La parola a Xavier Salomon, Chief Curator della Frick Collection
Il Cavaliere Polacco, Rembrandt e il futuro che ci attende
Xavier Salomon, curatore capo della Frick Collection di New York. Photograph by Marco Furio Magliani.
Xavier Salomon
10/04/2020
Mondo - Sono Xavier Salomon, e sono il curatore capo della Frick Collection di New York. Anche noi qui a New York abbiamo chiuso il museo. E’ la quarta settimana di chiusura ed è la quarta settimana che siamo a casa.
Quindi mi piace pensare ai quadri del museo, a rivederli e re-immaginarli nella mia testa, guardando le foto, guardando i libri, ma anche parlandovi oggi di uno di questi quadri che forse è uno dei miei preferiti al museo.
Il cosiddetto Cavaliere Polacco di Rembrandt. Un quadro che Rembrandt dipinge intorno al 1655, un anno fatidico nella sua vita perché è l’anno e il periodo in cui poi Rembrandt andrà in bancarotta … E la sua carriera cambierà radicalmente.
E’ un momento di stacco nella vita di Rembrandt, un momento in cui cambierà tutto. E quindi è un momento anche come quello nostro, di adesso in cui dobbiamo abituarci a una nuova realtà, a un mondo che cambia e a una situazione intorno a noi che cambia.
Quello che è bello di questo quadro: Kenneth Clark, lo storico dell’arte inglese diceva che è forse uno dei quadri più poetici del mondo. E’ questa immagine incredibile di questo giovane ragazzo a cavallo, circondato da un paesaggio di cui si capisce poco, non si capisce se è l’alba, il tramonto, se è giorno, notte. Non si capisce dove sta andando.
Va risoluto verso una certa direzione, ma allo stesso tempo si gira e guarda indietro. C’è questo momento di dubbio, questo momento così melanconico, così strano , così misterioso.
Ed è forse uno dei quadri più misteriosi del museo. Non sappiamo per chi Rembrandt lo dipinge. Sappiamo che il costume del cavaliere è un costume probabilmente polacco, o dell’Europa dell’Est, ed è un quadro che dal 1791 al 1910, quando Frick lo compra, era in Polonia nella collezione del re Stanislao Augusto Poniatowsky, e poi nella collezione della famiglia Tarnowsky, finchè Frick lo acquista e lo porta a New York. Da qui il nome il Cavaliere Polacco. E’ stato definito come un cosacco, un cosacco a cavallo, un Lisowczycy, che erano dei soldati mercenari polacchi del ‘600. Più recentemente, dall’800 in poi, ha il nome di Polish Rider, il Cavaliere Polacco. Non sappiamo chi è, non sappiamo se è un personaggio biblico, se è un personaggio mitologico, se è un personaggio della storia, se è un personaggio inventato o addirittura un ritratto.
Rembrandt van Rijn, Il cavaliere polacco, 1655 circa, Olio su tela, 134.9 x 116.8 cm, New York, The Frick Collection
E’ un quadro totalmente avvolto nel mistero. Per questo mi sembra giusto parlare di questo quadro oggi, perché viviamo in un momento della nostra storia che è un momento misterioso. Non sappiamo come sarà il futuro, come sarà il futuro. Una delle cose più difficili di questa situazione è non solo la lotta quotidiana contro il virus contro che ci sta fermando, ma il fatto di non sapere quando questo finirà, cosa questo cambierà.
Quindi per me il Cavaliere Polacco rimane un simbolo di questa situazione nostra di oggi ma un simbolo che mi dà tanta speranza di arrivare alla fine di questa cavalcata, di questa esperienza del mondo ed uscirne, spero, in un modo migliore e ripensando ai nostri modi di vivere e di rapportarci al mondo intorno a noi.
Leggi anche:
• Enigma e mistero: Il Cavaliere polacco di Rembrandt
Quindi mi piace pensare ai quadri del museo, a rivederli e re-immaginarli nella mia testa, guardando le foto, guardando i libri, ma anche parlandovi oggi di uno di questi quadri che forse è uno dei miei preferiti al museo.
Il cosiddetto Cavaliere Polacco di Rembrandt. Un quadro che Rembrandt dipinge intorno al 1655, un anno fatidico nella sua vita perché è l’anno e il periodo in cui poi Rembrandt andrà in bancarotta … E la sua carriera cambierà radicalmente.
E’ un momento di stacco nella vita di Rembrandt, un momento in cui cambierà tutto. E quindi è un momento anche come quello nostro, di adesso in cui dobbiamo abituarci a una nuova realtà, a un mondo che cambia e a una situazione intorno a noi che cambia.
Quello che è bello di questo quadro: Kenneth Clark, lo storico dell’arte inglese diceva che è forse uno dei quadri più poetici del mondo. E’ questa immagine incredibile di questo giovane ragazzo a cavallo, circondato da un paesaggio di cui si capisce poco, non si capisce se è l’alba, il tramonto, se è giorno, notte. Non si capisce dove sta andando.
Va risoluto verso una certa direzione, ma allo stesso tempo si gira e guarda indietro. C’è questo momento di dubbio, questo momento così melanconico, così strano , così misterioso.
Ed è forse uno dei quadri più misteriosi del museo. Non sappiamo per chi Rembrandt lo dipinge. Sappiamo che il costume del cavaliere è un costume probabilmente polacco, o dell’Europa dell’Est, ed è un quadro che dal 1791 al 1910, quando Frick lo compra, era in Polonia nella collezione del re Stanislao Augusto Poniatowsky, e poi nella collezione della famiglia Tarnowsky, finchè Frick lo acquista e lo porta a New York. Da qui il nome il Cavaliere Polacco. E’ stato definito come un cosacco, un cosacco a cavallo, un Lisowczycy, che erano dei soldati mercenari polacchi del ‘600. Più recentemente, dall’800 in poi, ha il nome di Polish Rider, il Cavaliere Polacco. Non sappiamo chi è, non sappiamo se è un personaggio biblico, se è un personaggio mitologico, se è un personaggio della storia, se è un personaggio inventato o addirittura un ritratto.
Rembrandt van Rijn, Il cavaliere polacco, 1655 circa, Olio su tela, 134.9 x 116.8 cm, New York, The Frick Collection
E’ un quadro totalmente avvolto nel mistero. Per questo mi sembra giusto parlare di questo quadro oggi, perché viviamo in un momento della nostra storia che è un momento misterioso. Non sappiamo come sarà il futuro, come sarà il futuro. Una delle cose più difficili di questa situazione è non solo la lotta quotidiana contro il virus contro che ci sta fermando, ma il fatto di non sapere quando questo finirà, cosa questo cambierà.
Quindi per me il Cavaliere Polacco rimane un simbolo di questa situazione nostra di oggi ma un simbolo che mi dà tanta speranza di arrivare alla fine di questa cavalcata, di questa esperienza del mondo ed uscirne, spero, in un modo migliore e ripensando ai nostri modi di vivere e di rapportarci al mondo intorno a noi.
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