A Palermo fino al 20 giugno
Sulle tracce dei migranti con la nuova installazione di Ai Weiwei
ZAC - Zisa Arte Contemporanea |
Ai Weiwei - Odyssey
Francesca Grego
24/04/2017
Palermo - Ripercorrere con i propri piedi le rotte dei migranti di ieri e di oggi, per conoscere le vicende di coloro che, spinti dalla necessità o dal desiderio, hanno abbandonato ogni certezza alla ricerca di un futuro oltre il mare: sarà possibile fino al 20 giugno allo spazio ZAC (Zisa Arte Contemporanea) di Palermo, grazie a Odyssey, l’installazione di 1300 metri quadrati appena inaugurata da Ai Weiwei, star dell’arte contemporanea nota per l’opposizione al governo cinese e per l’impegno nel campo dei diritti umani.
Punto di arrivo di una ricerca nei campi profughi intrapresa nel 2015 e di uno studio delle migrazioni umane a partire dall’epoca dell’Antico Testamento, Odyssey distende sul pavimento della galleria un lungo racconto per immagini in cui guerre e fughe di massa contemporanee incontrano gli stilemi artistici delle civiltà del Mediterraneo antico.
Nel segno preciso ed essenziale di Ai Weiwei, la tradizione dei grandi cicli classici di decorazione narrativa si fonde con le tecniche artigianali cinesi, che l’artista adopera in aperta polemica con gli eredi della Rivoluzione Culturale maoista, rea di aver distrutto i saperi del passato.
Odyssey riflette la particolare sensibilità dell’artista verso il tema delle migrazioni, che ha radici nella sua personale esperienza di rifugiato. “Quando sono nato – ha ricordato Ai Weiwei, che è figlio del celebre poeta Ai Quing – mio padre è stato denunciato come nemico del partito e del popolo. Siamo stati mandati in un campo di lavoro in una regione remota lontano da casa… È un'esperienza terribile essere considerato straniero nel tuo paese, nemico della tua gente e delle cose che più mio padre amava”.
Nel 2011 l’artista ha affrontato nuovamente le sanzioni previste per i dissidenti, con quattro anni di arresti domiciliari. Nel 2015, subito dopo il ripristino del passaporto e della possibilità di viaggiare all’estero, è iniziato il suo tour tra i campi profughi di diverse aree del mondo, dal Bangladesh al Kenya, dall’Afghanistan al Messico, inclusi paesi affacciati sulle sponde del Mediterraneo come Grecia, Turchia e Israele.
Presentata in occasione della XXXII assemblea generale di Amnesty International Italia, Odissey è stata concepita su misura per una città come Palermo, Capitale Italiana della Cultura 2018 che ha fatto dell’accoglienza il leitmotiv della propria candidatura.
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Nel segno preciso ed essenziale di Ai Weiwei, la tradizione dei grandi cicli classici di decorazione narrativa si fonde con le tecniche artigianali cinesi, che l’artista adopera in aperta polemica con gli eredi della Rivoluzione Culturale maoista, rea di aver distrutto i saperi del passato.
Odyssey riflette la particolare sensibilità dell’artista verso il tema delle migrazioni, che ha radici nella sua personale esperienza di rifugiato. “Quando sono nato – ha ricordato Ai Weiwei, che è figlio del celebre poeta Ai Quing – mio padre è stato denunciato come nemico del partito e del popolo. Siamo stati mandati in un campo di lavoro in una regione remota lontano da casa… È un'esperienza terribile essere considerato straniero nel tuo paese, nemico della tua gente e delle cose che più mio padre amava”.
Nel 2011 l’artista ha affrontato nuovamente le sanzioni previste per i dissidenti, con quattro anni di arresti domiciliari. Nel 2015, subito dopo il ripristino del passaporto e della possibilità di viaggiare all’estero, è iniziato il suo tour tra i campi profughi di diverse aree del mondo, dal Bangladesh al Kenya, dall’Afghanistan al Messico, inclusi paesi affacciati sulle sponde del Mediterraneo come Grecia, Turchia e Israele.
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