In mostra nel Regno Unito i capolavori della Collezione Iannaccone
Il Novecento italiano conquista Londra
Scipione, Natura morta con piuma, 1929. Collezione Giuseppe Iannaccone
Francesca Grego
25/09/2018
Mondo - La pittura dell’Italia tra le due guerre sbarca oltre la Manica con i capolavori della Collezione Iannaccone. Tempio britannico del Futurismo, la Estorick Collection of Modern Italian Art accoglierà per tre mesi una cinquantina di opere provenienti dalla prestigiosa raccolta milanese, che dagli anni Novanta è un punto di riferimento per gli amanti del Novecento nazionale.
La proposta per il pubblico inglese è quella di un viaggio tra gli artisti, i movimenti e le icone di una stagione italiana poco nota all’estero, vista attraverso lo sguardo di un collezionista appassionato.
Lo stile lirico ed espressionistico della Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), le atmosfere aeree che i Sei di Torino (da Gigi Chessa a Carlo Levi) sviluppano sulla scia dei post-Impressionisti francesi, il vigore umano e politico del gruppo di Corrente (Renato Birolli, Ernesto Treccani, Emilio Vedova) che trova l’ispirazione ideale nella Guernica di Picasso, affiancano le personalità di pittori solitari come Filippo de Pisis, senza dimenticare importanti lavori di Ottone Rosai, Fausto Pirandello, Renato Guttuso e una rara scultura figurativa di Lucio Fontana.
Già, perché è proprio sulla figurazione che si gioca la partita dell’avvocato Giuseppe Iannaccone, che si è avvicinato all’arte come antidoto contro lo stress: “Visitando i musei milanesi come la Pinacoteca di Brera o Palazzo Reale”, ha spiegato Iannacone, “guardavo dipinti di ogni stile e periodo, ma a conquistarmi sono state quelle opere di un realismo che contemplasse la figura umana”.
“Realismo per me non significa semplicemente riprodurre l’apparenza fisica di qualcuno”, continua il collezionista: “Vuol dire trasmettere, con sensibilità e umanità, le gioie, i bisogni, le preoccupazioni dell’anima… Sono stato guidato perciò dal desiderio intimo e perentorio di questi pittori di rappresentare l’Italia autentica di quegli anni in modo chiaro e immediato, dipingendo solo ciò che sentivano e non quello che ci si aspettava da loro o quel che era imposto dalla cultura del Regime”.
In tempi recenti la Collezione Iannaccone si è aperta all’arte contemporanea, arricchendosi di opere di giovani talenti e artisti affermati, spaziando tra pittura, scultura, disegno, fotografia: da Tracey Emin a William Kentridge, da Shirin Neshat a Nan Goldin, Juan Muñoz o Roberto Cuoghi. Ma questa è un’altra storia.
A New Figurative Art 1920-1945. Works from the Giuseppe Iannaccone Collection è in programma alla Estorick Collection di Londra dal 26 settembre al 23 dicembre.
Leggi anche:
• Cento anni di arte italiana in 630 capolavori inediti
• Alla National Gallery Mantegna e Bellini: artisti allo specchio
La proposta per il pubblico inglese è quella di un viaggio tra gli artisti, i movimenti e le icone di una stagione italiana poco nota all’estero, vista attraverso lo sguardo di un collezionista appassionato.
Lo stile lirico ed espressionistico della Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), le atmosfere aeree che i Sei di Torino (da Gigi Chessa a Carlo Levi) sviluppano sulla scia dei post-Impressionisti francesi, il vigore umano e politico del gruppo di Corrente (Renato Birolli, Ernesto Treccani, Emilio Vedova) che trova l’ispirazione ideale nella Guernica di Picasso, affiancano le personalità di pittori solitari come Filippo de Pisis, senza dimenticare importanti lavori di Ottone Rosai, Fausto Pirandello, Renato Guttuso e una rara scultura figurativa di Lucio Fontana.
Già, perché è proprio sulla figurazione che si gioca la partita dell’avvocato Giuseppe Iannaccone, che si è avvicinato all’arte come antidoto contro lo stress: “Visitando i musei milanesi come la Pinacoteca di Brera o Palazzo Reale”, ha spiegato Iannacone, “guardavo dipinti di ogni stile e periodo, ma a conquistarmi sono state quelle opere di un realismo che contemplasse la figura umana”.
“Realismo per me non significa semplicemente riprodurre l’apparenza fisica di qualcuno”, continua il collezionista: “Vuol dire trasmettere, con sensibilità e umanità, le gioie, i bisogni, le preoccupazioni dell’anima… Sono stato guidato perciò dal desiderio intimo e perentorio di questi pittori di rappresentare l’Italia autentica di quegli anni in modo chiaro e immediato, dipingendo solo ciò che sentivano e non quello che ci si aspettava da loro o quel che era imposto dalla cultura del Regime”.
In tempi recenti la Collezione Iannaccone si è aperta all’arte contemporanea, arricchendosi di opere di giovani talenti e artisti affermati, spaziando tra pittura, scultura, disegno, fotografia: da Tracey Emin a William Kentridge, da Shirin Neshat a Nan Goldin, Juan Muñoz o Roberto Cuoghi. Ma questa è un’altra storia.
A New Figurative Art 1920-1945. Works from the Giuseppe Iannaccone Collection è in programma alla Estorick Collection di Londra dal 26 settembre al 23 dicembre.
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