Dal 26 gennaio al 25 maggio presso il museo d’arte di Riehen (Basilea)
Luci del nord. La Fondation Beyeler accoglie il fascino della natura nordica
Edvard Munch, Notte stellata, 1922–1924, Olio su tea, 119 x 140 cm Munchmuseet, Oslo | Foto: © Munchmuseet/Halvor Bjørngård
Samantha De Martin
17/12/2024
Mondo - La magia delle notti bianche, con la luce senza fine dei giorni d’estate, l’inverno, distese infinite di boschi, l’aurora boreale, paesaggi immortalati dall'alto, come da un drone.
Il fascino della natura nordica, in particolare la foresta boreale, è il filo conduttore che unisce i 70 dipinti al centro della mostra tematica Luci del nord, accolta nelle sale della Fondation Beyeler, museo d’arte di Riehen (Basilea), dal 26 gennaio al 25 maggio.
Il percorso si concentrerà sui dipinti di paesaggio eseguiti tra il 1880 e il 1930 da artiste e artisti scandinavi, finlandesi e canadesi, inclusi i capolavori della pittrice svedese Hilma af Klint e di Edvar Munch. La foresta boreale, con i suoi boschi sconfinati di conifere, l’acqua degli innumerevoli laghi e fiordi, il vento che continuamente ne trasforma la superficie, e poi la neve, le mistiche aurore boreali che rischiarano il cielo di colori luminescenti, hanno ispirato artisti come Helmi Biese, Anna Boberg, Emily Carr, del principe Eugenio, di Gustaf Fjæstad, Akseli Gallen-Kallela, Lawren S. Harris, Hilma af Klint, J. E. H. MacDonald, Edvard Munch, Ivan Šiškin, Harald Sohlberg e Tom Thomson.
Sebbene molti di loro siano celebrati in patria alla stregua di eroi nazionali, per la maggior parte dei visitatori alle nostre latitudini essi potrebbero rappresentare una scoperta avvincente.
Hilma di Klint, Alba, lavori preparatori per il Gruppo III, 1907 Olio su tela, 95x60 cm HaK 37 Per gentile concessione della Fondazione Hilma af Klint
I loro pennelli non hanno eletto questi fenomeni naturali esclusivamente come motivi pittorici, ma li hanno adoperati come una forza vitale travolgente che ha pervaso la loro opera. Questi pittori non si limitarono a fissare sulla tela il visibile, ma diedero forma anche a rappresentazioni che trascinano ancora oggi gli osservatori nelle vastità della foresta boreale portandoli a ripensare la relazione tra uomo e natura.
Ad accomunare gli artisti in mostra è l’intensità di una pittura che sembra commisurata a quella della natura, restituita attraverso l’uso di colori brillanti, pennellate dense di espressione, distorsioni compositive e prospettiche anticonvenzionali, l’introduzione di un elemento psicologico o semplicemente attraverso la semplice grandezza dei formati.
Libera dal seguire una particolare cronologia, l’esposizione descrive il personale modo di artisti e artiste di avvicinarsi all’ambiente che li circondava traducendo in dipinti paesaggistici la propria immagine della natura. Per il pubblico sarà anche un’occasione per riconoscere l’influenza esercitata sui colleghi nordici da alcuni maestri delle avanguardie novecentesche, da Vincent van Gogh a Henri Matisse, che consentirono alla moderna pittura di paesaggio nordica di accogliere nuove prospettive su colore, luce e forma.
Nel fare proprie queste idee i pittori e le pittrici del nord diedero vita a un’avanguardia specificatamente nordica, un approccio etico finalizzato a celebrare la natura del nord in tutta la sua indomita bellezza.
Il principe Eugenio, Lago Orlången, Balingsta, 1891, Olio su tela, 81 x 90 cm, Principe Eugens Waldemarsudde, Stoccolma Foto: © Lars Engelhardt/Prins Eugens Waldemarsudde
Tra il 1870 e il 1920 la pittura nordica visse un momento di grande fioritura artistica. Uno degli elementi più tipici, soprattutto nelle opere dei finlandesi e degli scandinavi, è il punto di vista dall’alto: paesaggi panoramici di cui si ha oggi l’impressione che siano stati realizzati con l’uso di un drone. Helmi Biese, ma anche Akseli Gallen-Kallela, Anna Boberg e il principe Eugenio non si limitavano nei loro dipinti a imitare la natura, ma la ricreavano.
E in tanta immensità cosa resta dell’essere umano? Pur essendo costantemente presente è spesso relegato ai margini della scena. Basti pensare ai paesaggi dell’anima di Edvard Munch, alle sue ombre o al fumo del treno che si dissolve. Nelle vedute panoramiche di Gustaf Fjæstad alcuni dettagli come le orme sulla neve, ci inducono a riflettere su quanto sia transitorio l’uomo secondo il metro della natura eterna. Probabilmente l’assenza dell’elemento umano ha anche a che fare con un ideale che portava questi pittori a evocare nei loro dipinti l'utopico desiderio di una natura incontaminata, lontana dal veloce incedere dell’industrializzazione e dello sfruttamento dei boschi boreali.
Su incarico della Fondation Beyeler l’artista danese contemporaneo Jakob Kudsk Steensen, classe 1987, ha creato una nuova installazione digitale che verrà inaugurata in questa occasione. In Boreal Dreams Steensen considera gli effetti della crisi climatica sull’ecosistema della zona boreale attraverso la creazione di paesaggi virtuali basati su dati scientifici raccolti sul campo e sulla tecnologia del gaming.
La mostra della Fondation Beyeler e del Buffalo AKG Art Museum, Buffalo di New York, è curata da Ulf Küster, in stretta collaborazione con Helga Christoffersen, ed è promossa dalla New Carlsberg Foundation e dalla Danish Arts Foundation.
Il fascino della natura nordica, in particolare la foresta boreale, è il filo conduttore che unisce i 70 dipinti al centro della mostra tematica Luci del nord, accolta nelle sale della Fondation Beyeler, museo d’arte di Riehen (Basilea), dal 26 gennaio al 25 maggio.
Il percorso si concentrerà sui dipinti di paesaggio eseguiti tra il 1880 e il 1930 da artiste e artisti scandinavi, finlandesi e canadesi, inclusi i capolavori della pittrice svedese Hilma af Klint e di Edvar Munch. La foresta boreale, con i suoi boschi sconfinati di conifere, l’acqua degli innumerevoli laghi e fiordi, il vento che continuamente ne trasforma la superficie, e poi la neve, le mistiche aurore boreali che rischiarano il cielo di colori luminescenti, hanno ispirato artisti come Helmi Biese, Anna Boberg, Emily Carr, del principe Eugenio, di Gustaf Fjæstad, Akseli Gallen-Kallela, Lawren S. Harris, Hilma af Klint, J. E. H. MacDonald, Edvard Munch, Ivan Šiškin, Harald Sohlberg e Tom Thomson.
Sebbene molti di loro siano celebrati in patria alla stregua di eroi nazionali, per la maggior parte dei visitatori alle nostre latitudini essi potrebbero rappresentare una scoperta avvincente.
Hilma di Klint, Alba, lavori preparatori per il Gruppo III, 1907 Olio su tela, 95x60 cm HaK 37 Per gentile concessione della Fondazione Hilma af Klint
I loro pennelli non hanno eletto questi fenomeni naturali esclusivamente come motivi pittorici, ma li hanno adoperati come una forza vitale travolgente che ha pervaso la loro opera. Questi pittori non si limitarono a fissare sulla tela il visibile, ma diedero forma anche a rappresentazioni che trascinano ancora oggi gli osservatori nelle vastità della foresta boreale portandoli a ripensare la relazione tra uomo e natura.
Ad accomunare gli artisti in mostra è l’intensità di una pittura che sembra commisurata a quella della natura, restituita attraverso l’uso di colori brillanti, pennellate dense di espressione, distorsioni compositive e prospettiche anticonvenzionali, l’introduzione di un elemento psicologico o semplicemente attraverso la semplice grandezza dei formati.
Libera dal seguire una particolare cronologia, l’esposizione descrive il personale modo di artisti e artiste di avvicinarsi all’ambiente che li circondava traducendo in dipinti paesaggistici la propria immagine della natura. Per il pubblico sarà anche un’occasione per riconoscere l’influenza esercitata sui colleghi nordici da alcuni maestri delle avanguardie novecentesche, da Vincent van Gogh a Henri Matisse, che consentirono alla moderna pittura di paesaggio nordica di accogliere nuove prospettive su colore, luce e forma.
Nel fare proprie queste idee i pittori e le pittrici del nord diedero vita a un’avanguardia specificatamente nordica, un approccio etico finalizzato a celebrare la natura del nord in tutta la sua indomita bellezza.
Il principe Eugenio, Lago Orlången, Balingsta, 1891, Olio su tela, 81 x 90 cm, Principe Eugens Waldemarsudde, Stoccolma Foto: © Lars Engelhardt/Prins Eugens Waldemarsudde
Tra il 1870 e il 1920 la pittura nordica visse un momento di grande fioritura artistica. Uno degli elementi più tipici, soprattutto nelle opere dei finlandesi e degli scandinavi, è il punto di vista dall’alto: paesaggi panoramici di cui si ha oggi l’impressione che siano stati realizzati con l’uso di un drone. Helmi Biese, ma anche Akseli Gallen-Kallela, Anna Boberg e il principe Eugenio non si limitavano nei loro dipinti a imitare la natura, ma la ricreavano.
E in tanta immensità cosa resta dell’essere umano? Pur essendo costantemente presente è spesso relegato ai margini della scena. Basti pensare ai paesaggi dell’anima di Edvard Munch, alle sue ombre o al fumo del treno che si dissolve. Nelle vedute panoramiche di Gustaf Fjæstad alcuni dettagli come le orme sulla neve, ci inducono a riflettere su quanto sia transitorio l’uomo secondo il metro della natura eterna. Probabilmente l’assenza dell’elemento umano ha anche a che fare con un ideale che portava questi pittori a evocare nei loro dipinti l'utopico desiderio di una natura incontaminata, lontana dal veloce incedere dell’industrializzazione e dello sfruttamento dei boschi boreali.
Su incarico della Fondation Beyeler l’artista danese contemporaneo Jakob Kudsk Steensen, classe 1987, ha creato una nuova installazione digitale che verrà inaugurata in questa occasione. In Boreal Dreams Steensen considera gli effetti della crisi climatica sull’ecosistema della zona boreale attraverso la creazione di paesaggi virtuali basati su dati scientifici raccolti sul campo e sulla tecnologia del gaming.
La mostra della Fondation Beyeler e del Buffalo AKG Art Museum, Buffalo di New York, è curata da Ulf Küster, in stretta collaborazione con Helga Christoffersen, ed è promossa dalla New Carlsberg Foundation e dalla Danish Arts Foundation.
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