Dal 14 giugno in mostra a Lussemburgo
Lo Pseudo Seneca Farnese vola alla Corte di Giustizia Europea
Pseudo Seneca in marmo, II secolo d.C. Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Francesca Grego
12/06/2018
Mondo - Se quest’uomo dalla fronte segnata sia davvero il filosofo Lucio Anneo Seneca non è dato saperlo. Ma certamente “dietro la capigliatura trasandata, il volto rugoso e sofferente, si annida la vitalità dello sguardo, specchio di un intelletto che supera le difficoltà delle categorie dello spazio e del tempo”. Ad affermarlo è il direttore del MANN di Napoli Paolo Giulierini, alla vigilia del debutto dello Pseudo Seneca in marmo nella sede della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in Lussemburgo.
La scultura, che probabilmente faceva parte dell’arredo di una sontuosa villa romana dell’antica Stabiae, darà il cambio a un altro famoso busto, quello di Socrate, prima opera italiana a varcare le soglie del Palazzo lussemburghese, con cui lo Pseudo Seneca ha condiviso parte della sua storia: prima nella prestigiosa Collezione Farnese e poi nelle raccolte del Museo Archeologico partenopeo.
“Uno, nessuno, centomila volti: questo è in fondo il significato del ritratto dello Pseudo-Seneca”, così Giulierini presenterà l’opera alla cerimonia di inaugurazione di giovedì 15 giugno a Lussemburgo, dove la scultura resterà per 18 mesi.
“Abbandonata nel tempo l’identificazione con il maestro di Nerone - continua il direttore - si sono fatti i nomi di Aristofane, Esopo, Esiodo, Callimaco o Apollonio Rodio. Possiamo comunque ritenere con assoluta certezza che il personaggio raffigurato doveva godere di grande notorietà, come prova l’elevato numero di repliche di età romana pervenutoci, che consta di quaranta riproduzioni in marmo. Più forse, l’originale greco, in bronzo, sempre conservato a Napoli, proveniente dalla Villa dei Papiri, lussuosa dimora di Ercolano che ha restituito un vastissimo campionario di ritratti di filosofi, dinasti, poeti e letterati.
L’intelligenza e il rispetto delle leggi sono i valori che le due opere del MANN esposte alla Corte di Giustizia esprimono: se ne va l’Erma di Socrate, di un uomo che preferì morire piuttosto che affrancarsi dal rispetto delle leggi e giunge quella di un altro, probabile, grandissimo personaggio”.
Continua dunque il percorso di collaborazioni internazionali intrapreso dal Museo Archeologico, che ha coinvolto interlocutori come l’Ermitage di San Pietroburgo e il J.P. Getty Museum di Los Angeles. E prosegue il dialogo dei tesori dell’antichità con gli stati e le istituzioni europee sotto l’egida del progetto OBVIA avviato dal MANN che, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, mira a favorire la “disseminazione” della conoscenza del patrimonio del museo e la promozione della sua immagine presso nuove fasce di pubblico internazionali.
Leggi anche:
• Quando le statue erano a colori: in viaggio nel tempo con i capolavori del MANN
• Picta Fragmenta: al MANN la pittura di Pompei guarda al futuro
La scultura, che probabilmente faceva parte dell’arredo di una sontuosa villa romana dell’antica Stabiae, darà il cambio a un altro famoso busto, quello di Socrate, prima opera italiana a varcare le soglie del Palazzo lussemburghese, con cui lo Pseudo Seneca ha condiviso parte della sua storia: prima nella prestigiosa Collezione Farnese e poi nelle raccolte del Museo Archeologico partenopeo.
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“Abbandonata nel tempo l’identificazione con il maestro di Nerone - continua il direttore - si sono fatti i nomi di Aristofane, Esopo, Esiodo, Callimaco o Apollonio Rodio. Possiamo comunque ritenere con assoluta certezza che il personaggio raffigurato doveva godere di grande notorietà, come prova l’elevato numero di repliche di età romana pervenutoci, che consta di quaranta riproduzioni in marmo. Più forse, l’originale greco, in bronzo, sempre conservato a Napoli, proveniente dalla Villa dei Papiri, lussuosa dimora di Ercolano che ha restituito un vastissimo campionario di ritratti di filosofi, dinasti, poeti e letterati.
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Continua dunque il percorso di collaborazioni internazionali intrapreso dal Museo Archeologico, che ha coinvolto interlocutori come l’Ermitage di San Pietroburgo e il J.P. Getty Museum di Los Angeles. E prosegue il dialogo dei tesori dell’antichità con gli stati e le istituzioni europee sotto l’egida del progetto OBVIA avviato dal MANN che, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, mira a favorire la “disseminazione” della conoscenza del patrimonio del museo e la promozione della sua immagine presso nuove fasce di pubblico internazionali.
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