A Milano dal 21 febbraio al 18 giugno
Keith Haring come non l’avete mai visto
Palazzo Reale, Milano. |
Keith Haring, Tree of Life, 1985, Collezione privata | Courtesy of Keith Haring Foundation
Francesca Grego
30/01/2017
Milano - About Art, a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno, non è solo una monumentale esposizione. Ancor più delle 110 opere recuperate dalle collezioni pubbliche e private di tre continenti, conta il progetto.
Il percorso curato da Gianni Mercurio toglie per la prima volta a Keith Haring l’etichetta esclusiva di enfant terribile o eccentrico rappresentante di una controcultura socialmente e politicamente impegnata - che pure fu - per metterlo in rapporto al contesto della storia dell’arte che gli era ben nota e che influenzò notevolmente la sua ricerca.
Accanto alle tele del writer americano spuntano a sorpresa le sue fonti d’ispirazione: Pollock, Klee, Dubuffet, le creazioni dell’America precolombiana e le maschere del Pacifico, ma anche i calchi della Colonna Traiana e la pittura del Rinascimento. Di ciascuno di questi linguaggi Haring si nutrì, reinterpretandoli nell’originalissima sintesi che conosciamo e cercando di nuovo per l’arte forme e contenuti universali.
Per chi non fosse interessato a simili speculazioni, niente paura: un centinaio di tele e teloni di uno dei pochi artisti cult della seconda metà del XX secolo sono uno spettacolo tutto da godere.
Il percorso curato da Gianni Mercurio toglie per la prima volta a Keith Haring l’etichetta esclusiva di enfant terribile o eccentrico rappresentante di una controcultura socialmente e politicamente impegnata - che pure fu - per metterlo in rapporto al contesto della storia dell’arte che gli era ben nota e che influenzò notevolmente la sua ricerca.
Accanto alle tele del writer americano spuntano a sorpresa le sue fonti d’ispirazione: Pollock, Klee, Dubuffet, le creazioni dell’America precolombiana e le maschere del Pacifico, ma anche i calchi della Colonna Traiana e la pittura del Rinascimento. Di ciascuno di questi linguaggi Haring si nutrì, reinterpretandoli nell’originalissima sintesi che conosciamo e cercando di nuovo per l’arte forme e contenuti universali.
Per chi non fosse interessato a simili speculazioni, niente paura: un centinaio di tele e teloni di uno dei pochi artisti cult della seconda metà del XX secolo sono uno spettacolo tutto da godere.
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