Alla Blenheim Foundation, nel palazzo che fu di Winston Churchill
Se i soliti sospetti "rubano" la Tazza d'Oro di Cattelan
La Home Page del sito web della Blenheim Foundation che raffigura Maurizio Cattelan, protagonista della mostra "Victory is Not an Option" aperta dal 12 settembre al 27 ottobre 2019 - courtesy © Blenheim Foundation
Piero Muscarà
14/09/2019
Mondo - Come in un film, nel cuore della notte di sabato 14 settembre 2019, un misterioso furto accende i riflettori su Maurizio Cattelan che poche ore prima aveva inaugurato una imponente solo exhibition nella prestigiosa sede della Blenheim Foundation, nel Oxfordshire in Inghilterra.
Dopo la famosa esposizione intitolata "All", curata da Nancy Spector al Solomon R. Guggenheim Museum di New York del 2016, quella ospitata a Blenheim Palace promette di essere un importante ritorno sulla scena internazionale dell'arte contemporanea da parte del geniale, irriverente e ironico artista italiano.
Non una sede qualsiasi quella di Blenheim. Il palazzo (e la fondazione) sono legati al nome del più importante politico d'oltremanica, Sir Winston Churchill, fratello del duca di Marlborough.
Secondo quanto riportato dai media britannici e di mezzo mondo l'opera rubata nella notte è guarda caso proprio America (toilet), il controverso water closet d'oro, che sarebbe stato sradicato dal pavimento della toilette privata di quella che un tempo era stata la camera da letto del primo ministro inglese che con la sua incrollabile volontà seppe guidare il Regno Unito alla vittoria contro Adolf Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
La copertina del libro di Francesco Bonami. L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan, ascesa e declino dell’arte contemporanea - Mondadori
Non un opera qualsiasi. A parte il valore economico in ballo - si parla di oltre 1 milione di sterline solo per il valore del prezioso metallo utilizzato per realizzare il famigerato cesso a 18 carati - America è un'opera che sin dal suo debutto sulla scena pubblica ha destato stupore e polemiche, alimentando a più riprese - ça va sans dire - il circo mediatico tanto amato da quel giocherellone di Cattelan.
Creata nel 2016 proprio per la mostra alla Guggehneim, l'opera è un w.c. perfettamente funzionante, che fu installato nel museo newyorkese con lo scopo di essere utilizzato 'per tre minuti' dal pubblico. In centomila fecero la fila per il piacere di tirare lo sciacquone del prezioso manufatto. Ma merda a parte - a Cattelan non dispiace giocare con l'osceno e il proibito, non per coprofilia, ma per il gusto dello scandalo (un'altra sua creatura, nell'era del digital only, è la patinatissima e splendida rivista cartacea Toilet Paper) - America è salita alla ribalta anche due anni più tardi a mostra finita. Nel gennaio del 2018 il Washington Post rivelò infatti che la curatrice del Guggenheim rispondendo picche alla richiesta della Casa Bianca di ottenere in prestito dal museo della grande mela l'opera realizzata ad Arles nel 1888 da Vincent Van Gogh Landscape with snow, perchè questa fosse appesa negli spazi residenziali privati di Donald e Melania Trump, offrì in cambio la disponibilità a prestare alla coppia presidenziale per l'appunto America. Il solido silenzio della White House bastò a creare l'ennesimo scandalo. L'equazione America = opera provocatoria contro gli USA trumpiani era talmente semplice da poter essere universale.
Il misterioso furto settembrino nel palazzo del Duca di Marlborough arriva dunque in un momento perfetto. Proprio mentre i sudditi di Sua Maestà si accingevano a fare la fila, analogamente ai cugini americani, per vivere l'esperienza di usare la toilette più famosa del mondo. Un brivido ancor più osceno e dunque perfetto per i tempi odierni, pensando al simbolismo facilmente evocabile dall'utilizzo della tazza d'oro lì, proprio lì, dove uno dei più amati e rispettati uomini di stato britannici della storia aveva vissuto. Lì dove si era fatta la storia con la 'S' maiuscola di un Regno Unito che oggi al contrario sembra vivere con la Brexit uno dei momenti meno gloriosi del parlamentarismo d'oltremanica.
Sir Winston Churchill e il celebre segno di "V for Victory". Un simbolo contro il nazismo nella Seconda Guerra Mondiale - courtesy © The Imperial War Museum via Wikipedia Commons
E poi come è facile intendere l'approccio ludico di Cattelan è svelato sin dal titolo della mostra che ha luogo nei luoghi di Churchill. L'esibizione alla Blenheim si intitola Victory is Not an Option.
Se Churchill, spronava il popolo britannico a resistere ai nazisti concludendo sempre le sue apparizioni pubbliche con il famoso gesto della V di vittoria, Cattelan mostra il dito medio, e risponde con uno sberleffo.
Non c'è possibilità di vittoria. Zero, siamo proprio spacciati. O no ?
Intanto i dettagli del misterioso furto fioccano. Il direttore della Blenheim ha parlato di 'allagamenti e danni' causati dal sedicente ladro notturno, al contempo rassicurando tutti che da domenica 15 settembre tutto andrà avanti, che la mostra (che non di sola America infatti è ovviamente fatta) aprirà regolarmente, e che insomma tutto a posto, business as usual, sì siamo profondamente dispiaciuti, ma la Thames Valley Police (chissà se con un così bel nome esiste davvero questa Polizia della Valle del Tamigi) sta lavorando a risolvere il caso. E in attesa che entri in gioco anche Scotland Yard, pare un 'sessantaseienne sia stato fermato' dagli investigatori. Meglio non avrebbe saputo raccontare Phineas Taylor Barnum, che di queste faccenduole fu un precursore.
Insomma un film, o un grande gioco, a cui pare tutti abbiano voglia di partecipare. Media, curatori, amanti dell'arte e spettatori. Certo Maurizio Cattelan se la ride, perchè questo del misterioso furto (troppo bello per essere vero) sembra ancor meglio riuscito del suo exploit della inesistente Sesta Biennale dei Caraibi che "realizzò" con Jens Hoffmann come partner in crime e che fece impazzire (di rabbia e di divertimento) tanti nel mondo dell'arte contemporanea.
Dunque un applauso al genio indiscusso della comunicazione e dello spettacolo Cattelan.
Già lo immaginiamo sul Grande Schermo. Pronto per Hollywood.
Ovunque vada, e qualunque cosa accada alla sua opera, il palcoscenico è suo.
La mostra Victory is Not an Option è aperta sino al 27 Ottobre 2019 al Blenheim Palace .
**** INDIZI, AGGIORNAMENTI E ULTIME NOTIZIE DEL 15 SETTEMBRE 2019 ****
• Fonte: Corriere.it
Interessanti aggiornamenti arrivano da Londra. In una intervista rilasciata alla giornalista Irene Soave al Corriere della Sera, Maurizio Cattelan fa sapere che "Quando mi hanno chiamato stamattina per avvisarmi dell’accaduto ho pensato che fosse uno scherzo" aggiungendo poi "Sto seguendo l’andamento della vicenda e sperando in un lieto fine". Sic. L'artista ha infine precisato che l'opera in questione "È già una replica. Spero che gli altri esemplari abbiano una vita più lunga".
• Fonte: RollingStone.it
Il magazine online Rolling Stone nella sua edizione italiana titola il servizio sul caso Blenheim "Qualcuno ha rubato il water d’oro di Cattelan. Noi speriamo sia stato lui". Un'applauso da tutta la Redazione di ARTE.it agli amici di Rolling Stone Italia Sarà vero ? Intanto noi da quando abbiamo letto questo articolo a firma di Nicholas Ballario, ci sentiamo un po' meno soli. ;-)
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"One-percent art for the ninety-nine percent" Maurizio Cattelan a Blenheim Palace, settembre 2019 - courtesy © Maurizio Cattelan via Blenheim website
Dopo la famosa esposizione intitolata "All", curata da Nancy Spector al Solomon R. Guggenheim Museum di New York del 2016, quella ospitata a Blenheim Palace promette di essere un importante ritorno sulla scena internazionale dell'arte contemporanea da parte del geniale, irriverente e ironico artista italiano.
Non una sede qualsiasi quella di Blenheim. Il palazzo (e la fondazione) sono legati al nome del più importante politico d'oltremanica, Sir Winston Churchill, fratello del duca di Marlborough.
Secondo quanto riportato dai media britannici e di mezzo mondo l'opera rubata nella notte è guarda caso proprio America (toilet), il controverso water closet d'oro, che sarebbe stato sradicato dal pavimento della toilette privata di quella che un tempo era stata la camera da letto del primo ministro inglese che con la sua incrollabile volontà seppe guidare il Regno Unito alla vittoria contro Adolf Hitler nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
La copertina del libro di Francesco Bonami. L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan, ascesa e declino dell’arte contemporanea - Mondadori
Non un opera qualsiasi. A parte il valore economico in ballo - si parla di oltre 1 milione di sterline solo per il valore del prezioso metallo utilizzato per realizzare il famigerato cesso a 18 carati - America è un'opera che sin dal suo debutto sulla scena pubblica ha destato stupore e polemiche, alimentando a più riprese - ça va sans dire - il circo mediatico tanto amato da quel giocherellone di Cattelan.
Creata nel 2016 proprio per la mostra alla Guggehneim, l'opera è un w.c. perfettamente funzionante, che fu installato nel museo newyorkese con lo scopo di essere utilizzato 'per tre minuti' dal pubblico. In centomila fecero la fila per il piacere di tirare lo sciacquone del prezioso manufatto. Ma merda a parte - a Cattelan non dispiace giocare con l'osceno e il proibito, non per coprofilia, ma per il gusto dello scandalo (un'altra sua creatura, nell'era del digital only, è la patinatissima e splendida rivista cartacea Toilet Paper) - America è salita alla ribalta anche due anni più tardi a mostra finita. Nel gennaio del 2018 il Washington Post rivelò infatti che la curatrice del Guggenheim rispondendo picche alla richiesta della Casa Bianca di ottenere in prestito dal museo della grande mela l'opera realizzata ad Arles nel 1888 da Vincent Van Gogh Landscape with snow, perchè questa fosse appesa negli spazi residenziali privati di Donald e Melania Trump, offrì in cambio la disponibilità a prestare alla coppia presidenziale per l'appunto America. Il solido silenzio della White House bastò a creare l'ennesimo scandalo. L'equazione America = opera provocatoria contro gli USA trumpiani era talmente semplice da poter essere universale.
Il misterioso furto settembrino nel palazzo del Duca di Marlborough arriva dunque in un momento perfetto. Proprio mentre i sudditi di Sua Maestà si accingevano a fare la fila, analogamente ai cugini americani, per vivere l'esperienza di usare la toilette più famosa del mondo. Un brivido ancor più osceno e dunque perfetto per i tempi odierni, pensando al simbolismo facilmente evocabile dall'utilizzo della tazza d'oro lì, proprio lì, dove uno dei più amati e rispettati uomini di stato britannici della storia aveva vissuto. Lì dove si era fatta la storia con la 'S' maiuscola di un Regno Unito che oggi al contrario sembra vivere con la Brexit uno dei momenti meno gloriosi del parlamentarismo d'oltremanica.
Sir Winston Churchill e il celebre segno di "V for Victory". Un simbolo contro il nazismo nella Seconda Guerra Mondiale - courtesy © The Imperial War Museum via Wikipedia Commons
E poi come è facile intendere l'approccio ludico di Cattelan è svelato sin dal titolo della mostra che ha luogo nei luoghi di Churchill. L'esibizione alla Blenheim si intitola Victory is Not an Option.
Se Churchill, spronava il popolo britannico a resistere ai nazisti concludendo sempre le sue apparizioni pubbliche con il famoso gesto della V di vittoria, Cattelan mostra il dito medio, e risponde con uno sberleffo.
Non c'è possibilità di vittoria. Zero, siamo proprio spacciati. O no ?
Intanto i dettagli del misterioso furto fioccano. Il direttore della Blenheim ha parlato di 'allagamenti e danni' causati dal sedicente ladro notturno, al contempo rassicurando tutti che da domenica 15 settembre tutto andrà avanti, che la mostra (che non di sola America infatti è ovviamente fatta) aprirà regolarmente, e che insomma tutto a posto, business as usual, sì siamo profondamente dispiaciuti, ma la Thames Valley Police (chissà se con un così bel nome esiste davvero questa Polizia della Valle del Tamigi) sta lavorando a risolvere il caso. E in attesa che entri in gioco anche Scotland Yard, pare un 'sessantaseienne sia stato fermato' dagli investigatori. Meglio non avrebbe saputo raccontare Phineas Taylor Barnum, che di queste faccenduole fu un precursore.
Insomma un film, o un grande gioco, a cui pare tutti abbiano voglia di partecipare. Media, curatori, amanti dell'arte e spettatori. Certo Maurizio Cattelan se la ride, perchè questo del misterioso furto (troppo bello per essere vero) sembra ancor meglio riuscito del suo exploit della inesistente Sesta Biennale dei Caraibi che "realizzò" con Jens Hoffmann come partner in crime e che fece impazzire (di rabbia e di divertimento) tanti nel mondo dell'arte contemporanea.
Dunque un applauso al genio indiscusso della comunicazione e dello spettacolo Cattelan.
Già lo immaginiamo sul Grande Schermo. Pronto per Hollywood.
Ovunque vada, e qualunque cosa accada alla sua opera, il palcoscenico è suo.
La mostra Victory is Not an Option è aperta sino al 27 Ottobre 2019 al Blenheim Palace .
**** INDIZI, AGGIORNAMENTI E ULTIME NOTIZIE DEL 15 SETTEMBRE 2019 ****
• Fonte: Corriere.it
Interessanti aggiornamenti arrivano da Londra. In una intervista rilasciata alla giornalista Irene Soave al Corriere della Sera, Maurizio Cattelan fa sapere che "Quando mi hanno chiamato stamattina per avvisarmi dell’accaduto ho pensato che fosse uno scherzo" aggiungendo poi "Sto seguendo l’andamento della vicenda e sperando in un lieto fine". Sic. L'artista ha infine precisato che l'opera in questione "È già una replica. Spero che gli altri esemplari abbiano una vita più lunga".
• Fonte: RollingStone.it
Il magazine online Rolling Stone nella sua edizione italiana titola il servizio sul caso Blenheim "Qualcuno ha rubato il water d’oro di Cattelan. Noi speriamo sia stato lui". Un'applauso da tutta la Redazione di ARTE.it agli amici di Rolling Stone Italia Sarà vero ? Intanto noi da quando abbiamo letto questo articolo a firma di Nicholas Ballario, ci sentiamo un po' meno soli. ;-)
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