Da Doisneau a Richard Avedon, gli appuntamenti con i maestri dell’ottava arte
Tutti pazzi per la fotografia: 5 mostre da vedere in autunno
Silvia Camporesi, Spiaggia libera, Cesenatico, 2020
Samantha De Martin
19/08/2022
Nella Giornata mondiale della fotografia, che ricorre oggi, 19 agosto, lo stesso giorno in cui 184 anni fa nasceva il dagherrotipo, suo antenato, la mente corre ai prossimi eventi autunnali che celebrano i grandi nomi dell’ottava arte.
Ecco quattro appuntamenti per gli appassionati dell’obiettivo da segnare in agenda.
Ron Galella, paparazzo superstar, in arrivo a Conegliano
“Una buona foto deve ritrarre un personaggio famoso che sta facendo qualcosa di non famoso. Ecco perché il mio fotografo preferito è Ron Galella”.
La pensava così Andy Warhol a proposito di uno dei più celebri paparazzi della storia della fotografia, scomparso il 30 aprile scorso all’età di 91 anni. Dal 7 ottobre al 29 gennaio oltre 120 fotografie saranno al centro della mostra dal titolo Ron Galella, paparazzo superstar. Il fotografo delle stelle, attesa a Conegliano, tra le sale di Palazzo Sarcinelli.
Dall’obiettivo di Galella, nato a New York nel quartiere Bronx nel 1931 da padre italiano originario di Muro Lucano, in Basilicata, e madre italo-americana, passarono, dal 1965 in poi, i grandi personaggi del suo tempo, immortalati quasi sempre di sorpresa, a loro insaputa e spesso contro la loro volontà. Immagini rubate e scattate a raffica, frutto di appostamenti, depistaggi, camuffamenti, vedono protagonisti Jackie Kennedy - che gli intentò due cause - e ancora Marlon Brando, che con un pugno gli spaccò una mascella e cinque denti, pagando anche un salatissimo risarcimento attraverso i suoi avvocati, e poi Lady Diana, Aristotele Onassis, Sophia Loren, Gianni Agnelli, Gianni e Donatella Versace.
Il meglio del suo archivio, che accoglie oltre tre milioni di scatti, si appresta a raggiungere Palazzo Sarcinelli in vista della mostra organizzata dalla casa editrice SIME BOOKS. Il clou dell’esposizione sarà la sala interamente dedicata a Jackie Kennedy Onassis, che Galella definiva “la mia ossessione” e nella quale verrà esposta una copia della celebre “Windblown Jackie”.
Ron Galella, Michael Jackson e Madonna, 25 marzo 1991, West Hollywood, California Festa per la 63esima edizione degli Academy Awards
L’autunno di Rovigo è nel segno di Robert Capa
Un viaggio tra le rappresentazioni della guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa, ma anche tra quelli che quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli” - momenti concentrati sugli esseri umani, la loro natura e la loro personalità - si accinge ad accogliere gli ospiti di Palazzo Roverella. Dall’8 ottobre al 25 febbraio Rovigo accogglie la mostra Semplicemente Robert Capa, il nuovo appuntamento con la fotografia internazionale, a cura di Gabriel Bauret, proposto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Circa 130 fotografie selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos scandiranno una monografica il cui segreto è tutto racchiuso nell’avverbio “semplicemente”. “Semplicemente” perché questa mostra, lungi dal voler essere esaustiva, vuole raccontare, attraverso le immagini, alcune sfaccettature di un personaggio passionale e comunque inafferrabile, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage. E il pubblico è invitato a cogliere il ruolo di Capa come testimone storico, indissociabile dall’impegno per una causa che in parte trova le sue motivazioni nelle origini del fotografo.
Oltre alle fotografie, principalmente in bianco e nero, si potranno ammirare le riproduzioni di provini e pagine dei quaderni di Robert Capa, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana, gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra.
Mario Cresci, Minimum #7, 2020
Un’Italia “In-Attesa” si racconta a Reggio Emilia
Un’Italia sospesa, interdetta, trasformata dal primo lockdown causato dal Covid si accinge a raccontarsi, nelle sale di Palazzo da Mosto, a Reggio Emilia, attraverso 12 racconti fotografici dove lo spazio, l’ambiente e l’architettura mostrano di divenire “altro” quando l’uomo non li abita. Maestri dell’obiettivo come Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge saranno, dal 15 ottobre all’8 gennaio, al centro del percorso “Italia in-attesa”, dove piazze, paesaggi, orizzonti e spazi pubblici, ma anche opere d’arte e oggetti quotidiani raccontano la bellezza sublime con la percezione di una crisi profonda. Questi racconti parziali, soggettivi, ci introducono a nuovi punti di vista, modificando le consuete poetiche di narrazione dello spazio fisico. Chiamati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, tramite la Direzione generale Creatività Contemporanea, a riflettere con un progetto sull’eccezionale condizione dell’Italia nei mesi di marzo-maggio 2020, gli artisti hanno dato vita a un racconto corale e polifonico.
Se Francesco Jodice compie un reportage attraverso quattro architetture simbolo della cultura italiana storica e contemporanea attraverso immagini colte dal satellite, Mario Cresci volge lo sguardo ora al micro-mondo della sua casa di Bergamo, ora a quello esterno, rappresentato da una città deserta, mentre le immagini surreali dei paesaggi montani cari a Walter Niedermayr, solitamente logorati dal turismo di massa, diventano spettrali nell’assenza di presenza umana.
Robert Doisneau, Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau
Robert Doisneau in mostra a Torino
A partire dall’11 ottobre, e fino al 14 febbraio, Camera – Centro italiano per la fotografia di Torino snocciola la grande retrospettiva dedicata a Robert Doisneau, attraverso oltre 130 immagini in arrivo della collezione dell’Atelier Robert Doisneau. Il celebre bacio di una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi, opera iconica del fotografo francese, sarà il fulcro di un percorso che esalta lo sguardo empatico e ironico di Doisneau. Catturando la vita quotidiana degli uomini, delle donne, dei bambini di Parigi e la sua banlieue, il maestro ha restituito emozioni e gesti. Le immagini accolte nel percorso a cura di Gabriel Bauret ne testimoniano lo stile in grado di mescolare curiosità e fantasia.
Palazzo Reale celebra Richard Avedon
Una modella avvolta in un soprabito con collo di pelliccia e ampie maniche è seduta sul sedile di una decapottabile con accanto una cappelliera, un mazzo di rose e un cagnolino acciambellato. L’espressione cortese e l’aria distratta suggeriscono un’idea di innocenza.
È solo uno degli intensi scatti di Richard Avedon, uno dei maestri della fotografia del Novecento, protagonista a Milano della mostra Richard Avedon: Relationships che ne ripercorre, dal 22 settembre al 29 gennaio, a Palazzo Reale, gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
Il percorso, a cura di Rebecca Senf, sfodera anche una sezione dedicata alla collaborazione tra Richard Avedon e Gianni Versace, iniziata con la campagna per la collezione primavera/estate 1980 e conclusasi con collezione primavera/estate 1998, la prima firmata da Donatella Versace.
Grazie al suo sguardo, Avedon è stato uno dei pochi fotografi a interpretare l’avanguardia Versace, illustrando lo stile e l’eleganza dello stilista italiano, nonché la sua moda radicale. Il percorso, scandito in dieci sezioni, si costruisce attorno alle due cifre più significative della sua ricerca: le fotografie di moda e i ritratti.
Avedon dà vita a ritratti fortemente descrittivi che avvicinano l’osservatore ai soggetti rappresentati, permettendo, a chi osserva, di scrutare i dettagli del volto, collocandolo a una distanza generalmente riservata a coniugi, amanti, figli, genitori.
Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
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• Tra ritratto e fashion photography, Richard Avedon in arrivo a Milano
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Ron Galella, paparazzo superstar, in arrivo a Conegliano
“Una buona foto deve ritrarre un personaggio famoso che sta facendo qualcosa di non famoso. Ecco perché il mio fotografo preferito è Ron Galella”.
La pensava così Andy Warhol a proposito di uno dei più celebri paparazzi della storia della fotografia, scomparso il 30 aprile scorso all’età di 91 anni. Dal 7 ottobre al 29 gennaio oltre 120 fotografie saranno al centro della mostra dal titolo Ron Galella, paparazzo superstar. Il fotografo delle stelle, attesa a Conegliano, tra le sale di Palazzo Sarcinelli.
Dall’obiettivo di Galella, nato a New York nel quartiere Bronx nel 1931 da padre italiano originario di Muro Lucano, in Basilicata, e madre italo-americana, passarono, dal 1965 in poi, i grandi personaggi del suo tempo, immortalati quasi sempre di sorpresa, a loro insaputa e spesso contro la loro volontà. Immagini rubate e scattate a raffica, frutto di appostamenti, depistaggi, camuffamenti, vedono protagonisti Jackie Kennedy - che gli intentò due cause - e ancora Marlon Brando, che con un pugno gli spaccò una mascella e cinque denti, pagando anche un salatissimo risarcimento attraverso i suoi avvocati, e poi Lady Diana, Aristotele Onassis, Sophia Loren, Gianni Agnelli, Gianni e Donatella Versace.
Il meglio del suo archivio, che accoglie oltre tre milioni di scatti, si appresta a raggiungere Palazzo Sarcinelli in vista della mostra organizzata dalla casa editrice SIME BOOKS. Il clou dell’esposizione sarà la sala interamente dedicata a Jackie Kennedy Onassis, che Galella definiva “la mia ossessione” e nella quale verrà esposta una copia della celebre “Windblown Jackie”.
Ron Galella, Michael Jackson e Madonna, 25 marzo 1991, West Hollywood, California Festa per la 63esima edizione degli Academy Awards
L’autunno di Rovigo è nel segno di Robert Capa
Un viaggio tra le rappresentazioni della guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa, ma anche tra quelli che quelli che Raymond Depardon chiama “tempi deboli” - momenti concentrati sugli esseri umani, la loro natura e la loro personalità - si accinge ad accogliere gli ospiti di Palazzo Roverella. Dall’8 ottobre al 25 febbraio Rovigo accogglie la mostra Semplicemente Robert Capa, il nuovo appuntamento con la fotografia internazionale, a cura di Gabriel Bauret, proposto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Circa 130 fotografie selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos scandiranno una monografica il cui segreto è tutto racchiuso nell’avverbio “semplicemente”. “Semplicemente” perché questa mostra, lungi dal voler essere esaustiva, vuole raccontare, attraverso le immagini, alcune sfaccettature di un personaggio passionale e comunque inafferrabile, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage. E il pubblico è invitato a cogliere il ruolo di Capa come testimone storico, indissociabile dall’impegno per una causa che in parte trova le sue motivazioni nelle origini del fotografo.
Oltre alle fotografie, principalmente in bianco e nero, si potranno ammirare le riproduzioni di provini e pagine dei quaderni di Robert Capa, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana, gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra.
Mario Cresci, Minimum #7, 2020
Un’Italia “In-Attesa” si racconta a Reggio Emilia
Un’Italia sospesa, interdetta, trasformata dal primo lockdown causato dal Covid si accinge a raccontarsi, nelle sale di Palazzo da Mosto, a Reggio Emilia, attraverso 12 racconti fotografici dove lo spazio, l’ambiente e l’architettura mostrano di divenire “altro” quando l’uomo non li abita. Maestri dell’obiettivo come Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge saranno, dal 15 ottobre all’8 gennaio, al centro del percorso “Italia in-attesa”, dove piazze, paesaggi, orizzonti e spazi pubblici, ma anche opere d’arte e oggetti quotidiani raccontano la bellezza sublime con la percezione di una crisi profonda. Questi racconti parziali, soggettivi, ci introducono a nuovi punti di vista, modificando le consuete poetiche di narrazione dello spazio fisico. Chiamati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, tramite la Direzione generale Creatività Contemporanea, a riflettere con un progetto sull’eccezionale condizione dell’Italia nei mesi di marzo-maggio 2020, gli artisti hanno dato vita a un racconto corale e polifonico.
Se Francesco Jodice compie un reportage attraverso quattro architetture simbolo della cultura italiana storica e contemporanea attraverso immagini colte dal satellite, Mario Cresci volge lo sguardo ora al micro-mondo della sua casa di Bergamo, ora a quello esterno, rappresentato da una città deserta, mentre le immagini surreali dei paesaggi montani cari a Walter Niedermayr, solitamente logorati dal turismo di massa, diventano spettrali nell’assenza di presenza umana.
Robert Doisneau, Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau
Robert Doisneau in mostra a Torino
A partire dall’11 ottobre, e fino al 14 febbraio, Camera – Centro italiano per la fotografia di Torino snocciola la grande retrospettiva dedicata a Robert Doisneau, attraverso oltre 130 immagini in arrivo della collezione dell’Atelier Robert Doisneau. Il celebre bacio di una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi, opera iconica del fotografo francese, sarà il fulcro di un percorso che esalta lo sguardo empatico e ironico di Doisneau. Catturando la vita quotidiana degli uomini, delle donne, dei bambini di Parigi e la sua banlieue, il maestro ha restituito emozioni e gesti. Le immagini accolte nel percorso a cura di Gabriel Bauret ne testimoniano lo stile in grado di mescolare curiosità e fantasia.
Palazzo Reale celebra Richard Avedon
Una modella avvolta in un soprabito con collo di pelliccia e ampie maniche è seduta sul sedile di una decapottabile con accanto una cappelliera, un mazzo di rose e un cagnolino acciambellato. L’espressione cortese e l’aria distratta suggeriscono un’idea di innocenza.
È solo uno degli intensi scatti di Richard Avedon, uno dei maestri della fotografia del Novecento, protagonista a Milano della mostra Richard Avedon: Relationships che ne ripercorre, dal 22 settembre al 29 gennaio, a Palazzo Reale, gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
Il percorso, a cura di Rebecca Senf, sfodera anche una sezione dedicata alla collaborazione tra Richard Avedon e Gianni Versace, iniziata con la campagna per la collezione primavera/estate 1980 e conclusasi con collezione primavera/estate 1998, la prima firmata da Donatella Versace.
Grazie al suo sguardo, Avedon è stato uno dei pochi fotografi a interpretare l’avanguardia Versace, illustrando lo stile e l’eleganza dello stilista italiano, nonché la sua moda radicale. Il percorso, scandito in dieci sezioni, si costruisce attorno alle due cifre più significative della sua ricerca: le fotografie di moda e i ritratti.
Avedon dà vita a ritratti fortemente descrittivi che avvicinano l’osservatore ai soggetti rappresentati, permettendo, a chi osserva, di scrutare i dettagli del volto, collocandolo a una distanza generalmente riservata a coniugi, amanti, figli, genitori.
Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981 © The Richard Avedon Foundation
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