Arte alle Olimpiadi
Rio2016: Il murale olimpico di Kobra
Todos Somos Un, Eduardo Kobra, Rio de Janeiro
Ludovica Sanfelice
03/08/2016
Mondo - "Todos somos uno". E' questo il titolo del murale di 3mila metri quadri realizzato nel porto di Rio de Janeiro dal graffitaro brasiliano Eduardo Kobra su commissione dal Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici.
Dimensioni da record e una corsa contro il tempo hanno senz'altro aiutato l'artista a calarsi nel clima della competizione sportiva, motivo ispiratore del maxi progetto che oltre a riqualificare l'area dismessa e arricchire il patrimonio artistico urbano, sfrutterà la visibilità dei Giochi di Rio2016 per lanciare un messaggio di pace.
Sulla lunga parete messa a disposizione sono infatti comparsi cinque ritratti, uno per ogni continente presente nella bandiera olimpica. Rafforzando il richiamo all'unione dei popoli stilizzata nel celebre intreccio di anelli, l'artista di San Paolo ha utilizzato le tonalità del blu, del giallo, del nero, del verde e del rosso per colorare i volti di cinque indigeni: un Mursi dall'Etiopia per l'Africa, un Karen birmano per l'Asia, un Huli della Papua Nuova Guinea per l'Oceania, un membro dei Tapajos dell'Amazzonia brasiliana per le Americhe, e infine un Ciukcio siberiano per l'Europa.
Un richiamo alle coscienze che si leva dalla strada e cerca l'ascolto del mondo intero.
Dimensioni da record e una corsa contro il tempo hanno senz'altro aiutato l'artista a calarsi nel clima della competizione sportiva, motivo ispiratore del maxi progetto che oltre a riqualificare l'area dismessa e arricchire il patrimonio artistico urbano, sfrutterà la visibilità dei Giochi di Rio2016 per lanciare un messaggio di pace.
Sulla lunga parete messa a disposizione sono infatti comparsi cinque ritratti, uno per ogni continente presente nella bandiera olimpica. Rafforzando il richiamo all'unione dei popoli stilizzata nel celebre intreccio di anelli, l'artista di San Paolo ha utilizzato le tonalità del blu, del giallo, del nero, del verde e del rosso per colorare i volti di cinque indigeni: un Mursi dall'Etiopia per l'Africa, un Karen birmano per l'Asia, un Huli della Papua Nuova Guinea per l'Oceania, un membro dei Tapajos dell'Amazzonia brasiliana per le Americhe, e infine un Ciukcio siberiano per l'Europa.
Un richiamo alle coscienze che si leva dalla strada e cerca l'ascolto del mondo intero.
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