Renzo Piano
Renzo Piano
01/03/2002
Nel solco della secolare tradizione, che lega l’Italia al nome dei più grandi architetti della storia, si inserisce a pieno titolo un geniale talento che da qualche decennio contribuisce a innovare il panorama architettonico di tutto il mondo: Renzo Piano.
Nato a Genova nel 1937, Piano si laurea in architettura nel 1964 al Politecnico di Milano dopo aver acquisito le prime esperienze al fianco di Franco Albini, Louis Kahn e Marco Zanuso.
La sua attività progettuale inizia con una serie di sperimentazioni che hanno come oggetto le “strutture spaziali a guscio” e soprattutto l’utilizzo di materiali innovativi e rivoluzionari nello stesso tempo.
Queste prime esperienze gli valgono riconoscimenti a livello nazionale, permettendogli di farsi conoscere su scala internazionale con la realizzazione del padiglione dell’industria italiana all’Expo di Osaka nel 1969.
Hanno così inizio, a partire dagli anni settanta, le collaborazioni con i più grandi architetti di tutto il mondo.
Dal 1971 Piano lavora con Richard Rogers (Piano & Rogers) e nel 1977 si affianca a Peter Rice, inaugurando la Piano&Rice Associates.
Sono gli anni in cui nasce e si realizza il progetto per il Centre George Pompidou a Parigi (1971-1978), una delle realizzazioni architettoniche più discusse degli ultimi anni, che ha imposto però Piano nel novero dei più grandi architetti del mondo.
Da allora l’attività dell’architetto si è fatta sempre più intensa: nello studio di Parigi, come anche in quello genovese, sono nati progetti sempre tesi alla più ardita sperimentazione e all’uso di materiali e tecnologie all’avanguardia.
Fra le molte opere, disseminate per il globo, a dimostrazione dell’altissima considerazione che l’architetto italiano ha saputo conquistare a livello internazionale, vorremmo citarne alcune fra le più significative come lo Stadio di S. Nicola a Bari (1987), l’Areoporto di Osaka (1988), il Museo della Scienza e della Tecnica ad Amsterdam (1992), il Centro Tjibaou a Noumea (1992), la Fondazione Beyeler e la realizzazione della Potsdamer Platz a Berlino.
Accanto a queste andranno ad affiancarsi grandi imprese, ormai prossime al completamento, come la Nuova Chiesa a S. Giovanni Rotondo e l’ Auditorium a Roma, mentre fra le commisioni ancora in fase di progettazione si può citare il Museo Nasher a Dallas, la sede del New York Times e la sistemazione del “Il sole 24 ore” a Milano.
Questo e molto altro porta la firma del grande architetto italiano, alla cui attività sono state dedicate numerose mostre in tutti i continenti e prestigiosi riconoscimenti internazionali, come l’Honorary Fellowship Riba a Londra (1986), la Riba Royal gold Medal for Architecture (1989) il premio Pritzker nel 1998 e tante onorificenze dalle più grandi università europee e americane.
Ciò rende il giusto omaggio e plauso all’attività di un brillante talento che da sempre ha lavorato con idee e strumenti ancora legati alla più antica tradizione dell’architettura, riuscendo però a creare soluzioni tecnologiche che più di ogni altra cosa riescono ad aprire nuove porte sul futuro.
Nato a Genova nel 1937, Piano si laurea in architettura nel 1964 al Politecnico di Milano dopo aver acquisito le prime esperienze al fianco di Franco Albini, Louis Kahn e Marco Zanuso.
La sua attività progettuale inizia con una serie di sperimentazioni che hanno come oggetto le “strutture spaziali a guscio” e soprattutto l’utilizzo di materiali innovativi e rivoluzionari nello stesso tempo.
Queste prime esperienze gli valgono riconoscimenti a livello nazionale, permettendogli di farsi conoscere su scala internazionale con la realizzazione del padiglione dell’industria italiana all’Expo di Osaka nel 1969.
Hanno così inizio, a partire dagli anni settanta, le collaborazioni con i più grandi architetti di tutto il mondo.
Dal 1971 Piano lavora con Richard Rogers (Piano & Rogers) e nel 1977 si affianca a Peter Rice, inaugurando la Piano&Rice Associates.
Sono gli anni in cui nasce e si realizza il progetto per il Centre George Pompidou a Parigi (1971-1978), una delle realizzazioni architettoniche più discusse degli ultimi anni, che ha imposto però Piano nel novero dei più grandi architetti del mondo.
Da allora l’attività dell’architetto si è fatta sempre più intensa: nello studio di Parigi, come anche in quello genovese, sono nati progetti sempre tesi alla più ardita sperimentazione e all’uso di materiali e tecnologie all’avanguardia.
Fra le molte opere, disseminate per il globo, a dimostrazione dell’altissima considerazione che l’architetto italiano ha saputo conquistare a livello internazionale, vorremmo citarne alcune fra le più significative come lo Stadio di S. Nicola a Bari (1987), l’Areoporto di Osaka (1988), il Museo della Scienza e della Tecnica ad Amsterdam (1992), il Centro Tjibaou a Noumea (1992), la Fondazione Beyeler e la realizzazione della Potsdamer Platz a Berlino.
Accanto a queste andranno ad affiancarsi grandi imprese, ormai prossime al completamento, come la Nuova Chiesa a S. Giovanni Rotondo e l’ Auditorium a Roma, mentre fra le commisioni ancora in fase di progettazione si può citare il Museo Nasher a Dallas, la sede del New York Times e la sistemazione del “Il sole 24 ore” a Milano.
Questo e molto altro porta la firma del grande architetto italiano, alla cui attività sono state dedicate numerose mostre in tutti i continenti e prestigiosi riconoscimenti internazionali, come l’Honorary Fellowship Riba a Londra (1986), la Riba Royal gold Medal for Architecture (1989) il premio Pritzker nel 1998 e tante onorificenze dalle più grandi università europee e americane.
Ciò rende il giusto omaggio e plauso all’attività di un brillante talento che da sempre ha lavorato con idee e strumenti ancora legati alla più antica tradizione dell’architettura, riuscendo però a creare soluzioni tecnologiche che più di ogni altra cosa riescono ad aprire nuove porte sul futuro.
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