Il sito urbano di “Caponapoli”, sull'acropoli dell'antica Neapolis, è delimitato dai margini settentrionale e occidentale del primitivo nucleo urbano, identificabili con via Foria a settentrione e via Costantinopoli ad occidente. Danneggiata dai bombardamenti del 1944, la chiesa, risalente ai primi decenni del ‘500 e arricchita di interventi nei secoli successivi, fu abbandonata per un ventennio, subendo importanti danni e spoliazioni. Negli anni ’60 furono ricostruiti il tetto e l’esonartece, risistemando sommariamente l’interno e realizzando nuovi portoni in ferro. Alcuni saggi, seguiti da estesi scavi, misero a nudo tre successivi allineamenti murari della città greca del III secolo a. C. nella navata e un quarto nel transetto, oltre a muri romani in opus reticulatum del I secolo d. C. inframmezzati a tombe altomedioevali. In prossimità dell’altare maggiore, le tracce dell’abside di una cappella paleocristiana. Sotto alcune cappelle, rese visitabili, le tipiche tombe con sedile “a scolo”.
In coerenza con la condizione dei luoghi, si è aperto un grande vuoto rettangolare di ml. 9,65 x 5,15 nel ricostituito calpestio della navata, con percorsi di adeguata larghezza tra i bordi del vuoto e le cappelle laterali. E', così, sincronicamente visibile nel chiuso invaso di una chiesa l'intera vicenda storica della città dall’epoca di fondazione a quella contemporanea attraverso i reperti di epoche lontane nel tempo, ma vicine nello spazio.
Dalla navata si può accedere, mediante un gradino continuo, ad una passerella in vetro strutturale che corre lungo il perimetro interno del grande vuoto, a quota - ml. 0,40, munita di balaustre in vetro extrachiaro fissate per punti, su travi in vetro strutturale (carico d'esercizio kg.400/mq. più peso proprio) lunghe circa ml.2,00, agganciate al solaio della navata. La luce libera delle travi in vetro è dimezzata mediante angolari in acciaio che le sospendono allo sbalzo perimetrale del solaio della navata. Per quanto è noto,di travi in vetro a sbalzo non ci sarebbero altri esempi analoghi.
Su una pedana lignea perimetrale montata sul pavimento in cocciopesto, sono collocate le panche in legno. Di queste ultime, quelle disposte lungo i lati più lunghi del vuoto, divise in moduli da due posti, possono essere disposte in due diversi orientamenti mediante rotazione manuale su un perno di acciaio munito di blocco. Una volta disposte trasversalmente, un meccanismo consente di ruotare gli schienali come piano di lavoro per chi siede sulla panca retrostante. La dimensione, il numero e la disposizione è determinata dalla larghezza ottimale del piano di lavoro e dalla larghezza della pedana (ml. 1,40), a sua volta determinata dalla dimensione dello spazio laterale di percorrenza (ml.1,20). Le panche in prossimità dell'ingresso e dell'altare maggiore sono fisse.