Museum in progress
Obrist
24/03/2002
Arte.it incontra Hans Hulric Obrist uno dei più giovani e brillanti curatori di esposizioni e studiosi di arte contemporanea del mondo.
Obrist , nato a Zurigo nel 1968, vive e lavora tra la Francia, la Svizzera e l'Austria. Dal 1993 è curatore del progetto Migrateurs al Musèe de la Ville de Paris e curatore del Museum in Progress a Vienna.
Attraverso le considerazioni ed analisi dello studioso uno sguardo al museo del domani.
Che cosa rappresenta il museo oggi?
H.H.O. “Credo che il museo sia una delle situazioni più interessanti nell’attuale momento sociale e questo sia un periodo estremamente favorevole per questa istituzione culturale. E’ un momento di reinvenzione, sono presenti molti nuovi modelli per il museo ed oggi la complessità del mutamento artistico può essere facilmente assimilata dal museo”.
Cos’è il “Museum in progress”?
H.H.O.”Il “Museum in progress” è stato fondato nel 1990 a Vienna, io sono stato uno degli organizzatori. L’idea è di allestire mostre negli spazi deputati ai media: televisione, giornali, quotidiani, facciate di palazzi, cartelloni pubblicitari, internet. Il fine è di arrivare ad un museo che vada oltre il confinamento nelle quattro mura, in modo che la città entri nel museo ed il museo esca nella città. Abbiamo rivisitato il concetto dei primi anni del ‘900 del tedesco Alexander Dorner che considerava il museo come un laboratorio, sono molto interessato perché credo che davvero che il museo possa essere “ pioniere” il mezzo per creare nuove energie”.
Crede che la primaria funzione dell’istituzione museale debba essere ancora quella di preservare l’assetto culturale di una nazione, di un paese o di una città?
H.H.O.”Non penso sia questione di paese, nazione o città, il museo debba essere transnazionale ed andare oltre le barriere. Sicuramente la funzione di preservare le tradizioni culturali di essere in un certo senso memoria del tempo è un elemento fondamentale e rimane tuttora il compito principale del museo... credo sia importante interpretare questa funzione in modo contemporaneo avvalendoci di artisti e progetti contemporanei che traggano ispirazione da tutte le epoche artistiche rivisitandone gli elementi per trasferirli nel presente. Non bisogna considerare la collezione di un museo, l’eredità di un paese in maniera statica bensì avvicinarci alla memoria culturale, storica con un approccio dinamico. La memoria, infatti, è un elemento vitale in relazione con lo spazio ed il tempo, ed è necessaria per trasformare ciò che abbiamo in qualcos’altro”.
Cosa pensa dei grandi musei progettati da famosi architetti? Ritiene che l’architettura del museo possa oscurare il contenuto, il significato dell’arte esposta all’interno del museo?
H.H.O.”Non credo nell’idea che un architetto costruisca un palazzo nel quale si esponga arte “altra” in maniera sconsiderata. E’ necessario che ci sia un dialogo tra l’architettura esterna e l’arte contenuta in essa, ci deve essere un’elasticità fra le due parti. Non sappiamo quale sarà l’arte del futuro e parlando di musei di arte contemporanea sarebbe difficile per un’artista far evolvere ed aderire il proprio ad un edificio costruito in base ad una certa tendenza artistica che non gli appartiene. Per questo credo che nella costruzione di un edificio ci debba essere un’elasticità, una “neutralità” che permetta di accogliere ogni forma artistica”.
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