Sete di conoscenza di un collezionista di fine 700
28/05/2001
Il cardinale Stefano Borgia (1731-1804) fu la mente di una delle più straordinarie collezioni esistenti all’epoca in Europa; ne facevano parte antichità egizie, volsche, indiane ed etrusche, oggetti liturgici e curiosità geografiche, codici rarissimi in diverse lingue e pezzi unici come il rotolo cinese della Grande Muraglia, tutti documenti dell’aspirazione all’universalità propria del cardinale e della congregazione di cui faceva parte. Grazie infatti all’incarico di guida della Congregazione di Propaganda Fide, organismo finalizzato alla diffusione del messaggio evangelico nel mondo, egli ebbe modo, tramite i costanti rapporti con le diverse missioni, di esplorare campi del sapere ancora poco conosciuti. A spingerlo alla scoperta e alla ricerca di oggetti, tesori e testi preziosi, che potessero documentare e quindi far scoprire mondi lontani, furono passione ed impeto conoscitivo: fornire strumenti di studio e divulgare nuove conoscenze era l’obiettivo principale e il criterio regolatore che indirizzò Stefano Borgia nella scelta dei pezzi da raccogliere.
La sua raccolta universale ed enciclopedica nacque da un gusto ormai lontano da quello teorizzato da Winckelmann, per il quale era valido il principio estetico dell’esemplarità dei pezzi di una collezione: radunare testimonianze e documenti di culture diverse, per il cardinal Borgia fu un obiettivo principalmente conoscitivo. Ed è nell’espressione di tale ricerca che egli si dimostra più che mai uomo del suo tempo e precursore di un gusto documentario di là da venire.
Definire quella del cardinale Borgia una “visione erudita dell’oggetto d’arte”, ci può aiutare a capire chi fosse il collezionista Stefano Borga, e quali fossero le finalità del suo collezionare: un irrefrenabile impulso di conoscenza guidava ogni sua scelta nella speranza di riuscire ad incentivare la ricerca intorno a nuovi ed inesplorati campi del sapere. La collezione Borgia, in linea con la tradizione settecentesca degli studi eruditi, divenne quindi punto nodale di un intenso dibattito culturale, che interessò i maggiori studiosi del tempo.
Una collezione è sempre rapportabile a pulsioni personali ma è anche specchio fedele della società in cui nasce: è per questo che avere l’opportunità di poter oggi entrare nel Museum Borgianum, che per eclettismo e ricchezza non aveva all’epoca confronti, è un’occasione da non perdere.
La ricchezza di contenuti e di forme che può investire il visitatore di una collezione, con la sua portata di storia, di arte e di erudizione, con il suo carattere di “creatura” di un uomo e di una intera cultura, raggiunge qui i più alti livelli. Ci troviamo infatti di fronte alla raccolta di uno tra i più interessanti personaggi della storia del collezionismo, sia per la straordinaria apertura mentale che lo contraddistinse, sia per la sua eccezionale vastità di interessi. Offrendoci oggi l’opportunità di visitare la sua Casa Museo, la mostra ci consente di comprendere quale fosse l’ambiente culturale dell’ultimo trentennio del ‘700 e quanto il cardinal Borgia fosse portatore di un nuovo modo di fare e di intendere il collezionismo.
Vale la pena notare come, sempre più spesso, siano proprio le mostre meno spettacolarizzate ad essere teatro di sapienti e mirati recuperi di un passato, capace di riservarci ancora sorprendenti novità.
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