A Palazzo Pusterla fino al 30 giugno 2020
A Milano nasce una nuova collezione di arte italiana
Enrico David, Untitled, 2018
La Redazione
10/12/2019
Milano - Nello storico Palazzo Pusterla di Milano, dove ha sede Banca Generali Private, sta nascendo una nuova collezione d’arte votata alla valorizzazione della creatività italiana.
La curatela del progetto è affidata a Vincenzo De Bellis, direttore associato del Walker Art Museum di Minneapolis, USA.
L’iniziativa che era nata in maniera estemporanea, quando il palazzo aveva aperto le porte al pubblico accogliendo nelle sale e nei corridoi degli uffici opere di Farhan Siki, Michele Alassioe Christian Balzano, ha preso una forma e una direzione specifiche già dallo scorso intervento con l’esposizione di fotografie dell’artista Linda Fregni Nagler.
L’edizione 2019/2020 si snellisce all’osso: solo due opere esposte, visibili al pubblico fino al 30 giugno. Si tratta dei lavori dello scultore Francesco Arena che presenta Quadrato lucido con prima asserzione di Wittgenstein, coppia di frutti e persone occasionali, realizzata per l’occasione, e del pittore Enrico David presente con il lavoro pittorico Untitled terminato nel 2018.
“Quest’anno abbiamo voluto sottolineare l’obiettivo del progetto, ovvero l’acquisizione di opere d’arte. Per gli artisti e per la banca è questo il fulcro dell’iniziativa che nasce con l’intenzione di costruire valore e lasciare qualcosa ai posteri” afferma Vincenzo De Bellis. “Le mostre vanno e vengono, le opere invece restano. E i lavori che restano nella collezione diventano patrimonio della banca, ma anche della città. Spero che il processo di ampliamento della collezione continui e che in futuro ci sia un nutrito numero di opere magari accessibili al pubblico in forma permanente”.
Non è certo una notizia che le banche investano nell’arte, acquisendo lavori di artisti o valorizzando la collezione proprietaria. Per il progetto BG Art Talent, la novità risiede nel fatto che il processo di costruzione della collezione viene fatto a porte aperte seguendo linee guida ben chiare.
“Abbiamo adottato un criterio di qualità. Ci concentriamo su poche opere, ma significative nell’ambito della produzione del singolo artista. Cerchiamo nomi che si muovono su un panorama nazionale e internazionale. In questo momento abbiamo scelto opere su mezzi tradizionali, pittura e scultura. Ciò non vuol dire che andremo sempre in questa direzione. Uno degli aspetti interessanti dell’arte italiana rispetto a quella internazionale è il suo rapporto con il passato.”
Un elemento che si percepisce nei lavori di entrambi gli artisti che riflettono il desiderio di raccontare la loro provenienza. Il lavoro di Enrico David ha tratti molto simili a quelli dei lavori di Marisa Merz, quello di Francesco Arena ha molte assonanze con l’Arte Povera. Aspetti fondamentali per raccontare l’italianità dell’arte oggi.
“C’è qualcosa di precario nell’utilizzo della pittura per me” afferma Enrico David. “Io disegno cercando di essere imparziale. Utilizzo il disegno come fonte di informazione: il segno mi istruisce su come elevarlo a qualche altro status, se necessario e se ne vale la pena. Lavoro ad acrilico quindi i tempi tecnici di consolidamento dell’immagine sono molto veloci. Non c’è tempo per pensarci sopra più di tanto. O la va o la spacca”.
L’opera di Francesco Arena è una sublime riflessione sul tempo e sull’oggi: quello eterno del bronzo e della scrittura incisa (in diagonale compare la frase The World is Everything that is the Case di Ludwig Wittgenstein), quello immobile ma a scadenza della lastra con le pere, e quello transitorio con chi si riflette dentro passandoci. Una pietra miliare da collezione.
E’ ancora presto per immaginare quali saranno i prossimi passi.
“Non abbiamo ancora definito che cosa faremo il prossimo anno, di sicura sappiamo che ci sarà più di un artista a entrare a far parte della collezione” conclude De Bellis.
La curatela del progetto è affidata a Vincenzo De Bellis, direttore associato del Walker Art Museum di Minneapolis, USA.
L’iniziativa che era nata in maniera estemporanea, quando il palazzo aveva aperto le porte al pubblico accogliendo nelle sale e nei corridoi degli uffici opere di Farhan Siki, Michele Alassioe Christian Balzano, ha preso una forma e una direzione specifiche già dallo scorso intervento con l’esposizione di fotografie dell’artista Linda Fregni Nagler.
L’edizione 2019/2020 si snellisce all’osso: solo due opere esposte, visibili al pubblico fino al 30 giugno. Si tratta dei lavori dello scultore Francesco Arena che presenta Quadrato lucido con prima asserzione di Wittgenstein, coppia di frutti e persone occasionali, realizzata per l’occasione, e del pittore Enrico David presente con il lavoro pittorico Untitled terminato nel 2018.
“Quest’anno abbiamo voluto sottolineare l’obiettivo del progetto, ovvero l’acquisizione di opere d’arte. Per gli artisti e per la banca è questo il fulcro dell’iniziativa che nasce con l’intenzione di costruire valore e lasciare qualcosa ai posteri” afferma Vincenzo De Bellis. “Le mostre vanno e vengono, le opere invece restano. E i lavori che restano nella collezione diventano patrimonio della banca, ma anche della città. Spero che il processo di ampliamento della collezione continui e che in futuro ci sia un nutrito numero di opere magari accessibili al pubblico in forma permanente”.
Non è certo una notizia che le banche investano nell’arte, acquisendo lavori di artisti o valorizzando la collezione proprietaria. Per il progetto BG Art Talent, la novità risiede nel fatto che il processo di costruzione della collezione viene fatto a porte aperte seguendo linee guida ben chiare.
“Abbiamo adottato un criterio di qualità. Ci concentriamo su poche opere, ma significative nell’ambito della produzione del singolo artista. Cerchiamo nomi che si muovono su un panorama nazionale e internazionale. In questo momento abbiamo scelto opere su mezzi tradizionali, pittura e scultura. Ciò non vuol dire che andremo sempre in questa direzione. Uno degli aspetti interessanti dell’arte italiana rispetto a quella internazionale è il suo rapporto con il passato.”
Un elemento che si percepisce nei lavori di entrambi gli artisti che riflettono il desiderio di raccontare la loro provenienza. Il lavoro di Enrico David ha tratti molto simili a quelli dei lavori di Marisa Merz, quello di Francesco Arena ha molte assonanze con l’Arte Povera. Aspetti fondamentali per raccontare l’italianità dell’arte oggi.
“C’è qualcosa di precario nell’utilizzo della pittura per me” afferma Enrico David. “Io disegno cercando di essere imparziale. Utilizzo il disegno come fonte di informazione: il segno mi istruisce su come elevarlo a qualche altro status, se necessario e se ne vale la pena. Lavoro ad acrilico quindi i tempi tecnici di consolidamento dell’immagine sono molto veloci. Non c’è tempo per pensarci sopra più di tanto. O la va o la spacca”.
L’opera di Francesco Arena è una sublime riflessione sul tempo e sull’oggi: quello eterno del bronzo e della scrittura incisa (in diagonale compare la frase The World is Everything that is the Case di Ludwig Wittgenstein), quello immobile ma a scadenza della lastra con le pere, e quello transitorio con chi si riflette dentro passandoci. Una pietra miliare da collezione.
E’ ancora presto per immaginare quali saranno i prossimi passi.
“Non abbiamo ancora definito che cosa faremo il prossimo anno, di sicura sappiamo che ci sarà più di un artista a entrare a far parte della collezione” conclude De Bellis.
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