Dal 14 settembre a Mamiano di Traversetolo, Parma
Il Surrealismo e l’Italia. Un viaggio lungo 100 anni alla Magnani Rocca
Max Ernst, Divinité, 1940. Olio su tela incollata su cartone © Max Ernst by SIAE 2024
Francesca Grego
12/09/2024
Parma - A 100 anni dalla pubblicazione del Manifesto del Surrealismo, la Fondazione Magnani Rocca celebra l’avanguardia del sogno con una grande mostra. Saranno ben 150 le opere esposte alla Villa dei Capolavori da sabato prossimo, 14 settembre, fino al 15 dicembre, con artisti di primissimo piano come René Magritte, Salvador Dalì, Max Ernst, Joan Mirò, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy. Accanto a loro, autori italiani vicini al movimento, come Giorgio De Chirico e suo fratello Alberto Savinio, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Sergio D’Angelo, Enrico Baj.
Joan Mirò, Senza titolo (figure biomorfiche e astrali), 1950 circa. Tempera e gouache su carta © Successiò Mirò by SIAE 2024
Era il 1924 quando André Breton ufficializzava la nascita del Surrealismo, annunciando al mondo che “l’immaginazione non è altro che la rivelazione di ciò che siamo, della nostra propria sostanza, che è sogno, purezza, energia, libertà”. Le sue idee avrebbero raccolto proseliti ben oltre i confini francesi, dando vita alla prima avanguardia veramente internazionale. A cura di Alice Ensabella, Alessandro Nigro e Stefano Roffi, Il Surrealismo e l’Italia esplorerà la galassia del movimento nella sua globalità, per poi concentrarsi sulle espressioni nel panorama artistico di casa nostra tra pionieri ed eredi, collezionisti e galleristi che ne favorirono la diffusione a Sud delle Alpi.
Giorgio De Chirico, Il pomeriggio soave, 1916 I Courtesy Fondazione Magnani Rocca
L’itinerario della Magnani Rocca rispecchia questa doppia prospettiva in due grandi capitoli. Il primo esplora la dimensione internazionale del Surrealismo nella sua ricchezza di mezzi e linguaggi attraverso le opere dei maestri storici del movimento, tra arte astratta e figurativa, pittura, collage, fotografia, ready-made.
L’arrivo delle idee surrealiste in Italia, mediato dal lavoro di De Chirico e Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, introduce la seconda macro sezione, la parte più originale della mostra, che indaga l’impatto e l’evoluzione del Surrealismo nel nostro Paese. In primo piano, l’indipendenza e le peculiarità dei protagonisti di questa avventura, in un racconto che, accanto agli artisti, metterà in evidenza i centri di irradiazione e i promotori dell’avanguardia, da collezionisti come Peggy Guggenheim e Alessandro Passarè, a galleristi come Schwarz, Cardazzo, Jolas, Del Corso, Sargentini, Brin.
Leonor Fini, Femme assise sur un homme nude, 1942. Olio su tela © Leonor Fini by SIAE 2024
Sono due le tendenze principali individuate dai curatori nel Surrealismo italiano: da un lato le pratiche artistiche sperimentali di autori come Sergio Dangelo ed Enrico Baj, in costante comunicazione con il gruppo francese, dall’altro il filone figurativo fantastico di Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, che nel 1946 la rivista statunitense View presenta come “Italian Surrealists” in un numero dedicato.
Alberto Martini, Uomo mascherato di fronte, 1910. China acquerellata su carta I Courtesy Fondazione Magnani Rocca
Così come in Francia e in America, insomma, anche in Italia il Surrealismo “libera l’inconscio e trasforma la percezione della realtà, offrendo nuove chiavi di lettura per comprendere l’arte e la vita”, scrivono i curatori. L’esposizione emiliana non vuole essere quindi soltanto un tributo, ma una riflessione viva e attuale su come l’avanguardia novecentesca abbia influenzato gli sviluppi dell’arte futura e dato forma alla sensibilità del XXI secolo.
Alberto Savinio, Les Rois Mages (I Re Magi), 1929. Olio su tela. Mart, Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni Culturali
Joan Mirò, Senza titolo (figure biomorfiche e astrali), 1950 circa. Tempera e gouache su carta © Successiò Mirò by SIAE 2024
Era il 1924 quando André Breton ufficializzava la nascita del Surrealismo, annunciando al mondo che “l’immaginazione non è altro che la rivelazione di ciò che siamo, della nostra propria sostanza, che è sogno, purezza, energia, libertà”. Le sue idee avrebbero raccolto proseliti ben oltre i confini francesi, dando vita alla prima avanguardia veramente internazionale. A cura di Alice Ensabella, Alessandro Nigro e Stefano Roffi, Il Surrealismo e l’Italia esplorerà la galassia del movimento nella sua globalità, per poi concentrarsi sulle espressioni nel panorama artistico di casa nostra tra pionieri ed eredi, collezionisti e galleristi che ne favorirono la diffusione a Sud delle Alpi.
Giorgio De Chirico, Il pomeriggio soave, 1916 I Courtesy Fondazione Magnani Rocca
L’itinerario della Magnani Rocca rispecchia questa doppia prospettiva in due grandi capitoli. Il primo esplora la dimensione internazionale del Surrealismo nella sua ricchezza di mezzi e linguaggi attraverso le opere dei maestri storici del movimento, tra arte astratta e figurativa, pittura, collage, fotografia, ready-made.
L’arrivo delle idee surrealiste in Italia, mediato dal lavoro di De Chirico e Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, introduce la seconda macro sezione, la parte più originale della mostra, che indaga l’impatto e l’evoluzione del Surrealismo nel nostro Paese. In primo piano, l’indipendenza e le peculiarità dei protagonisti di questa avventura, in un racconto che, accanto agli artisti, metterà in evidenza i centri di irradiazione e i promotori dell’avanguardia, da collezionisti come Peggy Guggenheim e Alessandro Passarè, a galleristi come Schwarz, Cardazzo, Jolas, Del Corso, Sargentini, Brin.
Leonor Fini, Femme assise sur un homme nude, 1942. Olio su tela © Leonor Fini by SIAE 2024
Sono due le tendenze principali individuate dai curatori nel Surrealismo italiano: da un lato le pratiche artistiche sperimentali di autori come Sergio Dangelo ed Enrico Baj, in costante comunicazione con il gruppo francese, dall’altro il filone figurativo fantastico di Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, che nel 1946 la rivista statunitense View presenta come “Italian Surrealists” in un numero dedicato.
Alberto Martini, Uomo mascherato di fronte, 1910. China acquerellata su carta I Courtesy Fondazione Magnani Rocca
Così come in Francia e in America, insomma, anche in Italia il Surrealismo “libera l’inconscio e trasforma la percezione della realtà, offrendo nuove chiavi di lettura per comprendere l’arte e la vita”, scrivono i curatori. L’esposizione emiliana non vuole essere quindi soltanto un tributo, ma una riflessione viva e attuale su come l’avanguardia novecentesca abbia influenzato gli sviluppi dell’arte futura e dato forma alla sensibilità del XXI secolo.
Alberto Savinio, Les Rois Mages (I Re Magi), 1929. Olio su tela. Mart, Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni Culturali
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