Arte e censura, un confine sottile

Scandalo Balthus: erotismo e arte proibita al MET

Balthus, pseudonimo di Balthasar Kłossowski de Rola (Parigi, 29 febbraio 1908 - Rossinière, 18 febbraio 2001), Thérèse Dreaming, 1938, New York, MET
 

Samantha De Martin

28/04/2020

Nella penombra di una stanza senza tempo una ragazzina si abbandona su di un largo cuscino con fare sognante.
Thérèse era una delle modelle preferite di Balthus , una delle adolescenti che il pittore era solito ritrarre in un contesto allusivamente erotico, pur sostenendo che il suo lavoro non avesse alcun rimando pornografico, limitandosi piuttosto a raccontare l'esistenza della sessualità infantile.

“Ho voluto avvicinarmi al mistero dell'infanzia, alla sua languida grazia dai contorni indefiniti. Ho cercato di dipingere il segreto dell'anima. Potrei dire che i miei lavori riguardano il passaggio all’età adulta, quel momento incerto nel quale l'innocenza è totale e presto lascerà il posto a un'altra epoca, più risolutamente sociale”. Con queste parole Balthus commentava i soggetti delle sue tele, quadri bellissimi che incantano lo sguardo e scuotono il pensiero, ambientati in atmosfere sospese con adolescenti nude o vestite, quasi spiate dall’artista mentre leggono, dormono, sognano, si spogliano.
Opere che ammiccano, vero, alla malizia dei più, ma certo non pornografiche come i contemporanei dell’artista, e non solo, le hanno spesso definite, e che invece per il pittore traducono tutta la purezza di un’età non ancora corrotta.



Un’arte che destò scandalo
Lo stile dell’artista francese di origine polacca destò scandalo, e non soltanto negli anni Trenta del Novecento. I suoi dipinti teatrali che descrivono il mondo come un palcoscenico in cui i sogni si intrecciano alla vita di tutti i giorni, hanno suscitato polemiche a causa delle allusioni esplicitamente sessuali, “quasi sconfinanti nella pedofilia”, dovute alla giovanissima età delle modelle ritratte.
È del novembre del 2017 l’ultima polemica scoppiata in seguito alla petizione online lanciata da una donna newyorkese - alla quale hanno aderito 11mila persone - che chiedeva al Met di New York di rimuovere dal percorso espositivo del museo l’opera di Balthus Thérèse Dreaming, considerando scioccante la vista di una bambina ritratta in una posa così sessualmente provocante. Ma la risposta dell’istituzione museale arrivò immediata: il Met non avrebbe rimosso il dipinto considerandolo parte "della storia della pittura europea" che il museo avrebbe dovuto contribuire a "studiare, preservare e mostrare".

Chi è la bambina rappresentata da Balthus?
Incontriamo la modella di Balthus , Thérèse Blanchard - figlia di un vicino di casa del pittore, addetto alla ristorazione - in una stanza arredata soltanto con una sedia e un tavolo, mentre, inconsapevole di ciò che la circonda, l’adolescente appare persa nei suoi pensieri, con aria sognante.
Thérèse aveva circa undici anni quando l'artista, nel 1938, dipinse questa tela. Tra il 1936 e il 1939 la ritroveremo in almeno altre dodici composizioni, da sola o con suo fratello Hubert (Fratello e sorella, 1939 o I fratelli Blanchard, 1937), mentre il pittore ne cattura gli umori, irrequieti o imbronciati, della fanciullezza.


Balthus, Les Enfants Blanchard, 1937, Parigi,  Musée National Picasso, Parigi | Foto: RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) – Mathieu Rabeau © Balthus

Che animale viene rappresentato accanto alla ragazza e perché?
In quest’opera intitolata Thérèse Dreaming, la fanciulla è ritratta da sola, mentre il suo gatto è intento a bere del latte da una ciotola. L’animale, al pari delle ragazzine seminude, simile ad una sorta di totem, è una presenza costante nelle opere di Balthus . Quando Balthasar aveva undici anni, il suo adorato gatto Mitsou fuggì e il precoce pittore realizzò una quarantina di disegni a inchiostro che lo descrivevano nel dettaglio. È proprio con questa serie di disegni ritraenti Mitsou, che Balthus inizia ad avvicinarsi all’arte.
Si tratta di illustrazioni pubblicate nel 1921 col titolo Mitsou. Sulla copertina del libro appare per la prima volta il soprannome dell'artista con cui Balthazar firmava i suoi lavori da bambino. Dalla trama si evince tutta la passione per i gatti, che avrebbe accompagnato l'artista per tutta la vita, riemergendo con forza nel suo Autoritratto. Il re dei gatti del 1935.

Cosa sta facendo Thérèse?
Thérèse è abbandonata su di un grande cuscino verde, indossa una camicetta bianca, le scarpette rosse, la gonna anch’essa rossa, una gamba a terra, l’altra piegata sulla sedia, a lasciare intravedere la biancheria intima. Lo scivolamento in avanti del corpo legnoso e la leggera apertura delle gambe determinano lo spostamento della gonna fin sopra il grembo.
Alla stregua degli artisti d'avanguardia dei primi del Novecento, da Gauguin a Picasso, che rappresentavano la sessualità adolescenziale senza inibizione, anche Balthus considerava l’infanzia un momento incorrotto, non ancora plasmato dalle aspettative della società. E così traduce in pittura questo passaggio catturando il momento effimero, con le sue protagoniste che oscillano tra innocenza ed erotismo.



Anche i temi e le pratiche surrealiste trovano un richiamo nel crudo realismo con cui Balthus , quattro anni prima di Thérèse Dreaming, aveva realizzato La lezione di chitarra. Ad un primo sguardo, si potrebbe pensare ad una scena violenta, con una donna che afferra dai capelli una bambina durante una lezione di musica. Ma, ad un’osservazione più acuta, l’immagine diventa ambigua e si carica di nuovi elementi perturbanti: la mano dell'adolescente che scopre il seno alla donna, il totale abbandono della sua posa, ma soprattutto un’espressione del volto a metà fra dolore e piacere.
Anche il volto di Thérèse comunica una certa ambiguità. I lineamenti del viso aggraziati, gli occhi socchiusi contribuiscono a conferire al personaggio un aspetto sensuale, sicuro di sé.
Thérèse non sa di essere vista o sta esercitando consapevolmente il suo potere seducente sullo spettatore? Non lo sapremo mai.

“Molti considerano le mie fanciulle nude erotiche. Ma non le ho mai dipinte con questo intento, che le avrebbe rese semplici oggetti di pettegolezzi. Ho mirato esattamente al contrario, a circondarle di un alone di silenzio e profondità, come se volessi creare attorno a loro una vertigine” diceva Balthus , attribuendo quelle pose spensierate ad un atteggiamento peculiare dell’infanzia.

Dov’è ambientata la scena?
Non ci sono dettagli che ci consentano di risalire al luogo esatto nel quale il dipinto è stato realizzato. La ragazzina è appoggiata con la schiena a una parete con una carta da parati a strisce verticali rosse. Sembra indifferente, quasi annoiata o disturbata dalla luce, nella sua posa non proprio comoda, con le braccia intrecciate sulla testa, indifferente allo sguardo di chi osserva.
Alcune parti del corpo, come le braccia, le gambe, il viso, brillano alla luce che si propaga dall'angolo in alto a sinistra. Sebbene Thérèse non ci guardi, il suo viso è rivolto verso lo spettatore, indotto a distogliere l’attenzione dall’intimità racchiusa nello spazio tra le gambe. Gli occhi di chi osserva sono quindi ricondotti alle gambe di Thérèse tramite il suo braccio destro, per rimbalzare, attraverso l'arto sinistro, sul profilo del suo viso rivolto verso di noi.


Édouard Manet, Olympia, 1863, Olio su tela, 190 x 130,5 cm, Parigi, Musée d'Orsay

Balthus e i suoi modelli
Con la stessa precisione, quasi matematica, che l’autodidatta Balthus aveva attinto dal suo venerato Piero della Francesca - del quale aveva conosciuto in Italia, durante il viaggio finanziato dal suo mentore Rilke, molti dipinti, che aveva poi imitato - l'artista trasforma una posa casualmente suggestiva in una composizione avvincente e ricca di rimandi.
L’espediente di guidare lo sguardo del visitatore con un movimento circolare, o di guardare verso di lui deriva dalla pittura francese di fine XIX, inizi XX secolo, da quei dipinti che hanno innescato una percezione del corpo femminile concepita come scandalosa.

Nemmeno Olympia - la donna che Manet rappresenta mentre si copre le nudità con la mano sinistra, enfatizzandole tuttavia nel gesto - come Thérèse, ci guarda direttamente negli occhi. Il suo sguardo sfocato suggerisce che la donna è consapevole della presenza dell’osservatore. Olympia e Thérèse condividono la loro identità misteriosa, ma anche il modo di rivolgersi allo spettatore con sguardi che sovvertono la tradizione. I loro corpi appaiono oggetto di tabù. Ma la bambina, al contrario di Olympia, non è una prostituta elevata al rango di Venere, bensì un’adolescente presentata in un interno semplice, e non in un boudoir. Lo sguardo si orienta a una classicità perduta, mitologica, a una malinconia senza tempo.


Henri Matisse, Odalisque in Red Culottes, 1921, Olio su tela, 67 x 84 cm, Parigi, Georges Pompidou Center

La pittura di Balthus ricorre ad un espediente utilizzato anche da Matisse per impedire che lo sguardo dello spettatore si fermi su un punto. Ed è ciò che, a proposito di Matisse, Alain Bois chiama “accecante”, alludendo a quel decentramento del punto di vista provocato da un movimento e da una visione circolari. Ne La joie de vivre, il pittore francese sembra liquefare le figure, ricorrendo a strutture ornamentali per deviare l’energia erotica e allontanare lo sguardo dello spettatore dai corpi. Anche in uno dei ritratti delle sue Odalische, Matisse raffigura una donna adagiata a gambe aperte in un interno decorato, mentre la forma del suo corpo pervade l'intera stanza.

Ma se il modernismo implica la frammentazione della realtà, Balthus segue un percorso diverso. Nei suoi drammi dipinti il dramma della vita quotidiana non è frammentato, bensì rappresentato, esponendo la natura nascosta dei nostri desideri, il crollo della ragione e della logica per affermare il realismo del subconscio.
Eppure, nonostante, tutto le sue rappresentazioni continueranno a svelare, specie negli ultimi anni, quella purezza e innocenza che segnano un ritorno alla prima generazione romantica. In questa sua ricerca di un ritorno all’innocenza mitica e irraggiungibile, Balthus ha fatto eco alla preoccupazione romantica di liberare la pittura dal vincolo della tradizione.


Balthus, Autoritratto. Re dei gatti, 1935

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