PIAZZA NAVONA: UNA CORTE PALATINA
Fontana dei Quattro Fiumi
24/03/2002
Nel 1644 sale al soglio pontificio Innocenzo X, al secolo Giovan Battista Pamphilj, che vi rimarrà per i successivi undici anni.
Sono gli anni in cui Piazza Navona viene trasformata dalle committenze pontificie: un palazzo, una chiesa, due fontane, i principali lavori voluti dal papa per quella che a tutti gli effetti, per poco più di un decennio, viene considerata una corte privata connessa al palazzo di famiglia, chiamata non a caso “insula Pamphilia”. Al fianco del papa in quegli anni c’è la celebre Olimpia Maidalchini, cognatadel pontefice e madre del cardinal nipote Camillo Pamphilj, meglio nota come Donna Olimpia, vera responsabile delle politiche pontificie e soprattutto di molte commissioni mirate a celebrare i fasti della famiglia.
Il palazzo Pamphilj, oggi sede dell’ambasciata brasiliana, è opera di Girolamo Rainaldi, architetto papale, che lo edifica tra il 1644 ed il 1650, modificando il precedente palazzo cardinalizio in cui il papa aveva vissuto prima della nomina alla più alta carica ecclesiastica.
Due anni dopo lo stesso Girolamo ed il figlio Carlo iniziano la trasformazione della chiesa medievale dedicata in S. Agnese in una grande chiesa barocca, che troverà la sua massima espressione grazie al completamento dovuto a Borromini (1653-57), cui si devono la facciata concava a ordine unico ed i campanili gemelli che la caratterizzano.
Per le fontane i Pamphilj si ritrovano a cambiare l’assetto precedente che consisteva in due bacini ai lati della piazza, opera di Giacomo Della Porta (1575-76) per Gregorio XIII Boncompagni.
Chiaramente la prima grande novità è la Fontana dei Fiumi (1648-51), posta al centro della lunga piazza. Probabilmente il grande successo ottenuto da quest’opera spinge la cognata di Innocenzo X, Olimpia Maidalchini, meglio nota come Donna Olimpia, a commissionare a Bernini un’altra fontana, dirimpetto al palazzo papale: nasce così la Fontana del Moro. La fontana deve il suo nome alla figura principale in lotta con un delfino, gruppo scolpito da Giovanni Antonio Mari nel 1654 su progetto berniniano. Per l’ideazione del corpo del moro Gianlorenzo sembra essersi ispirato al famoso busto del Pasquino, posto ancora oggi a poche decine di metri dalla fontana (nel Museo Nazionale di Palazzo Venenzia si conserva il bozzetto in terracotta della testa del “moro”). Sull’altro versante della piazza resta la fontana del Nettuno, di della Porta, alla quale sul finire dell’800 è stato aggiunto il gruppo di Nettuno in lotta con una piovra in perfetta simmetria con il tema berniniano del moro.
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