Un nuovo linguaggio
Dipinto espressionista
15/10/2002
Il termine “Espressionismo” nasce dalla critica tedesca nel 1991 per designare gli artisti francesi appartenenti alla nuova corrente artistica (tra i quali Pablo Picasso); ben presto il nome venne esteso per descrivere gli artisti tedeschi che si schieravano contro la pittura tradizionale, la pittura del reale e dell’esteriore per una pittura più intima, che veniva dal di dentro, dove semplicità, istinto e sentimenti ne costituivano la caratteristica principale.
Una pittura soggettiva, dunque, di colori e forme semplici, che metteva in primo piano la volontà dell’artista e di conseguenza si mostrava con una molteplicità di linguaggi. Nel 1905 Kirchner, Bleyl, Heckel e Schmidt si unirono nella “Brucke”, il ponte tra la vecchia e nuova pittura, il ponte tra la città e la campagna. I quattro erano tutti autodidatti ed insieme vivevano e studiavano in un quartiere operaio di Dresda, discutevano e dipingevano proponendosi come una vera comunità di vita e di lavoro che trasferitasi a Berlino nel 1911, lentamente si sciolse.
Colori dei Fauves francesi e di Van Gogh si mescolavano con i segni primitivi e lontani; i paesaggi di Schmidt e le scene di città o i ritratti spigolosi di donne di Kirchner, le due polarità più forti.
Negli stessi anni nasceva a Monaco “Der Blaue Reiter” con Kandinskij e Marc. Un movimento con un orientamento teorico più forte, un’arte totalmente espressiva in cui uomo e natura sono considerate un’unica identità che può essere trasferita sulla tela con i segni astratti e il colore di Kandinskij o gli animali di Marc che intendeva così rendere visibile “il versante interiore e spirituale della natura”. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale questa fase pittorica di colori, di istinto umano e primitivo si concluse per riaffiorare subito dopo con due noti artisti, Otto Dix e George Grosz. Le loro tele dai colori scuri e dalle linee dure trasmettevano le ferite della guerra ed esprimevano il dolore; i loro disegni gridavano contro la corruzione e il potere, trasformando l’arte in un’arma di moralità.
Tra questi sono inoltre da ricordare le personalità solitarie, tra cui spiccano Emil Nolde, con i suoi paesaggi colorati nei quali traspare la sua origine nordica tra Van Gogh e Kokoschka; Alexej Jawlensky , poco noto forse rispetto a tutti gli altri, amico di Kandinskij, mischiava i colori fondamentali ottenendo scale di colore e luminosità espressive separate da contorni neri, forti alla Gauguin.
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