In mostra al Petit Palais dal 5 novembre al 23 febbraio

Tra ombra e luce. Parigi celebra Jusepe de Ribera

Jusepe de Ribera, Apollo e Marsia, 1637, Olio su tela Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte (Legato d’Avalos 1882)
 

Samantha De Martin

18/10/2024

Mondo - Per i suoi contemporanei era il tenebroso erede di Caravaggio “più cupo e più feroce del suo maestro”.
Al pittore spagnolo che prendeva dalla realtà mendicanti e straccioni conferendo loro le fattezze di apostoli e santi, scienziati, filosofi, trasferiti su tela per rispondere alle richieste di viceré e nobili spagnoli e siciliani, ma anche di principi genovesi, mercanti fiamminghi, istituti conventuali ed ecclesiastici, le Petit Palais di Parigi dedica una grande mostra.
Intitolata Ribera, Shadows & Light, l’esposizione, curata da Annick Lemoine e Maïté Metz, è attesa dal 5 novembre al 23 febbraio.
Tra episodi di vita quotidiana e sconvolgenti scene di tortura, espressioni di un tenebrismo che, da Baudelaire a Manet, fece guadagnare al pittore immensa fama, i visitatori saranno avvolti da un crudo realismo popolato da gesti teatrali, colori sgargianti e da un drammatico chiaroscuro.
Oltre cento opere, tra dipinti, disegni e stampe provenienti da tutto il mondo (e molte dall’Italia), sono attese nella capitale francese per ripercorrere l'intera carriera di Ribera, dagli intensi anni romani all'ambizioso periodo napoletano che lo condusse alla sua ascesa fulminea.


Il percorso segue il filo della carriera dell'artista, tra i primi e più audaci interpreti della rivoluzione caravaggesca, esplorando la sua originalità, i motivi ricorrenti e le sue metamorfosi. La prima carriera di Ribera a Roma è raccontata nella sezione introduttiva della mostra. “Lo Spagnoletto”, come venne soprannominato, arrivava nella città papale intorno al 1605-1606, mentre Caravaggio partiva per Napoli. Sebbene nessuno possa dire con certezza se i due si fossero incontrati, è certo che Merisi ebbe non poca influenza sul collega, così come su un’intera generazione di pittori che vivevano a Roma in quel periodo. A Roma Ribera sviluppò le basi della sua pittura: l’uso del modello dal vivo, un chiaroscuro drammatico, i gesti teatrali, un realismo crudo e la rappresentazione di soggetti a mezza figura che colpiscono l’osservatore con la loro impressionante espressività.
Il suo vocabolario rivoluzionario trapela anche dalla serie sui cinque sensi, rappresentati in mostra da Allegoria del gusto (Wadsworth Atheneum, Hartford) e da Allegoria dell’olfatto (Abello Collection, Madrid), e non risulta meno evidente nell'Apostolado, una serie di dipinti che riprendono i dodici apostoli con anche Paolo di Tarso e il Cristo. Tra la opere spiccano anche Gesù tra i dottori (dal Musées de Langres) e La negazione di San Pietro (dalla Galleria Corsini).


Jusepe de Ribera, San Girolamo e l'Angelo del Giudizio, 1626 | Courtesy © Museo di Capodimonte

Al termine del suo soggiorno a Roma, Ribera si era affermato come uno dei pittori in stile caravaggesco più apprezzati e stimati tra l'élite del mondo dell'arte. Nel 1616 l'artista lasciò Roma per Napoli. La sua carriera fu folgorante. Sposato con Caterina, figlia sedicenne di Giovanni Bernardino Azzolino, uno dei pittori più importanti della città, e supportato dai poteri in carica, Ribera regnò sulla scena artistica napoletana per quasi quarant'anni ricevendo prestigiose commissioni. Lavorò per la collegiata di Nostra Signora Assunta di Osuna in Spagna e per il Complesso della santissima Trinità delle Monache a Napoli, e diede vita a capolavori come San Girolamo e l'angelo del giudizio (Museo di Capodimonte).

La sua capacità di portare sulla tela la realtà quasi tattile di individui, carne o oggetti, soggetti raffigurati con travolgente acutezza si evince da Un mendicante (in prestito dalla Galleria Borghese) o da opere come Il vecchio usuraio (in arrivo a Parigi dal Prado) o ancora da Il ragazzo con i piedi storti (del Louvre) che, attraverso la spinta del suo pennello, assumono sembianze nobili. Il suo interesse per le persone ai margini della società, unito al gusto per l'insolito, ha dato origine a immagini potenti, come il famoso Maddalena Venturi con il marito e il figlio, conosciuto anche come La donna barbuta (Prado). All’interno della sezione napoletana il pubblico sarà invitato a scoprire il talento di Ribera disegnatore e incisore, attraverso un’esposizione di arti grafiche che riunirà eccezionali prestiti dal Metropolitan Museum of Art, dal British Museum e dalla Colomer Collection.
La sua opera di incisione altamente qualificata è presentata al Petit Palais grazie alla Dutuit Collection.
La passione di Ribera per un realismo radicale si rifletteva anche nel suo desiderio di dipingere il pathos in modo naturale e privo di orpelli. Anche quando raffigurava Cristo morente insisteva sulla verità dei corpi e della carne, come metteranno in luce in mostra tre Pietà riunite qui per la prima volta: i due Compianti sul Cristo morto della National Gallery di Londra e del Museo Thyssen, e La Deposizione di Cristo del Louvre. Non manca, accanto alle composizioni religiose, la reinterpretazione di miti antichi che il pittore reinventava illustrando la sua attrazione per il grottesco.
Alla fine della sua carriera la tavolozza inizia ad assumere toni meno cupi rivelando cieli turchesi, colori sgargianti e tessuti iridescenti, degni di un Tiziano, come si evince da Apollo e Marsia (dal Museo di Capodimonte) o da Venere e Adone (da Palazzo Corsini).
L’ultima sala di questo viaggio parigino dedicato a Ribera sarà incentrata sulle scene di martirio e scuoiamento, soggetto che ha anche contribuito alla sua fama. Autentico teatro tragico delle passioni, queste composizioni estreme, con i loro neri profondi, attraggono da sempre l’attenzione dello spettatore.
Forse, l'erede di Caravaggio, “più cupo e feroce” del maestro, dimostra di non essere stato solo un semplice interprete dell’opera del primo, ma uno dei più grandi artisti dell’età barocca, con creazioni emozionanti intrise di un audace virtuosismo.

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