Al MUDEC dal 1° febbraio al 3 giugno
A Milano il vero volto di Frida
Frida Kahlo, Autorretrato, 1940, oil on aluminium, 63,5 x 49,5 cm. Harry Ransom Center - The University of Texas, Austin. © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museum Trust, México, D. F. by SIAE 2017
Francesca Grego
31/01/2018
Milano - Frida Kahlo è pronta a incontrare il pubblico italiano con un nuovo volto: quello di una grande protagonista del XX secolo, la cui forza sta nella sua qualità di pittrice di altissimo livello, non solo icona pop o romantica eroina latina.
È questo il succo dell’imponente progetto espositivo “Frida Kahlo. Oltre il Mito”, da domani al 3 giugno al MUDEC, che per la prima volta in Italia riunirà tutti i quadri e i disegni dell’artista provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, oltre a prestiti dal Phoenix Art Museum, dalla Buffalo Albright-Knox Art Gallery, dal Madison Museum of Contemporary Art e da numerose collezioni private.
Con alcune sorprese supplementari: opere mai esposte come la Niña con collar, dipinta nel 1929 e data per dispersa fino a due anni fa, ma anche tante lettere e fotografie inedite arrivate direttamente dall’Archivio “segreto” di Casa Azul, la dimora di Coyoacòn dove Frida visse con Diego Rivera.
A scovarle è stato il curatore Diego Sileo, unico studioso europeo a far parte del progetto di ricerca che dal 2010 ha analizzato i documenti custoditi da sempre nella casa della coppia e accessibili solo da pochi anni.
Un’avventura faticosa ed eccitante, raccontata nell’esposizione anche dalle foto della scoperta e degli ambienti aperti per la prima volta dal 1957, anno della morte di Rivera.
Con in mente la bella immagine scelta per la comunicazione della mostra - un Autoritratto inedito del 1940 in cui il volto della pittrice appare tra una scimmia e un gatto - partiamo per un viaggio nel mondo di Frida. Ad accogliere i visitatori è un disegno dal titolo Le apparenze ingannano: il corpo dell’artista, di solito celato da ampie vesti, mostra finalmente la sua silhouette, in una metafora delle rivelazioni che ci attendono.
Quattro le sezioni tematiche che mettono in scena i nodi cruciali dell’arte della pittrice: “Donna”, “Terra”, “Politica” e “Dolore”.
“Il mio suggerimento più sentito è di soffermarsi ad apprezzare la qualità pittorica dell’opera di Frida, mettendo per un attimo il mito biografico tra parentesi”, ha affermato l’emozionato curatore durante la presentazione: “Osservare dettagli sorprendenti come i fondali degli autoritratti, indizi di straordinaria abilità e di rara precisione tecnica. Tutti elementi che assicurano a Frida Kahlo un posizione primaria nella storia dell’arte dell’ultimo secolo”.
Ma non finisce qui. Per mettere in comunicazione la grande mostra temporanea con le collezioni permanenti del MUDEC arriva “Il Sogno degli Antenati”, a cura di Davide Domenici e Carolina Orsini.
Un progetto decisamente interessante che evidenzia l’importanza dell’arte precolombiana nell’immaginario di Frida. Sullo sfondo, il Messico post-rivoluzionario in cui l’archeologia e il passato indigeno rappresentano promesse per il futuro, elementi fondamentali di una nuova identità nazionale.
Pochi pezzi selezionati, come una preziosa maschera mezcala, rintracciano le origini del lessico della pittrice in un’arte che nella prima metà del Novecento molti etichettarono come selvaggia e brutale: scopriamo così che il cuore sanguinante spesso al centro degli autoritratti di Frida appartiene all’iconografia azteca, così come la fauna che popola i suoi quadri è testimone di un universo indigeno in cui gli animali sono parte dell’essenza umana.
Senza trascurare l’attività collezionistica dei coniugi Rivera o i leggendari abiti e gioielli di ispirazione etnica, attributi di un “corpo manifesto” che è parte imprescindibile della pittura della Kahlo.
Un grande evento espositivo – il più ambizioso dei primi tre anni di vita del MUDEC e del ciclo di collaborazioni con 24Ore Cultura, che ha prodotto la mostra- si trasforma così in una porta aperta sul Messico presente e passato.
Fino a giugno un calendario denso di incontri e conferenze permetterà di approfondire aspetti legati all’Archivio di Frida Kahlo o all’influenza dell’artista sulla moda, alla rivoluzione messicana o alle culture pre-coloniali, per arrivare a serate teatrali con visite drammatizzate che avranno come protagonisti la pittrice e le persone che le furono vicine, ad aperitivi a tema o alla preparazione di coloratissime ofrende messicane in laboratori per bambini e famiglie.
Leggi anche:
• Al MUDEC una mostra su Frida Kahlo, oltre l’aura mitica
È questo il succo dell’imponente progetto espositivo “Frida Kahlo. Oltre il Mito”, da domani al 3 giugno al MUDEC, che per la prima volta in Italia riunirà tutti i quadri e i disegni dell’artista provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, oltre a prestiti dal Phoenix Art Museum, dalla Buffalo Albright-Knox Art Gallery, dal Madison Museum of Contemporary Art e da numerose collezioni private.
Con alcune sorprese supplementari: opere mai esposte come la Niña con collar, dipinta nel 1929 e data per dispersa fino a due anni fa, ma anche tante lettere e fotografie inedite arrivate direttamente dall’Archivio “segreto” di Casa Azul, la dimora di Coyoacòn dove Frida visse con Diego Rivera.
A scovarle è stato il curatore Diego Sileo, unico studioso europeo a far parte del progetto di ricerca che dal 2010 ha analizzato i documenti custoditi da sempre nella casa della coppia e accessibili solo da pochi anni.
Un’avventura faticosa ed eccitante, raccontata nell’esposizione anche dalle foto della scoperta e degli ambienti aperti per la prima volta dal 1957, anno della morte di Rivera.
Con in mente la bella immagine scelta per la comunicazione della mostra - un Autoritratto inedito del 1940 in cui il volto della pittrice appare tra una scimmia e un gatto - partiamo per un viaggio nel mondo di Frida. Ad accogliere i visitatori è un disegno dal titolo Le apparenze ingannano: il corpo dell’artista, di solito celato da ampie vesti, mostra finalmente la sua silhouette, in una metafora delle rivelazioni che ci attendono.
Quattro le sezioni tematiche che mettono in scena i nodi cruciali dell’arte della pittrice: “Donna”, “Terra”, “Politica” e “Dolore”.
“Il mio suggerimento più sentito è di soffermarsi ad apprezzare la qualità pittorica dell’opera di Frida, mettendo per un attimo il mito biografico tra parentesi”, ha affermato l’emozionato curatore durante la presentazione: “Osservare dettagli sorprendenti come i fondali degli autoritratti, indizi di straordinaria abilità e di rara precisione tecnica. Tutti elementi che assicurano a Frida Kahlo un posizione primaria nella storia dell’arte dell’ultimo secolo”.
Ma non finisce qui. Per mettere in comunicazione la grande mostra temporanea con le collezioni permanenti del MUDEC arriva “Il Sogno degli Antenati”, a cura di Davide Domenici e Carolina Orsini.
Un progetto decisamente interessante che evidenzia l’importanza dell’arte precolombiana nell’immaginario di Frida. Sullo sfondo, il Messico post-rivoluzionario in cui l’archeologia e il passato indigeno rappresentano promesse per il futuro, elementi fondamentali di una nuova identità nazionale.
Pochi pezzi selezionati, come una preziosa maschera mezcala, rintracciano le origini del lessico della pittrice in un’arte che nella prima metà del Novecento molti etichettarono come selvaggia e brutale: scopriamo così che il cuore sanguinante spesso al centro degli autoritratti di Frida appartiene all’iconografia azteca, così come la fauna che popola i suoi quadri è testimone di un universo indigeno in cui gli animali sono parte dell’essenza umana.
Senza trascurare l’attività collezionistica dei coniugi Rivera o i leggendari abiti e gioielli di ispirazione etnica, attributi di un “corpo manifesto” che è parte imprescindibile della pittura della Kahlo.
Un grande evento espositivo – il più ambizioso dei primi tre anni di vita del MUDEC e del ciclo di collaborazioni con 24Ore Cultura, che ha prodotto la mostra- si trasforma così in una porta aperta sul Messico presente e passato.
Fino a giugno un calendario denso di incontri e conferenze permetterà di approfondire aspetti legati all’Archivio di Frida Kahlo o all’influenza dell’artista sulla moda, alla rivoluzione messicana o alle culture pre-coloniali, per arrivare a serate teatrali con visite drammatizzate che avranno come protagonisti la pittrice e le persone che le furono vicine, ad aperitivi a tema o alla preparazione di coloratissime ofrende messicane in laboratori per bambini e famiglie.
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