Tra i colori di Picasso

Picasso erotico
 

16/03/2001

Picasso nasce a Màlaga in Andalusia, nel 1881, figlio di un pittore, inizia a dipingere lui stesso in età molto precoce. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Barcellona, giunge per la prima volta a Parigi dove approfondisce la conoscenza dell’impressionismo e del post-impressionismo. Tale influsso è evidente, dopo le primissime prove accademiche di gusto realistico, nelle opere dipinte a Parigi, Madrid, Barcellona nel 1900-1901. Dopo essere rientrato in patria, Picasso sceglie di ritornare a Parigi, ed è proprio da questo momento che si comincia a parlare di periodo blu, dove l’individualità è contraddistinta dall’uso esclusivo del colore blu scalato in varie tonalità. La scelta della monocromia corrisponde a precise esigenze espressive; infatti per Picasso il blu non è l’infinito (come era di opinione comune), ma è un colore freddo, malinconico, statico, attraverso il quale il pittore esprime la tristezza sconsolata e senza speranza dei personaggi che rappresenta e verso i quali rivolge l’attenzione coerentemente con la propria ideologia politica: mendicanti, ciechi, girovaghi, tutti gli emarginati della società. Il blu corregge, accentua, attenua, capovolge ciò che il soggetto del quadro dichiara. Picasso attribuisce al blu una dimensione sacra, il suo guardare in faccia la miseria, la sofferenza e la morte è evidenziato dal blu, colore appunto sublimato e spietato: si tratta di un’autentica e sofferta partecipazione dell’artista al dramma esistenziale dell’uomo. Nel 1904 Picasso si trsferisce a Parigi definitivamente occupando un atelier del “Battello-Lavatoio”. Qui muta il colore fondamentale dei suoi quadri. Dal periodo blu passa al periodo rosa, il mutamento di colore forse è da ricercare nella nuova situazione di Picasso,il quale entra in contatto con l’ambiente culturale parigino e conosce Fernande Olivier, che per alcuni anni sarà la sua compagna. Mutano anche i soggetti, invece di derelitti Picasso ritrae la gente del circo. Tuttavia, nei suoi soggetti del periodo rosa, si coglie una struggente malinconia che li accomuna con i poveri del periodo blu. Si comincia a notare un rinnovato interesse per lo spazio e il volume che prepara ad un’ulteriore fase dell’arte picassiana. Siamo nel 1907 e da qui il passo è breve per giungere all’opera che segnerà l’inizio del periodo cubista. Dopo una lunga serie di prove e di rielaborazioni, Picasso giunge alla creazione delle Demioselles D’Avignon, opera fondamentale nella storia del cubismo. Sempre nel 1907 Picasso incontra Braque e rinnega la propria produzione passata: colpito in particolare dall’arte africana si convince della necessità di considerare la forma sotto un nuovo punto di vista. Ora Picasso ha una propensione a creare corpi mostruosi, deformi, privi di grazia, anatomie esasperate. Nel 1909 Picasso trascorre l’estate in Spagna a Horta de Ebro e qui di fronte alle forme severe del villaggio, nascono i primi paesaggi cubisti dove Picasso rende una realtà solida, costruita e ordinata; una realtà che cerca di capire attraverso la forma, perciò il colore ha un valore secondario, infatti in questa fase, Picasso si limita a usare pochi toni, per lo più bruni. Incomincia la fase in cui Picasso scompone e ricompone la realtà in unità. Pablo Picasso muore a Mougins in Francia, nel 1973. La figura di Picasso è senza dubbio la più celebre e anche la più discussa dell’arte contemporanea. Se la straordinaria ricchezza delle sue esperienze stilistiche e l’innegabile abilità tecnica hanno fatto dubitare della sua sincerità di artista, tuttavia l’intera sua opera ha i caratteri della genialità e della vera arte, innovatrice al di là delle polemiche e delle mode. Alla sua morte la sua collezione personale di dipinti è stata donata allo Stato francese. Il comune di Parigi ha deciso di ospitarla in un apposito Museo Picasso, allestito all’Hotel Salè, appositamente ristrutturato e inaugurato nel 1985.