Latina, spuntano a sorpresa i resti delle terme romane.
Ritrovata a Terracina la statua di Diana
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Rieti e Latina |
Testa di Diana.
Francesca Grego
23/01/2017
È emersa per caso durante i saggi per la costruzione di serbatoi per un distributore di benzina la Diana di Terracina: risale probabilmente al I o al II secolo a.C. ed è vestita di un corto chitone, di un mantello arrotolato intorno ai fianchi e della faretra per le frecce, come prescrive l’iconografia classica della dea cacciatrice. Duemila anni portati ottimamente, nonostante la testa staccata dal tronco e gli arti parzialmente mutilati.
La scultura faceva parte del calidarium di un vasto complesso termale, di cui durante gli stessi scavi sono state ritrovate due sale lastricate di marmi provenienti da ogni parte dell’Impero, una grande vasca, pavimenti e iscrizioni di età imperiale, tutto in eccellente stato di conservazione. Nel 2000 ricerche condotte su un’area attigua avevano dato alla luce un ambiente destinato ai bagni d’acqua fredda, appartenente alle stesse terme, e la statua di una divinità giovanile identificabile con Giove Anxur.
Le scoperte confermano il valore archeologico dell’area di Terracina, già nota per la presenza del tempio di Giove e del Foro Emiliano. Identificata da alcuni con la sede della maga Circe o con il paese dei Lestrigoni descritti nell’Odissea, la cittadina della costa laziale dovette la sua fortuna alla costruzione della via Appia (312 a.C.), che ne determinò l’espansione oltre il nucleo originario situato in posizione sopraelevata.
Sorpresi dalla ricchezza dei ritrovamenti, archeologi e istituzioni sono decisi a proseguire nelle ricerche, per arrivare a definire le dimensioni e la struttura non solo delle terme, ma anche del quartiere romano di Terracina Bassa, decentrato rispetto a ogni area esplorata in precedenza.
La scultura faceva parte del calidarium di un vasto complesso termale, di cui durante gli stessi scavi sono state ritrovate due sale lastricate di marmi provenienti da ogni parte dell’Impero, una grande vasca, pavimenti e iscrizioni di età imperiale, tutto in eccellente stato di conservazione. Nel 2000 ricerche condotte su un’area attigua avevano dato alla luce un ambiente destinato ai bagni d’acqua fredda, appartenente alle stesse terme, e la statua di una divinità giovanile identificabile con Giove Anxur.
Le scoperte confermano il valore archeologico dell’area di Terracina, già nota per la presenza del tempio di Giove e del Foro Emiliano. Identificata da alcuni con la sede della maga Circe o con il paese dei Lestrigoni descritti nell’Odissea, la cittadina della costa laziale dovette la sua fortuna alla costruzione della via Appia (312 a.C.), che ne determinò l’espansione oltre il nucleo originario situato in posizione sopraelevata.
Sorpresi dalla ricchezza dei ritrovamenti, archeologi e istituzioni sono decisi a proseguire nelle ricerche, per arrivare a definire le dimensioni e la struttura non solo delle terme, ma anche del quartiere romano di Terracina Bassa, decentrato rispetto a ogni area esplorata in precedenza.
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