Il 14 marzo nei cinema The Space
Peggy Guggenheim, una storia cinematografica
Peggy Guggenheim: Art addict
Ludovica Sanfelice
04/03/2016
Un accesso a preziosi e rarissimi materiali d'archivio, che in particolare comprendono le registrazioni di una lunga intervista rilasciata dalla collezionista americana poco prima di morire e finora credute perse, conferiscono al documentario "Peggy Guggenheim: Art Addict" la facoltà di accostarsi in maniera nuova ad una delle figure più influenti del mondo dell'arte nel Novecento, contribuendo a comporre il ritratto affascinante di una autentica anticonformista, capace di presagire i tempi, riscrivere le regole, inventare e integrare forme insolite di mecenatismo.
La straordinaria vita di Peggy è pura materia cinematografica a guardare bene. Il capostipite Guggenheim, ebreo aschenazita, insieme a tutti i suoi figli aveva moltiplicato la propria fortuna nel giro di una generazione con le vendite porta a porta. La famiglia aveva poi consolidato il proprio patrimonio con l'estrazione mineraria, e quella di moltiplicare capitali, era una stoffa che anche Peggy dimostrò di avere nel sangue qualche decennio più tardi.
Ciò che colpisce nell'ascoltare la storia di questa donna è il forte e diretto contatto con il secolo in cui si sviluppò. A cominciare da una grande tragedia del Novecento, il Titanic, con cui suo padre naufragò elegantemente fumando un sigaro. E continuando con il matrimonio con il pittore dadaista e squattrinato Laurence Vail che la introdusse nei circoli intellettuali bohemien di Parigi dove strinse rapporti con tantissimi artisti delle avanguardie come Man Ray, Brancusi e Duchamp, e divenne amica e protettrice della scrittrice Djuna Barnes.
Scelse Londra e Jean Cocteau per aprire la sua prima galleria, nel 1938, e qui sostenne principalmente l'arte astratta e il surrealismo. Era il primo nocciolo di una collezione che Peggy alimentò, incurante della guerra, acquistando opere di Picabia, Braque, Mondrian, Lèger e Dalì che in seguito trasferì nel Palazzo Venier dei Leoni di Venezia, acquistato appositamente per i suoi tesori.
La voce di Peggy stessa guiderà gli spettatori alla scoperta della sua natura eccentrica, emancipata, inquieta e libera dagli schemi, il suo gusto per gli eccessi, della sua amicizia con Pollock, Calder e altri artisti (sconosciuti prima del suo passaggio) da cui lei estrasse talento, denaro e immortale bellezza, senza limitarsi a lasciare un segno bensì tracciando vere alternative.
L'appuntamento è nelle sale del circuito The Space il 14 marzo su distribuzione di Feltrinelli Real Cinema e Wanted.
La straordinaria vita di Peggy è pura materia cinematografica a guardare bene. Il capostipite Guggenheim, ebreo aschenazita, insieme a tutti i suoi figli aveva moltiplicato la propria fortuna nel giro di una generazione con le vendite porta a porta. La famiglia aveva poi consolidato il proprio patrimonio con l'estrazione mineraria, e quella di moltiplicare capitali, era una stoffa che anche Peggy dimostrò di avere nel sangue qualche decennio più tardi.
Ciò che colpisce nell'ascoltare la storia di questa donna è il forte e diretto contatto con il secolo in cui si sviluppò. A cominciare da una grande tragedia del Novecento, il Titanic, con cui suo padre naufragò elegantemente fumando un sigaro. E continuando con il matrimonio con il pittore dadaista e squattrinato Laurence Vail che la introdusse nei circoli intellettuali bohemien di Parigi dove strinse rapporti con tantissimi artisti delle avanguardie come Man Ray, Brancusi e Duchamp, e divenne amica e protettrice della scrittrice Djuna Barnes.
Scelse Londra e Jean Cocteau per aprire la sua prima galleria, nel 1938, e qui sostenne principalmente l'arte astratta e il surrealismo. Era il primo nocciolo di una collezione che Peggy alimentò, incurante della guerra, acquistando opere di Picabia, Braque, Mondrian, Lèger e Dalì che in seguito trasferì nel Palazzo Venier dei Leoni di Venezia, acquistato appositamente per i suoi tesori.
La voce di Peggy stessa guiderà gli spettatori alla scoperta della sua natura eccentrica, emancipata, inquieta e libera dagli schemi, il suo gusto per gli eccessi, della sua amicizia con Pollock, Calder e altri artisti (sconosciuti prima del suo passaggio) da cui lei estrasse talento, denaro e immortale bellezza, senza limitarsi a lasciare un segno bensì tracciando vere alternative.
L'appuntamento è nelle sale del circuito The Space il 14 marzo su distribuzione di Feltrinelli Real Cinema e Wanted.
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