Una dea e una città: tempo di scoperte per l'antico Egitto
Moneta in oro ritrovata sul sito di Kom el-Ghoraf
14/03/2013
L'Egitto negli ultimi giorni è stato teatro di due importanti scoperte archeologiche quasi contemporanee.
Una squadra di archeologi tedeschi ha rinvenuto a Luxor, l'antica Tebe, un gruppo di 14 grandi statue raffiguranti Sekhmet, antichissima divinità solare zoomorfa. Il suo nome, tradotto, significa letteralmente "colei che è potente" e, non a caso, questa dea egizia, alla quale si attribuivano doti di guerriera e guaritrice, era rappresentata con il volto da leonessa.
La scoperta riveste un'importanza speciale per gli storici in quanto confermerebbe la leggenda di un gruppo di sculture realizzate per Amenofi III, faraone della diciottesima dinastia, che, ammalatosi gravemente sperava, con questi omaggi alla divinità, di ottenere la guarigione. Il ritrovamento è avvenuto proprio tra i resti del suo grandioso tempio funerario, crollato intorno al 1200 a.C. a causa di un terremoto.
L'altra scoperta è di un gruppo di archeologi dell’Università romana ‘La Sapienza’, impegnato in scavi nella zona del Delta occidentale del Nilo, che ha identificato nel sito di Kom el-Ghoraf la leggendaria antica città di Metelis, uno dei principali centri urbani del basso Egitto dall’età tolemaica (305-30 a.C.) fino alla conquista araba (641 d.C.). Uno studio pubblicato dalla rivista ‘Archeologia Viva’ riferisce che il sito è formato da una collina alta circa venti metri frutto di una stratificazione millenaria di insediamenti, il più recente dei quali databile all’epoca bizantina. Non a caso sul luogo è stato rinvenuto un tesoretto costituito da monete di quest'epoca, tra le quali due in oro, coniate a Costantinopoli nella prima metà del VII secolo.
Nicoletta Speltra
Una squadra di archeologi tedeschi ha rinvenuto a Luxor, l'antica Tebe, un gruppo di 14 grandi statue raffiguranti Sekhmet, antichissima divinità solare zoomorfa. Il suo nome, tradotto, significa letteralmente "colei che è potente" e, non a caso, questa dea egizia, alla quale si attribuivano doti di guerriera e guaritrice, era rappresentata con il volto da leonessa.
La scoperta riveste un'importanza speciale per gli storici in quanto confermerebbe la leggenda di un gruppo di sculture realizzate per Amenofi III, faraone della diciottesima dinastia, che, ammalatosi gravemente sperava, con questi omaggi alla divinità, di ottenere la guarigione. Il ritrovamento è avvenuto proprio tra i resti del suo grandioso tempio funerario, crollato intorno al 1200 a.C. a causa di un terremoto.
L'altra scoperta è di un gruppo di archeologi dell’Università romana ‘La Sapienza’, impegnato in scavi nella zona del Delta occidentale del Nilo, che ha identificato nel sito di Kom el-Ghoraf la leggendaria antica città di Metelis, uno dei principali centri urbani del basso Egitto dall’età tolemaica (305-30 a.C.) fino alla conquista araba (641 d.C.). Uno studio pubblicato dalla rivista ‘Archeologia Viva’ riferisce che il sito è formato da una collina alta circa venti metri frutto di una stratificazione millenaria di insediamenti, il più recente dei quali databile all’epoca bizantina. Non a caso sul luogo è stato rinvenuto un tesoretto costituito da monete di quest'epoca, tra le quali due in oro, coniate a Costantinopoli nella prima metà del VII secolo.
Nicoletta Speltra
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