Un documentario, un capolavoro
Il mio viaggio con Goya e Jean-Claude Carrière
Jean-Claude Carrière in un'immagine del film L'Ombra di Goya di fronte a Maja Desnuda di Francisco Goya al Museo del Prado, Madrid | Courtesy © Lopez-Li Films
Piero Muscarà
21/02/2023
Mondo - ƒA segnare la riapertura della stagione 2023 di NEXO Digital e della ‘Grande Arte al Cinema’, dopo tre mesi di pausa, sarà un titolo importante - L’Ombra di Goya - un film diretto da José Luis López-Linares che accompagna lo spettatore con questo suo documentario presentato allo scorso Festival del cinema di Cannes in uno straordinario viaggio tra la Spagna e la Francia alla scoperta del genio di Francisco José de Goya y Lucientes.
Viaggio di scoperta, di meraviglia e di disvelamento che López-Linares ha potuto realizzare lavorando fianco a fianco con lo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, filosofo francese Jean-Claude Carrière. Ne è venuto fuori un capolavoro, uno di quei film che davvero chi ama l’arte dovrebbe correre al cinema a vedere, anche perché oltre alla storia - e che storia - la bellezza straordinaria delle opere di Goya merita davvero uno schermo che non sia quello del televisore di casa o di un computer portatile. E va detto senza esitazione che questo documentario lungo 90 minuti è molto più di un film su Goya. Questo è anche il racconto di una lunga avventura tra amici, una sorta di testamento, una lettera d'amore per l’arte e la bellezza che Carrière, scomparso durante le riprese del film all’età di 89 anni a Parigi nel febbraio del 2021, ha lasciato nelle mani di José Luis López-Linares.
José Luis López-Linares - courtesy © 2022 López-Li Films
In attesa dunque di andare a vedere L’Ombra di Goya al cinema - il film uscirà nelle sale italiane da lunedì 6 a mercoledì 8 marzo prossimo (qui trovate la lista completa delle sale cinematografiche) - abbiamo incontrato ‘virtualmente’ il regista spagnolo in una lunga Zoom-call tra Madrid e Venezia. Ne è venuto fuori un dialogo, più che un’intervista, che riportiamo qui nei suoi momenti più salienti.
José Luis ci racconti come è nata l’idea di fare un film su Goya.
“La più semplice che si possa immaginare. L’origine di questa storia parte da un altro film che ho realizzato nel 2016: Bosch. Il giardino dei sogni. Un documentario che ha avuto grande successo di pubblico e di critica, particolarmente apprezzato in Francia dove da subito sono stato invitato a proporre un’altra idea per un film su un artista spagnolo. Ho pensato subito a Goya (un artista nato in Spagna e morto in Francia vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo - ndr) che mi incuriosiva molto”.
E Jean-Claude Carrière ?
“Conoscevo Carrière dai tempi in cui lavoravo come direttore della fotografia di Carlos Saura e quindi mi era sembrata una buona idea coinvolgerlo. Lui amava molto la Spagna, un paese che aveva visitato un infinità di volte avendo lavorato al fianco di Luis Buñuel per tanti anni. Sapevo anche che aveva una passione particolare per Goya. Così gli ho chiesto se volesse scrivere la sceneggiatura di questo film. Mi rispose di ‘no’ che non lo avrebbe scritto, ma che sarebbe stato felice di essere ‘sul campo’ viaggiando e parlando con noi”
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
Una vera fortuna davvero.
“Sì è stato fantastico, un maestro, una guida. E’ stato sorprendente e molto generoso. Era felice di essere con noi in Spagna e noi ci siamo limitati a seguirlo in questo viaggio con due telecamere. Senza una sceneggiatura e con un programma non molto dettagliato. La curiosità è il tratto distintivo che accomuna lui e Goya. Jean-Claude ci ha permesso di vedere oltre il più semplice dei dipinti in modo totalmente inaspettato. La sua visione delle immagini era sempre interessante. Come per esempio il racconto del quadro La Caduta. Partiva da un dettaglio, come la ragazza nell’angolo con le braccia alzate, da un particolare che non vedresti, per farti scoprire una storia, per svelarti un intero mondo”.
Nel film L’Ombra di Goya ci moltissime opere, molto diverse tra loro. Prima di vedere il tuo documentario ovviamente conoscevo i grandi classici - come la Maja Desnuda - ma non avevo idea di quanto ricca e complessa fosse la sua produzione.
“Si Goya è un pittore davvero sorprendente. E’ stato fantastico scoprire come potesse realizzare dipinti così delicati, eleganti, raccontando così bene la nobilità, principi e principesse o realizzare teneri ritratti di giovani ragazzi, splendide ragazze, testimoniando frammenti di un passato così lontano. Al tempo stesso Goya è stato il pittore che più di ogni altro ha dipinto la violenza, la morte, la guerra. Pensa a quadri famosissimi come il Saturno che divora i suoi figlio all’altrettanto famoso Il 3 maggio 1808. E’ un momento preciso delle guerre napoleoniche, una testimonianza di un momento storico, e anche un film in sé”
Francisco Goya, El Tres de Mayo (1814), olio su tela, 260x340, Museo del Prado, Madrid
Sì mi ha molto colpito la descrizione di questo dipinto, come raccontata dalla moglie di Carriére, Nahal Tajadod, nel tuo film - i tre momenti il passato, il presente e il futuro. Non l’avevo mai notato, capito. Ancor più mi ha sorpreso il passaggio successivo, quello in cui l’astrofisico Michel Cassé parla della coincidenza tra la visione di Goya e l’idea del tempo di Einstein. Trovo incredibile e assolutamente non convenzionale il tuo modo di fare documentari. Come nel film sul Giardino delle delizie di Bosch anche in questo su Goya non fai portare avanti il discorso solo da storici dell’arte…oltre a Cassé nel tuo film parlano persone molto interessanti e diverse tra loro come Carlos Saura o Julian Schnabel. O l’idea di avere un medico a spiegare la sordità di Goya .. in modo così emozionante.
“Bosch era un soggetto particolarmente adatto - a causa dell’immaginario surreale che è collegato a quest’opera straordinaria - all’idea di fare un film a più voci, corale. E anche in Goya ho cercato di percorrere la stessa strada”
Penso questa sia stata una scelta molto saggia e intelligente. Perché ti consente di metterti nella posizione del tuo pubblico che non necessariamente fatto di esperti di storia dell’arte.
“Come me il pubblico è più incuriosito dalle persone che dagli esperti. Sono interessati a chi può raccontare il significato, svelare una storia, che da esperti che forse sanno troppe nozioni e poi magari si fissano su dettagli minuziosi e che spesso sono irrilevanti”
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
E’ stato facile convincere i tuoi finanziatori con una storia ambientata in un passato così lontano, il XIX secolo ?
“Per Goya come è stato immediato trovare i finanziamenti in Francia e molto più complicato convincere gli spagnoli. Paradossalmente sono stati più disponibili ad aiutarci al Louvre di quanto non lo siano stati al Prado. L’Italia, la Spagna sono paesi che hanno un patrimonio straordinario di arte che principalmente è stata realizzata nel passato e credo sia fondamentale portarla al presente, condividere con quante più persone possibile questa meravigliosa bellezza che ci circonda. Non penso il tempo sia una barriera rilevante”
Ho notato anche che nei credits de L’Ombra di Goya oltre a Jean-Claude Carriére l’altra autrice è anche la montatrice del film, Cristina Otero Roth .. anche questa una scelta non proprio usuale.
“Sì è vero. Christina mi è stata molto d’aiuto nel realizzare questo documentario. La verità è che però i miei sono film che non hanno una sceneggiatura, un trattamento quando iniziamo a fare le riprese. La sceneggiatura viene fatta dopo, alla fine del film e quindi è un processo che coinvolge molto profondamento il montaggio del girato. Quando inizio un nuovo documentario ho qualche idea, un elenco di interviste e dei luoghi dove vorrei andare. Ma le cose cambiano sempre in corso d’opera. La morte di Jean-Claude ci ha portato a voler conoscere sua moglie e alcuni suoi amici come Julian Schnabel ma non l’avevamo programmato all’inizio”.
Beh questa indeterminazione è anche una grande complessità a cui far fronte, soprattutto se pensi la cosa dal punto di vista produttivo. Se non hai uno script, non hai un budget e praticamente non puoi neppure avere un’idea precisa di quando terminerai e potrai consegnare il film. Uno scenario da inferno per un produttore e un incubo per un commissioning editor di una televisione …
“Questa è la principale ragione per cui sono sempre anche produttore dei miei film. Proviamo ad adeguare il budget in corso d’opera e continuiamo a girare il tempo che è necessario per raccogliere quello che ci serve. Goya l’ho realizzato in due anni e mezzo da quanto mi è venuta l’idea a quando era pronto ad andare in sala. Spesso superiamo il budget che stimiamo inizialmente e cerchiamo soluzioni via via che i problemi si pongono davanti a noi. Ad esempio, non potevamo immaginare che questo sarebbe stato anche l’ultimo film di Jean-Claude Carriére. E’ successo inaspettatamente”.
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
Pensi ci sia un futuro per documentari d’arte al cinema ? La pandemia sembra aver ridimensionato un settore che nel secondo decennio del 2000 funzionava molto bene.
“Gli ultimi due, tre anni sono stati molto duri sicuramente. Il pubblico che va a vedere il cinema che parla d’arte si è forse più che dimezzato nelle sale. E’ una questione che ha a che fare anche con l’età delle persone che sono interessate all’arte. Ma sono ottimista, il mercato si sta riprendendo e le persone torneranno a vedere i nostri film nei cinema. Ne sono certo”
Se dovessi in due parole dire perché andare a vedere il tuo film cosa diresti ?
“Inviterei le persone a conoscere e ad apprezzare la bellezza. Lo possono fare andando al Prado o in qualche altro museo. Oppure guardando un film. Quello che cerco di fare è condividere la bellezza che vedo con il pubblico, come se fossi con un mio amico. Penso abbiamo bisogno della bellezza perché la bellezza ci avvicina alla verità”
Mi sono segnato quella citazione che Carrière fa nel film citando José Bergamin: “Il contrario della verità non è l’errore, non è la menzogna. Il contrario della verità è la ragione”
“E’ una bellissima frase infatti. D’altra parte devo dirti che io sono un grande amante del mistero. Faccio sempre film che parlano di misteri. Penso che i misteri siano fantastici, li amo profondamente. Ma non li voglio risolvere e ‘trovare l’assassino’. Voglio divertirmi, descrivere, scoprire le cose. Non cerco la soluzione perché distruggerebbe il mistero che ci circonda. Non voglio trovarla. Sono già contento di fare le domande ..”
Viaggio di scoperta, di meraviglia e di disvelamento che López-Linares ha potuto realizzare lavorando fianco a fianco con lo scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, filosofo francese Jean-Claude Carrière. Ne è venuto fuori un capolavoro, uno di quei film che davvero chi ama l’arte dovrebbe correre al cinema a vedere, anche perché oltre alla storia - e che storia - la bellezza straordinaria delle opere di Goya merita davvero uno schermo che non sia quello del televisore di casa o di un computer portatile. E va detto senza esitazione che questo documentario lungo 90 minuti è molto più di un film su Goya. Questo è anche il racconto di una lunga avventura tra amici, una sorta di testamento, una lettera d'amore per l’arte e la bellezza che Carrière, scomparso durante le riprese del film all’età di 89 anni a Parigi nel febbraio del 2021, ha lasciato nelle mani di José Luis López-Linares.
José Luis López-Linares - courtesy © 2022 López-Li Films
In attesa dunque di andare a vedere L’Ombra di Goya al cinema - il film uscirà nelle sale italiane da lunedì 6 a mercoledì 8 marzo prossimo (qui trovate la lista completa delle sale cinematografiche) - abbiamo incontrato ‘virtualmente’ il regista spagnolo in una lunga Zoom-call tra Madrid e Venezia. Ne è venuto fuori un dialogo, più che un’intervista, che riportiamo qui nei suoi momenti più salienti.
José Luis ci racconti come è nata l’idea di fare un film su Goya.
“La più semplice che si possa immaginare. L’origine di questa storia parte da un altro film che ho realizzato nel 2016: Bosch. Il giardino dei sogni. Un documentario che ha avuto grande successo di pubblico e di critica, particolarmente apprezzato in Francia dove da subito sono stato invitato a proporre un’altra idea per un film su un artista spagnolo. Ho pensato subito a Goya (un artista nato in Spagna e morto in Francia vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo - ndr) che mi incuriosiva molto”.
E Jean-Claude Carrière ?
“Conoscevo Carrière dai tempi in cui lavoravo come direttore della fotografia di Carlos Saura e quindi mi era sembrata una buona idea coinvolgerlo. Lui amava molto la Spagna, un paese che aveva visitato un infinità di volte avendo lavorato al fianco di Luis Buñuel per tanti anni. Sapevo anche che aveva una passione particolare per Goya. Così gli ho chiesto se volesse scrivere la sceneggiatura di questo film. Mi rispose di ‘no’ che non lo avrebbe scritto, ma che sarebbe stato felice di essere ‘sul campo’ viaggiando e parlando con noi”
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
Una vera fortuna davvero.
“Sì è stato fantastico, un maestro, una guida. E’ stato sorprendente e molto generoso. Era felice di essere con noi in Spagna e noi ci siamo limitati a seguirlo in questo viaggio con due telecamere. Senza una sceneggiatura e con un programma non molto dettagliato. La curiosità è il tratto distintivo che accomuna lui e Goya. Jean-Claude ci ha permesso di vedere oltre il più semplice dei dipinti in modo totalmente inaspettato. La sua visione delle immagini era sempre interessante. Come per esempio il racconto del quadro La Caduta. Partiva da un dettaglio, come la ragazza nell’angolo con le braccia alzate, da un particolare che non vedresti, per farti scoprire una storia, per svelarti un intero mondo”.
Nel film L’Ombra di Goya ci moltissime opere, molto diverse tra loro. Prima di vedere il tuo documentario ovviamente conoscevo i grandi classici - come la Maja Desnuda - ma non avevo idea di quanto ricca e complessa fosse la sua produzione.
“Si Goya è un pittore davvero sorprendente. E’ stato fantastico scoprire come potesse realizzare dipinti così delicati, eleganti, raccontando così bene la nobilità, principi e principesse o realizzare teneri ritratti di giovani ragazzi, splendide ragazze, testimoniando frammenti di un passato così lontano. Al tempo stesso Goya è stato il pittore che più di ogni altro ha dipinto la violenza, la morte, la guerra. Pensa a quadri famosissimi come il Saturno che divora i suoi figlio all’altrettanto famoso Il 3 maggio 1808. E’ un momento preciso delle guerre napoleoniche, una testimonianza di un momento storico, e anche un film in sé”
Francisco Goya, El Tres de Mayo (1814), olio su tela, 260x340, Museo del Prado, Madrid
Sì mi ha molto colpito la descrizione di questo dipinto, come raccontata dalla moglie di Carriére, Nahal Tajadod, nel tuo film - i tre momenti il passato, il presente e il futuro. Non l’avevo mai notato, capito. Ancor più mi ha sorpreso il passaggio successivo, quello in cui l’astrofisico Michel Cassé parla della coincidenza tra la visione di Goya e l’idea del tempo di Einstein. Trovo incredibile e assolutamente non convenzionale il tuo modo di fare documentari. Come nel film sul Giardino delle delizie di Bosch anche in questo su Goya non fai portare avanti il discorso solo da storici dell’arte…oltre a Cassé nel tuo film parlano persone molto interessanti e diverse tra loro come Carlos Saura o Julian Schnabel. O l’idea di avere un medico a spiegare la sordità di Goya .. in modo così emozionante.
“Bosch era un soggetto particolarmente adatto - a causa dell’immaginario surreale che è collegato a quest’opera straordinaria - all’idea di fare un film a più voci, corale. E anche in Goya ho cercato di percorrere la stessa strada”
Penso questa sia stata una scelta molto saggia e intelligente. Perché ti consente di metterti nella posizione del tuo pubblico che non necessariamente fatto di esperti di storia dell’arte.
“Come me il pubblico è più incuriosito dalle persone che dagli esperti. Sono interessati a chi può raccontare il significato, svelare una storia, che da esperti che forse sanno troppe nozioni e poi magari si fissano su dettagli minuziosi e che spesso sono irrilevanti”
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
E’ stato facile convincere i tuoi finanziatori con una storia ambientata in un passato così lontano, il XIX secolo ?
“Per Goya come è stato immediato trovare i finanziamenti in Francia e molto più complicato convincere gli spagnoli. Paradossalmente sono stati più disponibili ad aiutarci al Louvre di quanto non lo siano stati al Prado. L’Italia, la Spagna sono paesi che hanno un patrimonio straordinario di arte che principalmente è stata realizzata nel passato e credo sia fondamentale portarla al presente, condividere con quante più persone possibile questa meravigliosa bellezza che ci circonda. Non penso il tempo sia una barriera rilevante”
Ho notato anche che nei credits de L’Ombra di Goya oltre a Jean-Claude Carriére l’altra autrice è anche la montatrice del film, Cristina Otero Roth .. anche questa una scelta non proprio usuale.
“Sì è vero. Christina mi è stata molto d’aiuto nel realizzare questo documentario. La verità è che però i miei sono film che non hanno una sceneggiatura, un trattamento quando iniziamo a fare le riprese. La sceneggiatura viene fatta dopo, alla fine del film e quindi è un processo che coinvolge molto profondamento il montaggio del girato. Quando inizio un nuovo documentario ho qualche idea, un elenco di interviste e dei luoghi dove vorrei andare. Ma le cose cambiano sempre in corso d’opera. La morte di Jean-Claude ci ha portato a voler conoscere sua moglie e alcuni suoi amici come Julian Schnabel ma non l’avevamo programmato all’inizio”.
Beh questa indeterminazione è anche una grande complessità a cui far fronte, soprattutto se pensi la cosa dal punto di vista produttivo. Se non hai uno script, non hai un budget e praticamente non puoi neppure avere un’idea precisa di quando terminerai e potrai consegnare il film. Uno scenario da inferno per un produttore e un incubo per un commissioning editor di una televisione …
“Questa è la principale ragione per cui sono sempre anche produttore dei miei film. Proviamo ad adeguare il budget in corso d’opera e continuiamo a girare il tempo che è necessario per raccogliere quello che ci serve. Goya l’ho realizzato in due anni e mezzo da quanto mi è venuta l’idea a quando era pronto ad andare in sala. Spesso superiamo il budget che stimiamo inizialmente e cerchiamo soluzioni via via che i problemi si pongono davanti a noi. Ad esempio, non potevamo immaginare che questo sarebbe stato anche l’ultimo film di Jean-Claude Carriére. E’ successo inaspettatamente”.
Still dal film L'Ombra di Goya | Courtesy © Lopez-Li Films
Pensi ci sia un futuro per documentari d’arte al cinema ? La pandemia sembra aver ridimensionato un settore che nel secondo decennio del 2000 funzionava molto bene.
“Gli ultimi due, tre anni sono stati molto duri sicuramente. Il pubblico che va a vedere il cinema che parla d’arte si è forse più che dimezzato nelle sale. E’ una questione che ha a che fare anche con l’età delle persone che sono interessate all’arte. Ma sono ottimista, il mercato si sta riprendendo e le persone torneranno a vedere i nostri film nei cinema. Ne sono certo”
Se dovessi in due parole dire perché andare a vedere il tuo film cosa diresti ?
“Inviterei le persone a conoscere e ad apprezzare la bellezza. Lo possono fare andando al Prado o in qualche altro museo. Oppure guardando un film. Quello che cerco di fare è condividere la bellezza che vedo con il pubblico, come se fossi con un mio amico. Penso abbiamo bisogno della bellezza perché la bellezza ci avvicina alla verità”
Mi sono segnato quella citazione che Carrière fa nel film citando José Bergamin: “Il contrario della verità non è l’errore, non è la menzogna. Il contrario della verità è la ragione”
“E’ una bellissima frase infatti. D’altra parte devo dirti che io sono un grande amante del mistero. Faccio sempre film che parlano di misteri. Penso che i misteri siano fantastici, li amo profondamente. Ma non li voglio risolvere e ‘trovare l’assassino’. Voglio divertirmi, descrivere, scoprire le cose. Non cerco la soluzione perché distruggerebbe il mistero che ci circonda. Non voglio trovarla. Sono già contento di fare le domande ..”
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