La Mappa dell'Inferno secondo Sandro Botticelli
Al cinema Botticelli, pittore della Divina Commedia
Sandro Botticelli, autoritratto. Particolare da "Adorazione dei Magi" (1475 ca.) Gallerie degli Uffizi, Firenze
Eleonora Zamparutti
03/11/2016
Milano - Uno straordinario viaggio sulle tracce di un’opera poco conosciuta al grande pubblico: i disegni che Sandro Botticelli realizzò per illustrare la “Divina Commedia” di Dante. Un lavoro che fu commissionato all’artista – allora all’apice del successo - da Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici in persona. Botticelli dedicò oltre 15 anni all’opera che sfortunatamente è giunta a noi incompiuta e incompleta.
Dei 102 disegni che Botticelli realizzò, solo pochi sono a colori, la maggior parte è rimasta in bianco e nero. Ottantacinque fogli questo importantissimo documento sono oggi conservati presso Kupferstichkabinett del Kulturforum di Berlino, sette disegni, tra cui la straordinaria “Mappa dell’Inferno”, una sorta di guida dell’Inferno attraverso i suoi gironi, si trovano a Roma presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Una decina di tavole invece è andata definitivamente perduta.
Il bel documentario “Botticelli. Inferno”, co-produzione tedesco-italiana a cura di TV Plus, Medea Film e Nexo Digital, è stato realizzato dal regista Ralph Loop e sarà nelle sale dal 7 al 9 Novembre.
La storia è coinvolgente e appassionante, intrattiene lo spettatore per un’ora e mezza conducendolo per mano lungo le strade di Firenze, evocando gli splendori dell’epoca Rinascimentale e narrando le vicende di un’opera molto originale, ben lontana dal classicismo dei dipinti di Botticelli conservati agli Uffizi e nei principali musei del mondo.
Protagoniste le tavole dei disegni che Botticelli fece per descrivere i gironi dell’opera dantesca, una sorta di grande fumetto di epoca rinascimentale. Ripensamenti, cancellazioni e dubbi dell’artista sono ancora tutti visibili sui fogli di pergamena giunti sino a noi.
Ma il documentario, che tiene abilmente lo spettatore col fiato sospeso e lo coinvolge mostrando da vicino i particolari minuziosi dei disegni, narra anche la storia dell’opera in sé, tramandata lungo i secoli attraverso vari passaggi di mano, alcuni ancora oggi poco chiari, e il destino di un artista che per lungo tempo dopo la morte cadde in una sorta di oblio fino a tornare in auge solo verso la fine del XIX secolo.
ARTE.it ha scambiato qualche parola con il regista di "Botticelli. Inferno" Ralph Loop in vista dell'uscita in sala del film dal 7 al 9 novembre 2016.
Come è nata l’idea del documentario?
“Il film trae ispirazione dalla grande mostra “The Botticelli Renaissance" dedicata al lavoro del maestro fiorentino e che si è svolta l’anno scorso a Berlino.
L’esposizione ha sollevato alcune domande, come ad esempio, perché vediamo solo alcuni dei disegni Commedia? Dove si trova l'immagine centrale dell’opera, la “Mappa dell'Inferno”? E’ citata in un romanzo di Dan Brown, ma qual è la verità dietro questa immagine? Siamo andati alla scoperta dell'incredibile storia che si cela dietro il ciclo di Dante del Botticelli, e dell'incredibile maestria e la grazia di questo lavoro. Abbiamo voluto narrare tutto questo al pubblico che non ha avuto modo di visitare la mostra. Così è nata l’idea di realizzazione un lungometraggio per il cinema. Un film in cui si ha la capacità di mostrare, come in una esposizione, tutta la magia e il fascino di questo lavoro.”
Quali sono state tecnicamente e narrativamente le sfide più grandi che ha dovuto affrontare per narrare la storia?
“Avevamo per lo più "solo" disegni al tratto, statici e fissi, protetti nei luoghi di conservazione. Avevamo a disposizione luoghi ed esperti. A prima vista non sembra essere abbastanza per un film. Ma la storia che si cela dietro questo lavoro di Botticelli è così vivida e ancora poco conosciuta che alla fine è stato facile raccontarla in un modo interessante e coinvolgente. Certamente oggi la maggior parte delle persone non ha alcuna idea di quale fosse nel Medioevo l'immagine dell’aldilà. Ma se gliela racconti e mostri queste visioni, crei grandi fantasie nello spettatore. Raccontare le linee guida del nostro film, senza alcuna rievocazione, è stato un obiettivo e una sfida a tempo stesso. Pensiamo che funzioni molto bene.”
Quali sono, da un punto di vista di regia, i modelli di riferimento a cui si è ispirato per realizzare il docufilm?
“Ciò che veramente mi ha ispirato è stato il fatto che oggi tutti sono in grado di creare immagini e arte con un dito. Con gli smartphone e le app è possibile scattare foto, creare immagini, disegni, filmati. Al tempo di Botticelli solo l'artista era in grado di riflettere la vita e miti con immagini durature. E Botticelli lo ha fatto. Ha creato immagini di quel tempo in un modo incomparabile: dello stesso paesaggio, dello stesso tipo di persone come accade oggi. Confrontare il mondo di un artista rinascimentale con quello odierno è stata una fonte di ispirazione incredibile.”
Qual è l'aspetto di maggiore attualità della storia narrata?
“Per me è la visione dell'aldilà di allora confrontata con la nostra visione odierna. E che cosa significa per le persone proiettare la loro vita all'interno dei gironi dell'inferno, individuando peccati, sogni e paure. Può dire molto circa i nostri valori morali e sociali.”
Dei 102 disegni che Botticelli realizzò, solo pochi sono a colori, la maggior parte è rimasta in bianco e nero. Ottantacinque fogli questo importantissimo documento sono oggi conservati presso Kupferstichkabinett del Kulturforum di Berlino, sette disegni, tra cui la straordinaria “Mappa dell’Inferno”, una sorta di guida dell’Inferno attraverso i suoi gironi, si trovano a Roma presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Una decina di tavole invece è andata definitivamente perduta.
Il bel documentario “Botticelli. Inferno”, co-produzione tedesco-italiana a cura di TV Plus, Medea Film e Nexo Digital, è stato realizzato dal regista Ralph Loop e sarà nelle sale dal 7 al 9 Novembre.
La storia è coinvolgente e appassionante, intrattiene lo spettatore per un’ora e mezza conducendolo per mano lungo le strade di Firenze, evocando gli splendori dell’epoca Rinascimentale e narrando le vicende di un’opera molto originale, ben lontana dal classicismo dei dipinti di Botticelli conservati agli Uffizi e nei principali musei del mondo.
Protagoniste le tavole dei disegni che Botticelli fece per descrivere i gironi dell’opera dantesca, una sorta di grande fumetto di epoca rinascimentale. Ripensamenti, cancellazioni e dubbi dell’artista sono ancora tutti visibili sui fogli di pergamena giunti sino a noi.
Ma il documentario, che tiene abilmente lo spettatore col fiato sospeso e lo coinvolge mostrando da vicino i particolari minuziosi dei disegni, narra anche la storia dell’opera in sé, tramandata lungo i secoli attraverso vari passaggi di mano, alcuni ancora oggi poco chiari, e il destino di un artista che per lungo tempo dopo la morte cadde in una sorta di oblio fino a tornare in auge solo verso la fine del XIX secolo.
ARTE.it ha scambiato qualche parola con il regista di "Botticelli. Inferno" Ralph Loop in vista dell'uscita in sala del film dal 7 al 9 novembre 2016.
Come è nata l’idea del documentario?
“Il film trae ispirazione dalla grande mostra “The Botticelli Renaissance" dedicata al lavoro del maestro fiorentino e che si è svolta l’anno scorso a Berlino.
L’esposizione ha sollevato alcune domande, come ad esempio, perché vediamo solo alcuni dei disegni Commedia? Dove si trova l'immagine centrale dell’opera, la “Mappa dell'Inferno”? E’ citata in un romanzo di Dan Brown, ma qual è la verità dietro questa immagine? Siamo andati alla scoperta dell'incredibile storia che si cela dietro il ciclo di Dante del Botticelli, e dell'incredibile maestria e la grazia di questo lavoro. Abbiamo voluto narrare tutto questo al pubblico che non ha avuto modo di visitare la mostra. Così è nata l’idea di realizzazione un lungometraggio per il cinema. Un film in cui si ha la capacità di mostrare, come in una esposizione, tutta la magia e il fascino di questo lavoro.”
Quali sono state tecnicamente e narrativamente le sfide più grandi che ha dovuto affrontare per narrare la storia?
“Avevamo per lo più "solo" disegni al tratto, statici e fissi, protetti nei luoghi di conservazione. Avevamo a disposizione luoghi ed esperti. A prima vista non sembra essere abbastanza per un film. Ma la storia che si cela dietro questo lavoro di Botticelli è così vivida e ancora poco conosciuta che alla fine è stato facile raccontarla in un modo interessante e coinvolgente. Certamente oggi la maggior parte delle persone non ha alcuna idea di quale fosse nel Medioevo l'immagine dell’aldilà. Ma se gliela racconti e mostri queste visioni, crei grandi fantasie nello spettatore. Raccontare le linee guida del nostro film, senza alcuna rievocazione, è stato un obiettivo e una sfida a tempo stesso. Pensiamo che funzioni molto bene.”
Quali sono, da un punto di vista di regia, i modelli di riferimento a cui si è ispirato per realizzare il docufilm?
“Ciò che veramente mi ha ispirato è stato il fatto che oggi tutti sono in grado di creare immagini e arte con un dito. Con gli smartphone e le app è possibile scattare foto, creare immagini, disegni, filmati. Al tempo di Botticelli solo l'artista era in grado di riflettere la vita e miti con immagini durature. E Botticelli lo ha fatto. Ha creato immagini di quel tempo in un modo incomparabile: dello stesso paesaggio, dello stesso tipo di persone come accade oggi. Confrontare il mondo di un artista rinascimentale con quello odierno è stata una fonte di ispirazione incredibile.”
Qual è l'aspetto di maggiore attualità della storia narrata?
“Per me è la visione dell'aldilà di allora confrontata con la nostra visione odierna. E che cosa significa per le persone proiettare la loro vita all'interno dei gironi dell'inferno, individuando peccati, sogni e paure. Può dire molto circa i nostri valori morali e sociali.”
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