Una piccola chiesa umbra celava 2 capolavori: un restauro lungo 7 anni le restituisce ora il suo Donatello
Madonna di Citerna dopo il restauro, Donatello, 1415-20, photo OPD.jpg
29/11/2012
Perugia - Un antico borgo dell’Umbria affacciato sulla Val Tiberina, Citerna, ha nascosto a lungo due straordinarie sculture rinascimentali di Madonna con Bambino in terracotta policroma: una di Luca della Robbia il Giovane, l’altra di Donatello, che è appena uscita da un lungo restauro e sta per ritornare al suo posto, nella chiesa di San Francesco. A scoprire l’opera di Donatello fu nel 2001 una giovane ricercatrice, Laura Ciferri, impegnata nella catalogazione della scultura in terracotta fra il secolo XV e il secolo XVI in Umbria.
Solo nel 2004, uno studio approfondito accreditò l’opera, datandola tra il 1415 e il 1420. L’anno successivo la Madonna donatelliana di Citerna fu trasferita nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, dove ebbe inizio il restauro. Così le restauratrici, Rosanna Moradei e Akiko Nishimura, svelarono, al di sotto di vari strati di grezza ridipintura risalenti ad epoche diverse, i delicati incarnati della Vergine del Bambino, il modellato delle figure (di impronta tardo gotica) e la loro raffinata cromia originale realizzata con materiali preziosi (oro, argento, lapislazzuli e lacche) e con “una sensibilità quasi miniaturistica nella stesura dei colori e della realizzazione delle decorazioni”, soprattutto dei capelli realizzati con la foglia d’oro, dell’elegante bordo dorato, punzonato con tralci vegetali delle vesti della Vergine. Inoltre sotto Il verde blu che copriva il manto della Madonna, fu scoperto un broccato bianco con decorazioni in oro che rappresentano delle corone gigliate, inserite in un cerchio dorato con otto punte e motivi floreali e la veste rosso lacca della Madonna si rivelò ricoperta di disegni, sempre in oro, con piume inserite in losanghe, forse un’allusione alla casata del committente dell’opera, rimasto comunque ignoto.
Ma non è tutto perché attraverso il restauro è emerso un altro notevole pregio di quest’opera: vale a dire che “non si tratta di una copia ricavata da uno stampo, come per altre Madonne di Donatello e Brunelleschi destinate al culto privato, ma una scultura modellata direttamente in un unico blocco di argilla a tutto tondo. E proprio un certo modo di lavorare l’argilla, osservata sia nella Madonna di Citerna che in altre opere di Donatello restaurate dall’Opificio, come scrive in catalogo Rosanna Moradei, è uno degli elementi che confermano la mano del grande artista”.
L’altezza ridotta dell’opera (114 cm circa) così come il peso (58 Kg circa) farebbero pensare che si tratti di un manufatto devozionale destinato ad ambienti di culto ecclesiastici o alla devozione religiosa familiare all’interno di dimore patrizie.
Il 30 novembre 2012 la Madonna col Bambino restaurata sarà restituita alla Chiesa di San Francesco, anche questa rimessa a nuovo da una ristrutturazione, e sarà esposta all’interno di una piccola cappella, un ambiente raccolto che ne permetterà la visione ravvicinata, così come era in origine, e sarà oggetto di convegni e visite guidate aperte al pubblico.
Inoltre l’opera entrerà a far parte di un itinerario dedicato alle “Madonne rinascimentali nell’Alta Valtiberina”, tra Toscana e Umbria insieme all’altra preziosa scultura di Madonna con Bambino in terracotta invetriata policroma scoperta nella medesima chiesa di Citera, restaurata nel 2005 ed attribuita a Luca della Robbia Il Giovane. L’itinerario prosegue con la celebre Madonna del Parto di Piero della Francesca (1455-56 circa), nella vicina Monterchi e poi ancora ad Anghiari, che nel Museo Statale di Palazzo Taglieschi conserva la Madonna col Bambino in legno policromo di Jacopo della Quercia (1420 circa) per concludersi a Città di Castello.
Nicoletta Speltra
Solo nel 2004, uno studio approfondito accreditò l’opera, datandola tra il 1415 e il 1420. L’anno successivo la Madonna donatelliana di Citerna fu trasferita nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, dove ebbe inizio il restauro. Così le restauratrici, Rosanna Moradei e Akiko Nishimura, svelarono, al di sotto di vari strati di grezza ridipintura risalenti ad epoche diverse, i delicati incarnati della Vergine del Bambino, il modellato delle figure (di impronta tardo gotica) e la loro raffinata cromia originale realizzata con materiali preziosi (oro, argento, lapislazzuli e lacche) e con “una sensibilità quasi miniaturistica nella stesura dei colori e della realizzazione delle decorazioni”, soprattutto dei capelli realizzati con la foglia d’oro, dell’elegante bordo dorato, punzonato con tralci vegetali delle vesti della Vergine. Inoltre sotto Il verde blu che copriva il manto della Madonna, fu scoperto un broccato bianco con decorazioni in oro che rappresentano delle corone gigliate, inserite in un cerchio dorato con otto punte e motivi floreali e la veste rosso lacca della Madonna si rivelò ricoperta di disegni, sempre in oro, con piume inserite in losanghe, forse un’allusione alla casata del committente dell’opera, rimasto comunque ignoto.
Ma non è tutto perché attraverso il restauro è emerso un altro notevole pregio di quest’opera: vale a dire che “non si tratta di una copia ricavata da uno stampo, come per altre Madonne di Donatello e Brunelleschi destinate al culto privato, ma una scultura modellata direttamente in un unico blocco di argilla a tutto tondo. E proprio un certo modo di lavorare l’argilla, osservata sia nella Madonna di Citerna che in altre opere di Donatello restaurate dall’Opificio, come scrive in catalogo Rosanna Moradei, è uno degli elementi che confermano la mano del grande artista”.
L’altezza ridotta dell’opera (114 cm circa) così come il peso (58 Kg circa) farebbero pensare che si tratti di un manufatto devozionale destinato ad ambienti di culto ecclesiastici o alla devozione religiosa familiare all’interno di dimore patrizie.
Il 30 novembre 2012 la Madonna col Bambino restaurata sarà restituita alla Chiesa di San Francesco, anche questa rimessa a nuovo da una ristrutturazione, e sarà esposta all’interno di una piccola cappella, un ambiente raccolto che ne permetterà la visione ravvicinata, così come era in origine, e sarà oggetto di convegni e visite guidate aperte al pubblico.
Inoltre l’opera entrerà a far parte di un itinerario dedicato alle “Madonne rinascimentali nell’Alta Valtiberina”, tra Toscana e Umbria insieme all’altra preziosa scultura di Madonna con Bambino in terracotta invetriata policroma scoperta nella medesima chiesa di Citera, restaurata nel 2005 ed attribuita a Luca della Robbia Il Giovane. L’itinerario prosegue con la celebre Madonna del Parto di Piero della Francesca (1455-56 circa), nella vicina Monterchi e poi ancora ad Anghiari, che nel Museo Statale di Palazzo Taglieschi conserva la Madonna col Bambino in legno policromo di Jacopo della Quercia (1420 circa) per concludersi a Città di Castello.
Nicoletta Speltra
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