Stoccolma underground
Stoccolma underground
25/02/2004
Ogni mattina molti di noi prendono mezzi pubblici per muoversi all’interno delle grandi metropoli.
Ma quando scendiamo, lungo le scale mobili, che ci portano nel ventre della città, siamo destinati a vedere solo muri grigi topo e rotaie che fanno da contorno alle stazioni sotterranee di oggi.
Questa la critica mossa dall’artista Sven Erixson, che proponeva di far decorare le metropolitane con strisce e macchie per farle diventare dei luoghi di divertimento.
Negli anni '50 l’Azienda Tranviaria di Stoccolma, in collaborazione con l’Azienda di Trasporto della Grande Stoccolma si fece promotrice di un progetto che unì insieme architetti e artisti, i quali produssero un sistema di interventi dentro le linee metropolitane e fecero perdere, tramite il colore e la luce, quel grigio caratteristico del tunnel metropolitano.
La prima stazione che utilizzò gli interventi artistici, dopo un concorso indetto per la sua decorazione, fu la T-Centralen nel 1956, in cui si vedeva “Woman Pillar” di Siri Derkert, un volto stilizzato scavato nella superficie umida del cemento armato.
Negli anni '60, le decorazioni continuarono nelle altre stazioni, in cui si fece spesso uso di piastrelle in ceramica o di basso rilievi, come a Ostermalmstorg dove sempre Siri Derkert realizzò, su 300 metri di muro armato, un murales con immagini ispirate al movimento delle donne.
Più recentemente negli anni '70 grazie alla nomina di un nuovo architetto alla guida dell’Azienda di Trasporto (Granit), cambia radicalmente il modo di progettare il rapporto tra arte e metropolitana.
Infatti, venne affidato ad ogni artista la responsabilità di strutturare nella sua globalità l’estetica e l’intervento della stazione che gli era stata assegnata.
L’esempio migliore è dato nella stazione di Masmo in cui furono fatte rivestire le pareti del tunnel con una maglia metallica sulla quale posizionare le opere artistiche.
Seguendo quindi questa nuova linea l’esperimento di Stoccolma rappresenta un superamento dalla stazione solo decorata per divenire una galleria illuminata.
Tra gli interventi recenti più importanti troviamo quello creato da Ulrik Samuelson, nella stazione centrale della città, sotto al più grande palazzo privato e al giardino reale.
L’artista ha sistemato copie di ritrovamenti archeologici della zona nei muri, cercando così di conservare la memoria urbana collettiva del luogo, inoltre, lungo il lato di un muro, all’interno di un canale gocciola dell’acqua, per ricordare le fontane costruite nei giardini sovrastanti.
Oltre a rappresentare motivi archeologici o puramente decorativi, gli artisti svedesi dell'ultima generazione tendono ad esprimere anche punti di vista sociali; è il caso della stazione di Tensta in cui l’artista Helga Henschen ha creato, in un ambiente abitato soprattutto da immigrati, un augurio di benvenuto. Una frase scritta sul muro recita: ”Il mondo è arrivato in Svezia, abbiamo un’opportunità unica di arricchire la nostra cultura”; la decorazione è in stile naїf ed ispirata ai graffiti prestorici e si percepisce la visione di un mondo avvolto da buoni sentimenti.
Un’altra stazione degli anni '70 è la Solna Centrum dove il soffitto è dipinto in rosso cadmio, e lungo il viale d’ingresso la superficie a livello visivo appare dipinta come una foresta d’abeti, tra cui spuntano le tipiche cabine estive svedesi che circondano Bob Dylan che canta.
Successivamente con l’ampliamento delle linee cambiano i paradigmi artistici che abbandonano l’idea della stazione cavità.
Negli anni '80 gli interventi assumono altre forme, come nel caso dell’artista giapponese Takashi Naraha, che ha creato un’installazione formata da una serie di cubi illusionistici di cielo, basandosi sull’idea di Yin e Yang, giocando quindi con la nozione di interno ed esterno.
Sempre sul tema dell’esterno troviamo la creazione di un giardino pensile metaforico fatto di veli sospesi di metallo, sulla stazione di Huvudst.
Negli ultimi anni gli interventi ritornano allo spazio chiuso e alle teamtiche sociali: soffitti con serie di anelli al neon bianchi, iscrizioni sui muri (la dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite9.
Le metropolitane non solo rappresentano un mezzo indispensabile ma sono anche un luogo fisico al cui interno scorre il tempo e la vita delle grandi città; sono“documenti” per visualizzare i caratteri delle diverse culture in cui sono state costruite.
Stoccolma è davvero l'esempio di questa identificazione, il suo sistema di metropolitane, è ormai ritenuto a tutti gli effetti la più lunga esposizione d’arte del mondo.
Si è iniziato un processo culturale e creativo, che apre un dialogo con una parte sotterranea, estranea al culto dell’arte.
Gli artisti infine hanno donato una memoria, hanno creato una sottile linea tra l’inizio e la fine.
Un gioco che parte dalla prima stazione e arriva alla successiva, creando la divertente attesa del “cosa mi aspetta?”, e che produce un tessuto organico parallelo alla città sovrastante.
E magari si è reso un po’ meno noiosa quell’attesa quotidiana e obbligata che aspetta molti di noi ogni mattina alla fermata della metro.
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