L’intelligenza artificiale al servizio dell’archeologia
Un robot per ricostruire gli affreschi distrutti di Pompei: al via il progetto "RePAIR"
Migliaia di frammenti di Pompei saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Samantha De Martin
03/09/2021
Napoli - La mano devastatrice dell’eruzione del 79 d.C. e, più tardi, quella dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, li aveva spazzati via nel tentativo di sparigliarne per sempre la memoria. Adesso le braccia meccaniche di un robot metteranno insieme i migliaia di frammenti provenienti dalla Casa dei Pittori e dalla Schola Armatorarum per restituire ai manufatti archeologici voce, storia e colore, sottraendoli ai depositi del Parco Archeologico di Pompei e consegnandoli al pubblico.
A Pompei la robotica si pone al servizio dell’archeologia grazie al progetto “RePAIR” - acronimo di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage - che ha preso il via il 1° settembre, coordinato dall'Università Ca' Foscari di Venezia.
Alcuni frammenti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Per la prima volta una tecnologia d’avanguardia sarà utilizzata come supporto a studiosi e ricercatori per la ricostruzione fisica di manufatti archeologici, in gran parte frammentati e di difficile ricomposizione. Migliaia di pezzetti, simili a piccole tessere di un puzzle - un immenso impianto decorativo composto da pareti, volte dipinte, cornici in stucco - saranno ricomposti con l’aiuto di un’infrastruttura robotica dotata di braccia e mani meccaniche in grado di scansionarli e riconoscerli tramite un sistema di digitalizzazione 3D, restituendo a frammenti, talvolta piccolissimi, la loro giusta collocazione.
Mentre i tasselli verranno riconosciuti e scansionati, le braccia di precisione meccaniche li manipoleranno e movimenteranno con l’aiuto di sensori avanzati in grado di scongiurarne il minimo danneggiamento. I primi a sottoporsi a questa innovativa sperimentazione saranno gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori al Lavoro nell’Insula dei Casti Amanti, danneggiati dall’eruzione del 79 d.C. e poi ridotti in frantumi dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Alcuni dei frammenti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Su questo straordinario contesto è già al lavoro dal 2018 il gruppo di esperti di pitture murali dell’Università di Losanna, coordinato dal professor Michel E. Fuchs, con un programma di studio e di ricomposizione manuale incentrato sull’analisi dei diversi aspetti morfologici, stilistici e tecnici dei frammenti.
L’attivazione del nuovo progetto, che procederà parallelamente a quello dell’équipe svizzera, permetterà di confrontare due metodologie di lavoro e i rispettivi risultati.
Il secondo caso di studio punterà invece a far rivivere gli affreschi della Schola Armaturarum, ridotti in macerie nel 2010 in seguito al crollo dell’edificio e in parte non ancora ricollocati.
Alcuni manufatti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
“Le anfore, gli affreschi, i mosaici - spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - vengono spesso portati alla luce frammentati, solo parzialmente integri o con molte parti mancanti. Quando il numero dei frammenti è molto ampio, con migliaia di pezzi, la ricostruzione manuale ed il riconoscimento delle connessioni tra i frammenti è quasi sempre impossibile o comunque molto laborioso e lento. Questo fa sì che diversi reperti giacciano per lungo tempo nei depositi archeologici, senza poter essere ricostruiti e restaurati, e tantomeno restituiti all’attenzione del pubblico. Il progetto RePAIR, frutto di ricerca e competenza tecnologica, grazie all’ausilio della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, si pone l’obiettivo di risolvere un problema atavico".
L’attività si avvale dell’apporto interdisciplinare di istituti scientifici e di ricerca che operano nel campo della computer vision, della robotica, dell’Intelligenza Artificiale con il contributo dell’Archeologia e della Conservazione di Beni Culturali.
Alcuni frammenti ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Leggi anche:
• Mummie a Pompei? Giallo nel sito archeologico dopo gli ultimi ritrovamenti
• La rinascita della Schola Armaturarum di Pompei: dal restauro alla riapertura al pubblico
A Pompei la robotica si pone al servizio dell’archeologia grazie al progetto “RePAIR” - acronimo di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage - che ha preso il via il 1° settembre, coordinato dall'Università Ca' Foscari di Venezia.
Alcuni frammenti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Per la prima volta una tecnologia d’avanguardia sarà utilizzata come supporto a studiosi e ricercatori per la ricostruzione fisica di manufatti archeologici, in gran parte frammentati e di difficile ricomposizione. Migliaia di pezzetti, simili a piccole tessere di un puzzle - un immenso impianto decorativo composto da pareti, volte dipinte, cornici in stucco - saranno ricomposti con l’aiuto di un’infrastruttura robotica dotata di braccia e mani meccaniche in grado di scansionarli e riconoscerli tramite un sistema di digitalizzazione 3D, restituendo a frammenti, talvolta piccolissimi, la loro giusta collocazione.
Mentre i tasselli verranno riconosciuti e scansionati, le braccia di precisione meccaniche li manipoleranno e movimenteranno con l’aiuto di sensori avanzati in grado di scongiurarne il minimo danneggiamento. I primi a sottoporsi a questa innovativa sperimentazione saranno gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori al Lavoro nell’Insula dei Casti Amanti, danneggiati dall’eruzione del 79 d.C. e poi ridotti in frantumi dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Alcuni dei frammenti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Su questo straordinario contesto è già al lavoro dal 2018 il gruppo di esperti di pitture murali dell’Università di Losanna, coordinato dal professor Michel E. Fuchs, con un programma di studio e di ricomposizione manuale incentrato sull’analisi dei diversi aspetti morfologici, stilistici e tecnici dei frammenti.
L’attivazione del nuovo progetto, che procederà parallelamente a quello dell’équipe svizzera, permetterà di confrontare due metodologie di lavoro e i rispettivi risultati.
Il secondo caso di studio punterà invece a far rivivere gli affreschi della Schola Armaturarum, ridotti in macerie nel 2010 in seguito al crollo dell’edificio e in parte non ancora ricollocati.
Alcuni manufatti che saranno ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
“Le anfore, gli affreschi, i mosaici - spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - vengono spesso portati alla luce frammentati, solo parzialmente integri o con molte parti mancanti. Quando il numero dei frammenti è molto ampio, con migliaia di pezzi, la ricostruzione manuale ed il riconoscimento delle connessioni tra i frammenti è quasi sempre impossibile o comunque molto laborioso e lento. Questo fa sì che diversi reperti giacciano per lungo tempo nei depositi archeologici, senza poter essere ricostruiti e restaurati, e tantomeno restituiti all’attenzione del pubblico. Il progetto RePAIR, frutto di ricerca e competenza tecnologica, grazie all’ausilio della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, si pone l’obiettivo di risolvere un problema atavico".
L’attività si avvale dell’apporto interdisciplinare di istituti scientifici e di ricerca che operano nel campo della computer vision, della robotica, dell’Intelligenza Artificiale con il contributo dell’Archeologia e della Conservazione di Beni Culturali.
Alcuni frammenti ricostruiti grazie al progetto RePAIR | Courtesy Parco Archeologico di Pompei
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