A Modena dal 17 febbraio al 13 maggio
Da Correggio a Guido Reni, la passione degli Estensi per il disegno
Galleria Estense, Modena |
Ludovico Carracci, Flora , carta colorata, matita, gessetto, 1590-1592
Francesca Grego
14/02/2018
Modena - Dal Rinascimento al Barocco, la passione degli Estensi per il disegno va in scena a Modena.
Dal 17 febbraio una selezione di opere di grande raffinatezza aprirà lo sguardo sull’ampio repertorio di stili, tecniche e segreti compositivi dei maestri che operarono tra il Cinquecento e il Seicento nelle ricche corti emiliane. Correggio, Guercino, Guido Reni, Agostino, Ludovico e Annibale Carracci, Lelio Orsi e lo Scarsellino svelano il lato meno noto della propria attività artistica nel progetto espositivo della Galleria Estense.
In mostra disegni preparatori, ma anche liberi studi d’invenzione, che testimoniano i processi creativi di alcuni pilastri dell’arte italiana e la precoce autonomia dalla pittura che questo genere di opere aveva già in parte raggiunto.
Un’occasione per ammirare capolavori di solito celati nei depositi della Galleria e di confrontarli con i dipinti degli stessi autori presenti nell’esposizione permanenti.
Quel che balza all’occhio è il valore del collezionismo dei duchi d’Este, che mostrano un gusto speciale per il disegno - genere “moderno”, per secoli oggetto dell’interesse solo di pochi ricercati cultori - fin dai tempi di Alfonso d’Este, nei cui celebri camerini del Castello di Ferrara si potevano già ammirare alcune meraviglie della grafica.
Ma è a partire dal XVII secolo che i duchi, ormai trasferiti a Modena, danno vita a una vera e propria raccolta di disegni, in grado di gareggiare con quella del cardinale fiorentino Leopoldo de’ Medici: oltre 2.840 opere tra cui esemplari di grandissimi maestri, che vanno ad arricchire un’incredibile collezione di dipinti, sculture, antichità e mirabilia.
Un patrimonio che si disgrega, purtroppo, con le requisizioni che Napoleone impone al suo arrivo nella Penisola: a prendere la strada di Parigi sono 1300 disegni, la maggior parte dei quali entrerà stabilmente nelle collezioni del Louvre senza più far ritorno a Modena.
Da Correggio a Guercino. Capolavori su carta della collezione dei Duchi d’Este sarà visitabile presso la Galleria Estense di Modena dal 17 febbraio al 13 maggio.
Leggi anche:
• A Firenze Leopoldo, principe dei collezionisti
Dal 17 febbraio una selezione di opere di grande raffinatezza aprirà lo sguardo sull’ampio repertorio di stili, tecniche e segreti compositivi dei maestri che operarono tra il Cinquecento e il Seicento nelle ricche corti emiliane. Correggio, Guercino, Guido Reni, Agostino, Ludovico e Annibale Carracci, Lelio Orsi e lo Scarsellino svelano il lato meno noto della propria attività artistica nel progetto espositivo della Galleria Estense.
In mostra disegni preparatori, ma anche liberi studi d’invenzione, che testimoniano i processi creativi di alcuni pilastri dell’arte italiana e la precoce autonomia dalla pittura che questo genere di opere aveva già in parte raggiunto.
Un’occasione per ammirare capolavori di solito celati nei depositi della Galleria e di confrontarli con i dipinti degli stessi autori presenti nell’esposizione permanenti.
Quel che balza all’occhio è il valore del collezionismo dei duchi d’Este, che mostrano un gusto speciale per il disegno - genere “moderno”, per secoli oggetto dell’interesse solo di pochi ricercati cultori - fin dai tempi di Alfonso d’Este, nei cui celebri camerini del Castello di Ferrara si potevano già ammirare alcune meraviglie della grafica.
Ma è a partire dal XVII secolo che i duchi, ormai trasferiti a Modena, danno vita a una vera e propria raccolta di disegni, in grado di gareggiare con quella del cardinale fiorentino Leopoldo de’ Medici: oltre 2.840 opere tra cui esemplari di grandissimi maestri, che vanno ad arricchire un’incredibile collezione di dipinti, sculture, antichità e mirabilia.
Un patrimonio che si disgrega, purtroppo, con le requisizioni che Napoleone impone al suo arrivo nella Penisola: a prendere la strada di Parigi sono 1300 disegni, la maggior parte dei quali entrerà stabilmente nelle collezioni del Louvre senza più far ritorno a Modena.
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