A Padova dal 18 novembre al 18 marzo

La rivoluzione di Galileo attraverso sette secoli di arte, da Guercino ad Anish Kapoor

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Atlante che sostiene il globo celeste, 1646, Firenze. Museo Mozzi Bardini
 

Samantha De Martin

20/09/2017

Padova - Scienziato, letterato, imprenditore, ma anche amante della musica e del vino dei Colli Euganei, apprezzato da Foscolo, Pirandello, Giacomo Balla ed Anish Kapoor.
È un Galileo inedito, un uomo dalle mille sfaccettature quello che emerge dalla mostra Rivoluzione Galileo. La scienza incontra l'arte in programma dal 18 novembre al 18 marzo al Palazzo del Monte di Pietà a Padova.

Il genio che rivoluzionò le scienze e l'arte, con il quale lo studio del cielo passò dagli astrologi agli astronomi, sarà al centro di un'esposizione dai tratti originali, dove i capolavori dell'arte occidentale incontrano reperti e testimonianze utili ad esplorare l'animo di un genio indiscusso.
Esaltato da Foscolo, Pirandello, Ungaretti e Calvino, descritto da Erwin Panofsky come uno dei maggiori critici d'arte del Seicento, Galileo rivive nel percorso espositivo concepito da Giovanni C.F. Villa per la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
In questo percorso che conduce i visitatori tra lo sviluppo del mito galileiano in epoca ottocentesca, sono diverse e molteplici le opere d'arte che testimoniano la sua poliedrica esistenza. Gli schizzi e gli acquerelli provano la sua altissima qualità di disegnatore. Ma che lo scienziato sia stato, del resto, un attento osservatore dell’arte, lo confermano i salaci commenti su delle tarsie lignee, a suo avviso, “prive di morbidezza e fatte di legnetti”, ma anche su Arcimboldo, autore di “capricci che hanno una confusa ed inordinata mescolanza di linee e colori”.

Perché l’influenza delle conquiste galileiane sulla cultura artistica si fa sentire già nel primo Seicento: con quella minuziosa resa della natura - come testimoniano le straordinarie opere dei Bruegel e di Govaerts - o con la prima raffigurazione della Via Lattea effettuata da Adam Elsheimer nella Fuga in Egitto.
La potenza dell'influsso del fisico pisano si scorge poi  nelle tante raffigurazioni della luna - quasi come fosse vista con il cannocchiale - o delle nature morte.
E poi c'è il dipinto del Guercino dedicato al mito di Endimione, con una delle prime raffigurazioni del cannocchiale perfezionato dallo scienziato, accanto alle opere della “bottega galileiana”, una generazione di artisti - da Artemisia Gentileschi a Stefano Della Bella - in grado di condividere le suggestioni offerte da Galileo. Come le Osservazioni astronomiche di Donato Creti, straordinarie tele raffiguranti stelle e pianeti ritratti in modo da mostrare l’aspetto al telescopio, evocando le scoperte del genio.

Ad eternare il mito del padre della scienza moderna, l'arte contemporanea, che da Previati a Balla arriva fino ad Anish Kapoor, presente in mostra con l'opera di apertura.
In una Padova che lo vide protagonista per diciotto anni, la mostra celebra la parabola umana di Galileo attraverso il fecondo intreccio tra la scienza, la tecnologia, l'agiografia galileiana e sette lunghi secoli di arte occidentale.

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