscia raffigurate. Anche i paesaggi, come “Notte d’estate”, rievocano stati d’animo più che mondi esterni: “Il sentimento dell’esistenza prende il posto dell’oggetto”.
Grande assente dell’esposizione romana è il celebre “Urlo”, quadro scandalosamente rubato lo scorso agosto. Fatto che ha motivato le eccezionali misure di sicurezza e l’ingente copertura assicurativa dell’attuale esposizione. E’ possibile però godere di una splendida litografia (1895), raffigurante lo stesso volto spettrale, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, “che con la sua angoscia sembra riempire l’universo”, mirabile esempio di una tecnica grafica che ha scandito tutta la produzione artistica del maestro.
Munch 1863 – 1944
9 marzo - 19 giugno 2005.
Roma, Complesso del Vittoriano, via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali).
A cura di Øivind Storm Bjerke e Achille Bonito Oliva.
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23.30; domenica 9.30-20.30
Biglietto: € 9, ridotto € 7,00.
Info: 06-6780664
L’arte di Munch mette in scena laceranti drammi della sua vita interiore (tra cui i gravi lutti, sin dall’infanzia, mai superati: “Vissi coi morti”), mantenendo però relazioni strettissime con la cultura letteraria e filosofica del tempo. Anticipatore dell’Espressionismo, soprattutto in ambito tedesco e nord-europeo, ne interpretò i temi essenziali dell’angoscia esistenziale, dell’incombere della morte, della disumanizzazione della società.
Munch, tormentato da crisi nervose, ossessioni, presentimenti di distruzione, sostanziò la sua arte di fantasmi interiori, che sostituirono la serena luce esterna e divennero insostituibile materia di ispirazione: “Senza paura e malattia, la mia vita sarebbe una barca senza remi". Sgomento, visioni, violenza emotiva si tradussero in immagini potenti, dall’emotività a volte diretta, altre soffocata, reiterate con l’intento ossessivo di riprodurre il più fedelmente possibile l’impressione delle scene incise nella memoria.
Genio precoce, Munch si orientò verso un tratto pittorico sintetico e stilizzato, rifiutando l’aspetto decorativo di linee e colori, in favore di un’“arte immaginativa, di contenuto soggettivo”. “Disperazione”, “Malinconia” instaurano con lo spettatore un’immediata empatia, che consente di percepire, oltre che vedere, la sofferenza e l'angoscia raffigurate. Anche i paesaggi, come “Notte d’estate”, rievocano stati d’animo più che mondi esterni: “Il sentimento dell’esistenza prende il posto dell’oggetto”.
Grande assente dell’esposizione romana è il celebre “Urlo”, quadro scandalosamente rubato lo scorso agosto. Fatto che ha motivato le eccezionali misure di sicurezza e l’ingente copertura assicurativa dell’attuale esposizione. E’ possibile però godere di una splendida litografia (1895), raffigurante lo stesso volto spettrale, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, “che con la sua angoscia sembra riempire l’universo”, mirabile esempio di una tecnica grafica che ha scandito tutta la produzione artistica del maestro.
Munch 1863 – 1944
9 marzo - 19 giugno 2005.
Roma, Complesso del Vittoriano, via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali).
A cura di Øivind Storm Bjerke e Achille Bonito Oliva.
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23.30; domenica 9.30-20.30
Biglietto: € 9, ridotto € 7,00.
Info: 06-6780664
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