L'apertura al pubblico dal 17 giugno
La nuova Tate Modern in tutto il suo splendore
Photo © Herzog & de Meuron & Hayes Davidson
Ludovica Sanfelice
15/06/2016
Mondo - Londra fibrilla per l’inaugurazione della nuova ala della Tate Modern, colossale estensione del tempio dell’arte contemporanea progettata dallo studio elvetico Herzog & De Meuron.
Architettura di un museo del futuro
L’originale complesso aperto nel 2000 e oggi considerato una cattedrale culturale della city, era studiato per accogliere 2 milioni di visitatori l’anno ma già da anni l’affluenza aveva raggiunto i 5 milioni di unità. Una valida ragione per immaginare più ampi spazi.
L’intervento di costruzione di una torre aggiuntiva dalla trionfale architettura piramidale su cui sono stati investiti 260 milioni di sterline, assicura oggi al polo la possibilità di reinventare l’esperienza museale aumentando del 60% la capacità espositiva delle collezioni.
Solo tre dei dieci livelli che compongono la nuova Tate saranno però realmente destinati all’arte, il resto sarà messo a profitto attraverso un ristorante, una piattaforma panoramica, un bar, un negozio e uno spazio riservato agli eventi a completamento di un’offerta orientata ad un pubblico più ampio e diversificato.
Struttura aperta per un mondo globalizzato
L’intenzione di democratizzare il museo attraverso un modello architettonico aperto alla partecipazione e al coinvolgimento sensoriale, secondo gli spiriti più critici potrebbe ridurre la nuova Tate ad un’iconica attrazione turistica, perfettamente espressa nella nuova spettacolare Switch House, ma la nuova direttrice, Frances Morris promette che l’ampliamento consentirà di offrire visibilità permanente alla diversità culturale con importanti aperture alla fotografia, alle grandi installazioni, alla visione delle artiste donne e più di tutto all’arte non occidentale.
Rivoluzione di pensiero
L’impianto interpretativo dell’arte del XX secolo passa tradizionalmente per l’Occidente e per l’uomo. Tuttavia, in un mondo globalizzato occorre munirsi di un grand’angolo per inquadrare correttamente il ben più ampio e complicato panorama che nella visione più consueta ci siamo preclusi. La nuova Tate si propone proprio di colmare questo vuoto accostando ai “classici” opere meno familiari di artisti internazionali che la galleria ha raccolto nelle sue collezioni fin dall’apertura.
Architettura di un museo del futuro
L’originale complesso aperto nel 2000 e oggi considerato una cattedrale culturale della city, era studiato per accogliere 2 milioni di visitatori l’anno ma già da anni l’affluenza aveva raggiunto i 5 milioni di unità. Una valida ragione per immaginare più ampi spazi.
L’intervento di costruzione di una torre aggiuntiva dalla trionfale architettura piramidale su cui sono stati investiti 260 milioni di sterline, assicura oggi al polo la possibilità di reinventare l’esperienza museale aumentando del 60% la capacità espositiva delle collezioni.
Solo tre dei dieci livelli che compongono la nuova Tate saranno però realmente destinati all’arte, il resto sarà messo a profitto attraverso un ristorante, una piattaforma panoramica, un bar, un negozio e uno spazio riservato agli eventi a completamento di un’offerta orientata ad un pubblico più ampio e diversificato.
Struttura aperta per un mondo globalizzato
L’intenzione di democratizzare il museo attraverso un modello architettonico aperto alla partecipazione e al coinvolgimento sensoriale, secondo gli spiriti più critici potrebbe ridurre la nuova Tate ad un’iconica attrazione turistica, perfettamente espressa nella nuova spettacolare Switch House, ma la nuova direttrice, Frances Morris promette che l’ampliamento consentirà di offrire visibilità permanente alla diversità culturale con importanti aperture alla fotografia, alle grandi installazioni, alla visione delle artiste donne e più di tutto all’arte non occidentale.
Rivoluzione di pensiero
L’impianto interpretativo dell’arte del XX secolo passa tradizionalmente per l’Occidente e per l’uomo. Tuttavia, in un mondo globalizzato occorre munirsi di un grand’angolo per inquadrare correttamente il ben più ampio e complicato panorama che nella visione più consueta ci siamo preclusi. La nuova Tate si propone proprio di colmare questo vuoto accostando ai “classici” opere meno familiari di artisti internazionali che la galleria ha raccolto nelle sue collezioni fin dall’apertura.
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