A Vienna dal 17 settembre al 9 gennaio
Picasso e Modigliani: un incontro all'Albertina nel segno del primitivismo
Amedeo Modigliani, Nudo femminile sdraiato su un cuscino, 1917 circa, Stoccarda, Staatsgalerie Stuttgart | Courtesy © bpk, Staatsgalerie Stuttgart
Samantha De Martin
25/06/2021
Mondo - Dopo una vita trascorsa a sfidarsi (e ammirarsi) in singolar tenzone a colpi di pennello, il maestro dei colli di cigno e il collega de Les demoiselles d'Avignon si apprestano a sbarcare per la prima volta in Austria, tra le sale dell’Albertina, per una grande mostra dedicata al confronto dei due giganti dell’arte con il primitivismo.
Questo dialogo tra i capolavori di Amedeo Modigliani e Pablo Picasso, in dialogo con i manufatti di culture preistoriche, arcaiche ed extraeuropee, prende forma dal 17 settembre al 9 gennaio 2022 a Vienna, dopo il rinvio di un anno dovuto alla pandemia.
Così a 101 anni dalla morte del pittore di Livorno - che depose sulla tela i propri demoni per regalare all’umanità forme eleganti e irrequieti occhi di cielo, travalicando l’aura mitica del bevitore bohémien, tombeur de femmes, travolto dalle droghe e morto in miseria, per ascriversi nel firmamento dei pittori d’avanguardia - una mostra celebra l’artista collocandolo al centro della rivoluzione primitivista.
Amedeo Modigliani, Nudo seduto, 1917, Museo reale di Belle Arti, Anversa | Foto: Hugo Maertens | Courtesy © KMSKA, Lukasweb – Art in Flanders
Lo stile di questo genio carismatico ed energico, popolato di elementi di arte africana e primitiva, emerge da 130 oggetti provenienti da collezioni private, dai musei di Stati Uniti, Singapore, Regno Unito e Russia, dal Musée Picasso di Parigi e dalla collezione Jonas Netter, grande sostenitore di Modigliani quando quest’ultimo era ancora in vita.
La considerazione del pittore livornese per il talento collega spagnolo è risaputa, non priva tuttavia di una buona dose di ironia al vetriolo, come emerge dal Ritratto di Picasso che Modigliani realizza nel 1915, dove la scritta sulla destra “Savoir”, oltre a rappresentare un motto di omaggio al genio di Picasso, sembra essere anche una punzecchiata al “monsieur je-sais-tout”. Modì lo aveva conosciuto a Parigi, nel quartiere di Montmartre, dove era anche riuscito a entrare in contatto con i grandi del suo tempo Matisse e Diego Rivera, di cui ci lascia impressionanti ritratti. Eppure Modigliani rimase uno sconosciuto per tutta la sua vita. Gli scandali causati da presunti quadri pornografici ne frenarono il successo e anche dal punto di vista stilistico, l'artista italiano rimase sempre un outsider del pennello, un solitario di bell’aspetto, ma arrogante all’apparenza, che scelse di percorrere una strada artistica individuale, pur riuscendo a gettare un ponte avanguardista tra arte moderna ed epoche lontanissime, con un linguaggio che assurge a sintesi precisa tra diversi tipi d’arte.
Pablo Picasso, Busto di un uomo (Studio per Les Demoiselles d’Avignon), 1907 | Foto: © Adrien Didierjean / Bildrecht, Vienna 2021 © Succession Picasso / RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris)
Ad avvicinarlo ai suoi antagonisti - Pablo Picasso, Constantin Brâncuşi e André Derain - è proprio la ripresa di elementi di arte africana e primitiva. È proprio su questo confronto perenne con le opere del primitivismo che si incentra la singolare retrospettiva dell’Albertina organizzata con l'eccezionale sostegno del Musée national Picasso-Parigi e curata da Marc Restellini, storico dell’arte parigino, autore anche di un catalogo ragionato delle opere di Modigliani.
Tra i capolavori in mostra Nudo seduto di Modigliani, dal Museo Reale di Belle Arti di Anversa, un Nudo di donna sdraiato su cuscino in arrivo dalla Staatsgalerie di Stoccarda, oltre a un Busto di uomo di Picasso (uno studio per Les Demoiselles d’Avignon), dal Musée national Picasso di Parigi.
Amedeo Modigliani, Testa, 1913 | Courtesy © bpk / Staatliche Kunsthalle Karlsruhe
Se per gli altri colleghi il primitivismo è solo un passaggio, Modigliani rimarrà legato per sempre a questo filone di ricerca, seguendone fino in fondo la strada secondo un progetto consapevole e ben costruito. L’anonimato delle sue cariatidi acquista vita e individualità attraverso personaggi reali, riconoscibili, per sfociare in veri e propri ritratti, cui manca però qualsiasi riferimento al mondo esterno.
Oltre a esaminare il rapporto che Modì intrattenne con gli altri pittori, la mostra di Vienna sfaterà il mito del genio solitario, ponendo piuttosto sotto la lente la fitta rete di scambi e influenze che si andava tessendo nella Parigi di inizio secolo, dove maestri da tutto il mondo intrattennero un proficuo dialogo in circostanze irripetibili.
Leggi anche:
• Maledetto Modigliani - La nostra recensione
• L'altra faccia di Modì. Intervista a Marc Restellini
Questo dialogo tra i capolavori di Amedeo Modigliani e Pablo Picasso, in dialogo con i manufatti di culture preistoriche, arcaiche ed extraeuropee, prende forma dal 17 settembre al 9 gennaio 2022 a Vienna, dopo il rinvio di un anno dovuto alla pandemia.
Così a 101 anni dalla morte del pittore di Livorno - che depose sulla tela i propri demoni per regalare all’umanità forme eleganti e irrequieti occhi di cielo, travalicando l’aura mitica del bevitore bohémien, tombeur de femmes, travolto dalle droghe e morto in miseria, per ascriversi nel firmamento dei pittori d’avanguardia - una mostra celebra l’artista collocandolo al centro della rivoluzione primitivista.
Amedeo Modigliani, Nudo seduto, 1917, Museo reale di Belle Arti, Anversa | Foto: Hugo Maertens | Courtesy © KMSKA, Lukasweb – Art in Flanders
Lo stile di questo genio carismatico ed energico, popolato di elementi di arte africana e primitiva, emerge da 130 oggetti provenienti da collezioni private, dai musei di Stati Uniti, Singapore, Regno Unito e Russia, dal Musée Picasso di Parigi e dalla collezione Jonas Netter, grande sostenitore di Modigliani quando quest’ultimo era ancora in vita.
La considerazione del pittore livornese per il talento collega spagnolo è risaputa, non priva tuttavia di una buona dose di ironia al vetriolo, come emerge dal Ritratto di Picasso che Modigliani realizza nel 1915, dove la scritta sulla destra “Savoir”, oltre a rappresentare un motto di omaggio al genio di Picasso, sembra essere anche una punzecchiata al “monsieur je-sais-tout”. Modì lo aveva conosciuto a Parigi, nel quartiere di Montmartre, dove era anche riuscito a entrare in contatto con i grandi del suo tempo Matisse e Diego Rivera, di cui ci lascia impressionanti ritratti. Eppure Modigliani rimase uno sconosciuto per tutta la sua vita. Gli scandali causati da presunti quadri pornografici ne frenarono il successo e anche dal punto di vista stilistico, l'artista italiano rimase sempre un outsider del pennello, un solitario di bell’aspetto, ma arrogante all’apparenza, che scelse di percorrere una strada artistica individuale, pur riuscendo a gettare un ponte avanguardista tra arte moderna ed epoche lontanissime, con un linguaggio che assurge a sintesi precisa tra diversi tipi d’arte.
Pablo Picasso, Busto di un uomo (Studio per Les Demoiselles d’Avignon), 1907 | Foto: © Adrien Didierjean / Bildrecht, Vienna 2021 © Succession Picasso / RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris)
Ad avvicinarlo ai suoi antagonisti - Pablo Picasso, Constantin Brâncuşi e André Derain - è proprio la ripresa di elementi di arte africana e primitiva. È proprio su questo confronto perenne con le opere del primitivismo che si incentra la singolare retrospettiva dell’Albertina organizzata con l'eccezionale sostegno del Musée national Picasso-Parigi e curata da Marc Restellini, storico dell’arte parigino, autore anche di un catalogo ragionato delle opere di Modigliani.
Tra i capolavori in mostra Nudo seduto di Modigliani, dal Museo Reale di Belle Arti di Anversa, un Nudo di donna sdraiato su cuscino in arrivo dalla Staatsgalerie di Stoccarda, oltre a un Busto di uomo di Picasso (uno studio per Les Demoiselles d’Avignon), dal Musée national Picasso di Parigi.
Amedeo Modigliani, Testa, 1913 | Courtesy © bpk / Staatliche Kunsthalle Karlsruhe
Se per gli altri colleghi il primitivismo è solo un passaggio, Modigliani rimarrà legato per sempre a questo filone di ricerca, seguendone fino in fondo la strada secondo un progetto consapevole e ben costruito. L’anonimato delle sue cariatidi acquista vita e individualità attraverso personaggi reali, riconoscibili, per sfociare in veri e propri ritratti, cui manca però qualsiasi riferimento al mondo esterno.
Oltre a esaminare il rapporto che Modì intrattenne con gli altri pittori, la mostra di Vienna sfaterà il mito del genio solitario, ponendo piuttosto sotto la lente la fitta rete di scambi e influenze che si andava tessendo nella Parigi di inizio secolo, dove maestri da tutto il mondo intrattennero un proficuo dialogo in circostanze irripetibili.
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