A Ginevra dal 3 marzo al 9 luglio
Tesori illuminati. Alla Fondazione Bodmer un viaggio nel Medioevo tra i manoscritti della Svizzera
Jacopo da Cessole, Echecs moralisé, France, fine XIV secolo, manosritto francese su pergamena, Cologny, Fondation Martin Bodmer, CB 93 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Samantha De Martin
21/02/2023
Mondo - Ci sono le lamentele di uno scrivano infreddolito all’interno della sua officina, appuntate come note a margine di un testo, e c’è la richiesta di uno scriba che invoca la benedizione a fine lavoro. E poi le maledizioni contro eventuali ladri, le tracce dei denti di un topo e quelle di un incendio che ha colpito il monastero dove il manoscritto era custodito.
Su tutto, i colori brillanti, le miniature potenti, di una raffinatezza rara, che racchiudono un sapere antico e che si apprestano a regalare al pubblico un viaggio nel cuore del Medioevo attraverso una selezione dei manoscritti miniati realizzati tra il III e il XVI secolo, provenienti da oltre 15 biblioteche svizzere e molti dei quali mai esposti al pubblico.
Dal 3 marzo al 9 luglio c’è un motivo in più per visitare la Fondation Martin Bodmer di Cologny (Ginevra) e il suo museo sotterraneo progettato da Mario Botta.
Guillaume de Lorris et Jean de Meun, Le Roman de la Rose, France, 1308, manoscritto francese su pergamena, Cologny, Fondation Martin Bodmer, CB 79 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
La nuova mostra temporanea della Fondazione, dal titolo Trésors enluminés de Suisse, svela al grande pubblico una selezione dei più preziosi manoscritti medievali conservati in Svizzera e inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Ci sono i manoscritti a sfondo sacro e liturgico delle opere devozionali in arrivo dall'abbazia di San Gallo (Stiftsbibliothek) - che vanta una delle biblioteche monastiche più importanti e antiche al mondo, inscritta dal 1983 tra i primi siti del patrimonio mondiale dell'Unesco - e c’è l’universo laico delle opere letterarie, filosofiche e scientifiche della Fondazione Martin Bodmer di Cologny, splendidamente miniate. Grazie alla mostra il visitatore si troverà di fronte a testi che racchiudono la saggezza e le tradizioni, ma anche il vivere quotidiano superbamente illustrato dai maestri miniatori.
“I manoscritti miniati, con i loro dipinti dai colori sfavillanti e la brillantezza della foglia d'oro - spiega il curatore della mostra Nicolas Ducimetière - segnano l’immaginario collettivo del Medioevo. Veicoli di conoscenze ereditate e salvate dall'antichità o riflessi di un'epoca rude e raffinata al tempo stesso, materializzano una civiltà molto più incentrata sul libro di quanto non immaginiamo. Nel suo indimenticabile romanzo Il nome della rosa Umberto Eco ci ha concesso un tuffo tra i libri medievali, per farci incontrare gli uomini che li hanno realizzati, letti e custoditi. Questi libri hanno conservato le tracce, anche commoventi, di generazioni di scribi, miniatori, bibliotecari, studiosi, lettori, come evidenzia ad esempio la lamentela di uno scrivano infreddolito nella sua officina, o la richiesta di una benedizione divina a fine lavoro. Questi libri venerabili, autentici capolavori, destinati a resistere ai secoli, superando in alcuni casi i mille anni e le vicissitudini del tempo, costituiscono le preziose reliquie di un'epoca affascinante che non ha smesso di farci sognare”.
Wolfram von Eschenbach, Parzival [Région de Constance], 1467, manoscritto tedesco su carta, Berna, Burgerbibliothek, Cod. AA 91 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Così, nelle sale espositive della Fondazione svizzera - i cui spazi rievocano la missione del suo collezionista, Martin Bodmer, di riflettere "l'avventura dello spirito umano" dando vita a una “Weltliteratur”, una “biblioteca della letteratura mondiale” attraverso una poderosa collezione permanente - il pubblico potrà “sfogliare” il manoscritto del 1353 de Le Roman de la Rose, un autentico bestseller del Medioevo. O ancora il manoscritto composito che contiene la versione più vecchia conservata a San Gallo dalla Regula pastoralis di Gregorio Magno. Accanto allo Specchio Sassone, la più importante raccolta normativa del Medioevo tedesco, che registra le usanze sassoni, ma presto in uso in tutto il Sacro Romano Impero, si potrà apprezzare il manoscritto latino e greco su pergamena di Boezio contenente i trattati su aritmetica, geometria e musica, copiato nel X secolo dall’Abbazia di Einsiedeln. Al manoscritto di fine X, inizio XI secolo, che riunisce le Odi, gli Epodi e il Carmen saeculare di Orazio al tempo della sua riscoperta da parte degli studiosi medievali, con commenti e annotazioni esplicative di studiosi che trovano posto nel minimo interstizio, si affianca una mappa marina del Mediterraneo dove Pietro (o Giovanni) Cavallini rappresenta, nella seconda metà del Seicento, l’area che dalle isole Isole Canarie si estende fino al nord Italia, passando per lo Stretto di Gibilterra e il Golfo di Biscaglia.
Curiose le sedici miniature che abbelliscono il manoscritto francese di fine Trecento del Ludus scacchorum dove il predicatore domenicano Jacopo da Cessole utilizza il gioco degli scacchi come supporto per i suoi discorsi moraleggianti.
Giovanni o Pietro Cavallini (?), Carta marina del Mediterraneo, Livorno (?), seconda metà del XVII secolo, Cologny, Fondation Martin Bodmer, CB 140 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Oltre a scrutare questi volumi, il visitatore potrà vivere un'esperienza immersiva nel Medioevo attraverso schermi interattivi che gli permetteranno da vedere, “toccare” e vivere l’epoca. Avrà la possibilità di visitare l'abbazia di Sainte-Marie d'Aulps, oggi in rovina, e ricostruita attraverso la realtà virtuale, di sfogliare i manoscritti più belli della mostra digitalizzati, grazie a un tavolo tattile in alta definizione, ma anche indossare un’armatura del XV secolo e sfidarsi a singolar tenzone durante il weekend medievale “Cavaliere e Amori Cortesi” in programma il prossimo 17 e il 18 giugno alla Fondazione.
Grazie a una serie di prestiti del Musée d'art et d'histoire di Ginevra (MAH), gli ospiti della mostra potranno anche apprezzare gioielli e oggetti in voga nel Medioevo, come la scrivania portatile trecentesca con scene di amore cortese, un paio di guanti e un bacinetto - una sorta di casco che si portava sotto l'elmo per difendere la testa quando questo veniva temporaneamente tolto - realizzato sul finire del Trecento a proveniente dal nord Italia.
La mostra si potrà visitare dal martedì alla domenica dalle 14 alle 18. Ogni primo mercoledì del mese sarà aperta dalle 14 alle 21.
La Fondation Martin Bodmer | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Leggi anche:
• Tour d'arte a Ginevra, la città dell'accoglienza capitale di pace
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Dal 3 marzo al 9 luglio c’è un motivo in più per visitare la Fondation Martin Bodmer di Cologny (Ginevra) e il suo museo sotterraneo progettato da Mario Botta.
Guillaume de Lorris et Jean de Meun, Le Roman de la Rose, France, 1308, manoscritto francese su pergamena, Cologny, Fondation Martin Bodmer, CB 79 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
La nuova mostra temporanea della Fondazione, dal titolo Trésors enluminés de Suisse, svela al grande pubblico una selezione dei più preziosi manoscritti medievali conservati in Svizzera e inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Ci sono i manoscritti a sfondo sacro e liturgico delle opere devozionali in arrivo dall'abbazia di San Gallo (Stiftsbibliothek) - che vanta una delle biblioteche monastiche più importanti e antiche al mondo, inscritta dal 1983 tra i primi siti del patrimonio mondiale dell'Unesco - e c’è l’universo laico delle opere letterarie, filosofiche e scientifiche della Fondazione Martin Bodmer di Cologny, splendidamente miniate. Grazie alla mostra il visitatore si troverà di fronte a testi che racchiudono la saggezza e le tradizioni, ma anche il vivere quotidiano superbamente illustrato dai maestri miniatori.
“I manoscritti miniati, con i loro dipinti dai colori sfavillanti e la brillantezza della foglia d'oro - spiega il curatore della mostra Nicolas Ducimetière - segnano l’immaginario collettivo del Medioevo. Veicoli di conoscenze ereditate e salvate dall'antichità o riflessi di un'epoca rude e raffinata al tempo stesso, materializzano una civiltà molto più incentrata sul libro di quanto non immaginiamo. Nel suo indimenticabile romanzo Il nome della rosa Umberto Eco ci ha concesso un tuffo tra i libri medievali, per farci incontrare gli uomini che li hanno realizzati, letti e custoditi. Questi libri hanno conservato le tracce, anche commoventi, di generazioni di scribi, miniatori, bibliotecari, studiosi, lettori, come evidenzia ad esempio la lamentela di uno scrivano infreddolito nella sua officina, o la richiesta di una benedizione divina a fine lavoro. Questi libri venerabili, autentici capolavori, destinati a resistere ai secoli, superando in alcuni casi i mille anni e le vicissitudini del tempo, costituiscono le preziose reliquie di un'epoca affascinante che non ha smesso di farci sognare”.
Wolfram von Eschenbach, Parzival [Région de Constance], 1467, manoscritto tedesco su carta, Berna, Burgerbibliothek, Cod. AA 91 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Così, nelle sale espositive della Fondazione svizzera - i cui spazi rievocano la missione del suo collezionista, Martin Bodmer, di riflettere "l'avventura dello spirito umano" dando vita a una “Weltliteratur”, una “biblioteca della letteratura mondiale” attraverso una poderosa collezione permanente - il pubblico potrà “sfogliare” il manoscritto del 1353 de Le Roman de la Rose, un autentico bestseller del Medioevo. O ancora il manoscritto composito che contiene la versione più vecchia conservata a San Gallo dalla Regula pastoralis di Gregorio Magno. Accanto allo Specchio Sassone, la più importante raccolta normativa del Medioevo tedesco, che registra le usanze sassoni, ma presto in uso in tutto il Sacro Romano Impero, si potrà apprezzare il manoscritto latino e greco su pergamena di Boezio contenente i trattati su aritmetica, geometria e musica, copiato nel X secolo dall’Abbazia di Einsiedeln. Al manoscritto di fine X, inizio XI secolo, che riunisce le Odi, gli Epodi e il Carmen saeculare di Orazio al tempo della sua riscoperta da parte degli studiosi medievali, con commenti e annotazioni esplicative di studiosi che trovano posto nel minimo interstizio, si affianca una mappa marina del Mediterraneo dove Pietro (o Giovanni) Cavallini rappresenta, nella seconda metà del Seicento, l’area che dalle isole Isole Canarie si estende fino al nord Italia, passando per lo Stretto di Gibilterra e il Golfo di Biscaglia.
Curiose le sedici miniature che abbelliscono il manoscritto francese di fine Trecento del Ludus scacchorum dove il predicatore domenicano Jacopo da Cessole utilizza il gioco degli scacchi come supporto per i suoi discorsi moraleggianti.
Giovanni o Pietro Cavallini (?), Carta marina del Mediterraneo, Livorno (?), seconda metà del XVII secolo, Cologny, Fondation Martin Bodmer, CB 140 | Courtesy Fondation Martin Bodmer
Oltre a scrutare questi volumi, il visitatore potrà vivere un'esperienza immersiva nel Medioevo attraverso schermi interattivi che gli permetteranno da vedere, “toccare” e vivere l’epoca. Avrà la possibilità di visitare l'abbazia di Sainte-Marie d'Aulps, oggi in rovina, e ricostruita attraverso la realtà virtuale, di sfogliare i manoscritti più belli della mostra digitalizzati, grazie a un tavolo tattile in alta definizione, ma anche indossare un’armatura del XV secolo e sfidarsi a singolar tenzone durante il weekend medievale “Cavaliere e Amori Cortesi” in programma il prossimo 17 e il 18 giugno alla Fondazione.
Grazie a una serie di prestiti del Musée d'art et d'histoire di Ginevra (MAH), gli ospiti della mostra potranno anche apprezzare gioielli e oggetti in voga nel Medioevo, come la scrivania portatile trecentesca con scene di amore cortese, un paio di guanti e un bacinetto - una sorta di casco che si portava sotto l'elmo per difendere la testa quando questo veniva temporaneamente tolto - realizzato sul finire del Trecento a proveniente dal nord Italia.
La mostra si potrà visitare dal martedì alla domenica dalle 14 alle 18. Ogni primo mercoledì del mese sarà aperta dalle 14 alle 21.
La Fondation Martin Bodmer | Courtesy Fondation Martin Bodmer
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