Un anticipo delle celebrazioni per i 500 anni del genio urbinate
Verso il 2020: il mito di Raffaello da Bergamo a Urbino
Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini |
Raffaello, Fornarina
Francesca Grego
29/01/2018
In attesa dei solenni festeggiamenti del 2020 con cui l’Italia celebrerà l’artista urbinate a 500 anni dalla morte, Raffaello va in scena a Bergamo in un importante evento espositivo all’Accademia Carrara.
Intanto, nella sua città natale, la Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino annuncia gli appuntamenti di un biennio ad alta intensità.
Raffaello e l’Eco del Mito
Appena inaugurata all’Accademia Carrara di Bergamo, Raffaello e l’Eco del Mito colloca il genio immortale di Raffaello al centro del tempo della storia.
Dalle radici biografiche e culturali del maestro alla sua variegata eredità lungo i secoli si dipana un suggestivo racconto per immagini, che ha al centro pochi capolavori selezionati del Sanzio.
C’è la misteriosa Fornarina, ma soprattutto ci sono le pregevoli opere giovanili di un vero e proprio enfant prodige, divenuto Magister e capo di una propria bottega a soli 17 anni: la Madonna Diotallevi, il Ritratto di Elisabetta Gonzaga, il Ritratto di giovane e la preziosa Croce astile dipinta.
Protagonista imprescindibile, la piccola tavola di San Sebastiano, donata all’Accademia Carrara dal grande collezionista ottocentesco Guglielmo Lochis.
Per la prima volta, inoltre, si riuniscono le tre parti della Pala Colonna, divise tra il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Londra e l’Isabella Stewart Gardner di Boston, e della Pala del Beato Nicola da Tolentino, provenienti dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa.
Intorno a loro si dispongono i dipinti dei maestri dell’Italia centrale che precedettero Raffaello di alcuni anni: il padre Giovanni Santi, Pinturicchio, Luca Signorelli, Perugino, cui Giorgio Vasari attribuì la formazione del genio in erba. In tutte queste opere balzano all’occhio gli influssi esercitati sul tratto delicato del giovane pittore.
Dal vivace milieu artistico della Urbino rinascimentale, che sotto la signoria di Federico da Montefeltro ospitò illustri artisti fiamminghi e celebrità nostrane del calibro di Piero della Francesca e Leon Battista Alberti, il discorso si apre poi sui secoli a venire, per esplorare la fortuna e il mito di Raffaello nel tempo.
La leggenda ottocentesca della Fornarina si nutre del confronto con gli artisti che ispirò, a partire da Jean-Dominique Ingres e Anthon Raphael Mengs.
Ma la lezione dell’Urbinate è destinata ad andare oltre: possiamo rintracciarla nella spazialità di Pablo Picasso e nei quadri di Giorgio De Chirico, come negli attualissimi autoritratti di Luigi Ontani e Francesco Vezzoli o nelle opere contemporanee di Giulio Paolini, Christo, Vanessa Beecroft.
A impreziosire il percorso di visita, prestiti da prestigiosi musei internazionali, tra cui la National Gallery di Londra, la Gemäldegalerie di Berlino, il MET di New York, il Museo Puškin di Mosca, l’Ermitage di San Pietroburgo, senza dimenticare le Gallerie degli Uffizi, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma.
Nata dalla collaborazione dell’Accademia Carrara con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, curata da Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio, Raffaello e l’Eco del Mito sarà in programma fino al 6 maggio.
I progetti di Urbino a Palazzo Ducale
Intanto il Rinascimento torna di moda anche nella città natale di Raffaello. Qui le celebrazioni del cinquecentenario partiranno ufficialmente nell’ottobre 2019 con una grande mostra a Palazzo Ducale, come ha annunciato il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter.
“Raffaello e i suoi amici di Urbino” sarà il titolo del progetto espositivo che, insieme alla memoria dell’illustrissimo cittadino, mira a riportare in vita i fasti della signoria cinquecentesca, “per far sentire – spiega Aufeiter – che l’atmosfera vissuta da Raffaello è ancora la stessa nella sua città”.
Si muovono nella medesima direzione le mostre in calendario per quest’anno: I giardini del Duca, che da marzo a giugno permetterà di scoprire l’antico giardino pensile di Palazzo Ducale, da poco sottoposto a restauro; Federico da Montefeltro e l’Oriente, zoom su un lato poco noto del condottiero, signore e mecenate che fece di Urbino un centro culturale secondo solo alla Firenze medicea (da luglio a ottobre); Giovanni Santi e la corte di Urbino, che esplorerà l’arte del padre di Raffaello nei suoi rapporti con la signoria.
E per completare il quadro del Rinascimento urbinate, tra il 2019 e il 2020 saranno di scena Paolo Uccello, Tiziano con opere fresche di restauro, Francesco di Giorgio Martini e la storica Scuola del Libro di Urbino.
Leggi anche:
• Il giovane Raffaello arriva a Bergamo con prestiti importanti
Intanto, nella sua città natale, la Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino annuncia gli appuntamenti di un biennio ad alta intensità.
Raffaello e l’Eco del Mito
Appena inaugurata all’Accademia Carrara di Bergamo, Raffaello e l’Eco del Mito colloca il genio immortale di Raffaello al centro del tempo della storia.
Dalle radici biografiche e culturali del maestro alla sua variegata eredità lungo i secoli si dipana un suggestivo racconto per immagini, che ha al centro pochi capolavori selezionati del Sanzio.
C’è la misteriosa Fornarina, ma soprattutto ci sono le pregevoli opere giovanili di un vero e proprio enfant prodige, divenuto Magister e capo di una propria bottega a soli 17 anni: la Madonna Diotallevi, il Ritratto di Elisabetta Gonzaga, il Ritratto di giovane e la preziosa Croce astile dipinta.
Protagonista imprescindibile, la piccola tavola di San Sebastiano, donata all’Accademia Carrara dal grande collezionista ottocentesco Guglielmo Lochis.
Per la prima volta, inoltre, si riuniscono le tre parti della Pala Colonna, divise tra il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Londra e l’Isabella Stewart Gardner di Boston, e della Pala del Beato Nicola da Tolentino, provenienti dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa.
Intorno a loro si dispongono i dipinti dei maestri dell’Italia centrale che precedettero Raffaello di alcuni anni: il padre Giovanni Santi, Pinturicchio, Luca Signorelli, Perugino, cui Giorgio Vasari attribuì la formazione del genio in erba. In tutte queste opere balzano all’occhio gli influssi esercitati sul tratto delicato del giovane pittore.
Dal vivace milieu artistico della Urbino rinascimentale, che sotto la signoria di Federico da Montefeltro ospitò illustri artisti fiamminghi e celebrità nostrane del calibro di Piero della Francesca e Leon Battista Alberti, il discorso si apre poi sui secoli a venire, per esplorare la fortuna e il mito di Raffaello nel tempo.
La leggenda ottocentesca della Fornarina si nutre del confronto con gli artisti che ispirò, a partire da Jean-Dominique Ingres e Anthon Raphael Mengs.
Ma la lezione dell’Urbinate è destinata ad andare oltre: possiamo rintracciarla nella spazialità di Pablo Picasso e nei quadri di Giorgio De Chirico, come negli attualissimi autoritratti di Luigi Ontani e Francesco Vezzoli o nelle opere contemporanee di Giulio Paolini, Christo, Vanessa Beecroft.
A impreziosire il percorso di visita, prestiti da prestigiosi musei internazionali, tra cui la National Gallery di Londra, la Gemäldegalerie di Berlino, il MET di New York, il Museo Puškin di Mosca, l’Ermitage di San Pietroburgo, senza dimenticare le Gallerie degli Uffizi, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma.
Nata dalla collaborazione dell’Accademia Carrara con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, curata da Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio, Raffaello e l’Eco del Mito sarà in programma fino al 6 maggio.
I progetti di Urbino a Palazzo Ducale
Intanto il Rinascimento torna di moda anche nella città natale di Raffaello. Qui le celebrazioni del cinquecentenario partiranno ufficialmente nell’ottobre 2019 con una grande mostra a Palazzo Ducale, come ha annunciato il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter.
“Raffaello e i suoi amici di Urbino” sarà il titolo del progetto espositivo che, insieme alla memoria dell’illustrissimo cittadino, mira a riportare in vita i fasti della signoria cinquecentesca, “per far sentire – spiega Aufeiter – che l’atmosfera vissuta da Raffaello è ancora la stessa nella sua città”.
Si muovono nella medesima direzione le mostre in calendario per quest’anno: I giardini del Duca, che da marzo a giugno permetterà di scoprire l’antico giardino pensile di Palazzo Ducale, da poco sottoposto a restauro; Federico da Montefeltro e l’Oriente, zoom su un lato poco noto del condottiero, signore e mecenate che fece di Urbino un centro culturale secondo solo alla Firenze medicea (da luglio a ottobre); Giovanni Santi e la corte di Urbino, che esplorerà l’arte del padre di Raffaello nei suoi rapporti con la signoria.
E per completare il quadro del Rinascimento urbinate, tra il 2019 e il 2020 saranno di scena Paolo Uccello, Tiziano con opere fresche di restauro, Francesco di Giorgio Martini e la storica Scuola del Libro di Urbino.
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