A Gualdo Tadino dal 30 luglio al 3 dicembre

Donne nell'arte: il potere della seduzione in una mostra

Giandomenico Tiepolo, Angelica e Medoro, olio su tela, Collezione privata
 

Samantha De Martin

19/07/2017

Perugia - L'abbandono sensuale dei corpi, la loro esaltazione intrepida, il potere ammaliante di sguardi intensi, penetranti, emergono tra le architetture duecentesche della Chiesa monumentale di San Francesco di Gualdo Tadino e incatenano lo sguardo con il loro travolgente fascino.
Tre secoli di pittura sensuale al femminile, dal Cinquecento al Settecento, raccontati attraverso una mostra, descritti con un linguaggio non sempre esplicito, carico di sottintesi, che si avvale di modalità espressive diverse, a seconda delle epoche.

Lasciandosi trascinare all'interno di un percorso in cui regna sovrano il potere della donna, attraversato dal fascino senza tempo di colei che attira e rapisce con l'enfasi dei gesti e le nudità del corpo, il visitatore sarà al centro di un travolgente viaggio tra alcune “eroine” ritratte, nei secoli, da artisti che ne hanno voluto esaltare l'irresistibile potere seduttivo.

In questa coinvolgente rassegna al femminile, in programma dal 30 luglio al 3 dicembre, a cura di Vittorio Sgarbi e Antonio D'Amico, la sublime Cleopatra di Guido Cagnacci - un dipinto inedito e presentato per la prima volta in occasione della mostra - ammicca alla penetrante forza della Maddalena riversa del pittore milanese Francesco Cairo, che, con le sue nudità gentili, incorniciate tra lunghi capelli dorati, si confonde con l'esaltazione intrepida delle Giuditte dipinte da Pietro della Vecchia e da Lorenzo De Caro. Mentre la sensuale rotondità dell'Armida di Paolo De Matteis sposa la seduzione contenuta delle figlie di Lot di Sebastiano Mazzoni, per lasciare spazio all'ortolana di Antonio Boselli, che offre il suo ortaggio assecondando un esplicito carosello di doppi sensi.

Ad aprire questo vibrante e raffinato corteo di sguardi, la Suonatrice di liuto di Simone Peterzano,che, con il suo seno scoperto, sembra corteggiare lo spettatore introducendolo a un gioco di sguardi dominato dal volto trionfante della Vittoria Alata di Mattia Preti. È infatti alla simbologia che il Cavaliere Calabrese affida quella provocante voluttà capace di far gustare all'uomo la forza del potere.

Questa potente, ma allo stesso tempo delicata, sfilata di donne che sfoderano il lato più intimo e segreto della loro personalità, senza mai scadere nell'esplicito groviglio di corpi, porta, nel centro perugino, tele provenienti dalla Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi di Forlì, oltre che da prestigiose collezioni private.

Ciascun dipinto è carico di risvolti, si porta dietro la sua precisa storia, sviluppata dagli artisti assecondando la volontà del committente, rivolta ora a celebrare episodi biblici che evocano storie di antiche eroine, ora ad esaltare racconti mitologici e letterari, ma senza mai perdere di vista l'esaltazione della donna che delle tele rimane l'indiscussa protagonista.