Intervista al direttore del museo romano
A Galleria Borghese il Centro Studi internazionale. Ne parla Anna Coliva
Michelangelo Merisi Da Caravaggio, San Gerolamo, 1605-1606, olio su tela, 112 x 157 cm, Galleria Borghese, Roma
Eleonora Zamparutti
14/11/2017
Roma - “Ci siamo mossi prima che qualcun altro all’estero ci soffiasse l’idea di fondare un centro di ricerca dedicato a Caravaggio, come è già accaduto per Raffaello negli Stati Uniti” afferma Anna Coliva, storica dell’arte, direttore di Galleria Borghese e uno tra i massimi esperti di Michelangelo Merisi da Caravaggio. “Caravaggio è un oggi artista molto mediatico. Assistiamo a continui scoop inconsistenti intorno alla sua figura”.
Il progetto, annunciato a fine settembre, che porterà alla costituzione di un Centro per la Ricerca e la Documentazione sull’artista di origini lombarde e sulla sua opera, nasce anche dall’esigenza di voler creare uno strumento utile ad assicurare la validità scientifica alla documentazione esistente, data la frequente comparsa negli ultimi anni di dipinti e disegni attribuiti al grande artista.
“Si tratta di un progetto italiano di ricerca che ricalca l’esempio fornito da altri centri esistenti all’estero e dedicati ad artisti importanti come Rembrandt e Cranach. Nuovi dati e nuove informazioni emergono sempre dalla ricerca” continua Anna Coliva.
All’iniziativa che ha l’ambizione di voler diventare punto di riferimento a livello internazionale per gli studi intorno all’artista, hanno già aderito importanti istituzioni come il Louvre di Parigi.
Concretamente, l’iniziativa darà vita a un database, realizzato a suo tempo con la consulenza del dipartimento di Digital Humanities della Normale di Pisa, dedicato a Caravaggio consultabile da un pubblico generalista e dagli addetti ai lavori, in grado di archiviare informazioni e aggiornamenti biografici, documentari, archivistici, filologici, storiografici, iconografici oltre al corredo delle informazioni diagnostiche disponibili in formato digitale.
Ma dietro la piattaforma digitale su Caravaggio c’è anche una nobile intenzione che potrebbe incidere profondamente sul ruolo e sul raggio di azione dei musei italiani.
“La nostra idea è di riportare la ricerca all’interno di un museo” continua Anna Coliva. “D’altra parte non possiamo immaginare che il museo si riduca all’amministrazione e alla gestione dell’immobile, della sua collezione e del personale. La recente riforma operata dal Mibact in questo senso ha il merito di aver esteso il margine di azione delle istituzioni museali e infuso nuova energia. Oggi ci sono le condizioni per perseguire maggiore efficienza, grazie all’autonomia gestionale, pur offrendo sempre solida garanzia a livello di conservazione”.
Recentemente Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano ha affermato il desiderio di voler ospitare un centro di ricerca su Caravaggio nella città lombarda. Lei che ne pensa?
“Milano non è una città significativa per Caravaggio. Galleria Borghese a Roma possiede la raccolta più grande al mondo di opere autografe di Caravaggio. In più si tratta di un corpus di lavori che copre l’intero arco della produzione dell’artista, dai primi lavori di gioventù alle opere dell’ultimo periodo. Ciò permette uno screening puntuale del percorso stilistico e tecnico di Caravaggio”.
Data la rilevanza dell’artista, non crede che sarebbe auspicabile un’attività di coordinamento da parte del Ministero per evitare la proliferazione di iniziative non sistematiche?
“La grande ricerca la fanno i centri preposti. In generale il Ministero è un organo con competenze amministrative con il compito di tracciare le linee guida generali, e non si sostituisce ai musei. E’ come il ruolo di un ospedale dove si interviene e quello del Ministero della Salute che dà le linee guida. Purtroppo questo è un fraintendimento assai diffuso nell’ambito della cultura”.
Per gli anni a venire il Mibact ha indetto le celebrazioni per Leonardo da Vinci (nel 2019 ricorrono i 500 anni dalla morte), per Raffaello Sanzio (nel 2020 saranno trascorsi 500 anni dalla scomparsa), per Dante Alighieri (nel 2012 saranno trascorsi 700 anni dalla morte).
In Olanda per i 100 anni del movimento De Stijl si concertano iniziative e mostre in tutto il Paese, lo stesso accade in Germania per i 500 anni di Lutero.
Data la rilevanza di un artista come Caravaggio non sarebbe opportuno avere una visione di sistema a livello nazionale?
“I musei olandesi fanno presto a mettersi insieme" afferma Anna Coliva. "Oggi la tendenza dei musei è di diventare dei mostrifici con un’esorbitante produzione di cataloghi. Certo, sarebbe opportuno avere un coordinamento e un’adeguata divulgazione degli eventi”.
Finanziato grazie al contributo della maison Fendi, il Caravaggio Reasearch Center potrà contare su 700mila euro per i primi tre anni di start up.
“E’ un progetto che sarà importante nel tempo: non si tratta del solito intervento per realizzare un restauro eclatante. L’impegno di Fendi e la scelta di legare il nome di un’azienda a un centro di ricerca umanistica sono azioni molto coraggiose. D’altra parte la ricerca è il trait d’union tra il nostro progetto e la casa di moda. Fendi in particolare ha investito fin dalle origini nella ricerca innovativa sui materiali di produzione: è da qui che è nata la storia di un successo”.
Per approfondimenti:
- Fendi e la Galleria Borghese: un connubio nel segno dell'arte e di Caravaggio
- Tutti pazzi per Caravaggio: da Milano a Los Angeles
Il progetto, annunciato a fine settembre, che porterà alla costituzione di un Centro per la Ricerca e la Documentazione sull’artista di origini lombarde e sulla sua opera, nasce anche dall’esigenza di voler creare uno strumento utile ad assicurare la validità scientifica alla documentazione esistente, data la frequente comparsa negli ultimi anni di dipinti e disegni attribuiti al grande artista.
“Si tratta di un progetto italiano di ricerca che ricalca l’esempio fornito da altri centri esistenti all’estero e dedicati ad artisti importanti come Rembrandt e Cranach. Nuovi dati e nuove informazioni emergono sempre dalla ricerca” continua Anna Coliva.
All’iniziativa che ha l’ambizione di voler diventare punto di riferimento a livello internazionale per gli studi intorno all’artista, hanno già aderito importanti istituzioni come il Louvre di Parigi.
Concretamente, l’iniziativa darà vita a un database, realizzato a suo tempo con la consulenza del dipartimento di Digital Humanities della Normale di Pisa, dedicato a Caravaggio consultabile da un pubblico generalista e dagli addetti ai lavori, in grado di archiviare informazioni e aggiornamenti biografici, documentari, archivistici, filologici, storiografici, iconografici oltre al corredo delle informazioni diagnostiche disponibili in formato digitale.
Ma dietro la piattaforma digitale su Caravaggio c’è anche una nobile intenzione che potrebbe incidere profondamente sul ruolo e sul raggio di azione dei musei italiani.
“La nostra idea è di riportare la ricerca all’interno di un museo” continua Anna Coliva. “D’altra parte non possiamo immaginare che il museo si riduca all’amministrazione e alla gestione dell’immobile, della sua collezione e del personale. La recente riforma operata dal Mibact in questo senso ha il merito di aver esteso il margine di azione delle istituzioni museali e infuso nuova energia. Oggi ci sono le condizioni per perseguire maggiore efficienza, grazie all’autonomia gestionale, pur offrendo sempre solida garanzia a livello di conservazione”.
Recentemente Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano ha affermato il desiderio di voler ospitare un centro di ricerca su Caravaggio nella città lombarda. Lei che ne pensa?
“Milano non è una città significativa per Caravaggio. Galleria Borghese a Roma possiede la raccolta più grande al mondo di opere autografe di Caravaggio. In più si tratta di un corpus di lavori che copre l’intero arco della produzione dell’artista, dai primi lavori di gioventù alle opere dell’ultimo periodo. Ciò permette uno screening puntuale del percorso stilistico e tecnico di Caravaggio”.
Data la rilevanza dell’artista, non crede che sarebbe auspicabile un’attività di coordinamento da parte del Ministero per evitare la proliferazione di iniziative non sistematiche?
“La grande ricerca la fanno i centri preposti. In generale il Ministero è un organo con competenze amministrative con il compito di tracciare le linee guida generali, e non si sostituisce ai musei. E’ come il ruolo di un ospedale dove si interviene e quello del Ministero della Salute che dà le linee guida. Purtroppo questo è un fraintendimento assai diffuso nell’ambito della cultura”.
Per gli anni a venire il Mibact ha indetto le celebrazioni per Leonardo da Vinci (nel 2019 ricorrono i 500 anni dalla morte), per Raffaello Sanzio (nel 2020 saranno trascorsi 500 anni dalla scomparsa), per Dante Alighieri (nel 2012 saranno trascorsi 700 anni dalla morte).
In Olanda per i 100 anni del movimento De Stijl si concertano iniziative e mostre in tutto il Paese, lo stesso accade in Germania per i 500 anni di Lutero.
Data la rilevanza di un artista come Caravaggio non sarebbe opportuno avere una visione di sistema a livello nazionale?
“I musei olandesi fanno presto a mettersi insieme" afferma Anna Coliva. "Oggi la tendenza dei musei è di diventare dei mostrifici con un’esorbitante produzione di cataloghi. Certo, sarebbe opportuno avere un coordinamento e un’adeguata divulgazione degli eventi”.
Finanziato grazie al contributo della maison Fendi, il Caravaggio Reasearch Center potrà contare su 700mila euro per i primi tre anni di start up.
“E’ un progetto che sarà importante nel tempo: non si tratta del solito intervento per realizzare un restauro eclatante. L’impegno di Fendi e la scelta di legare il nome di un’azienda a un centro di ricerca umanistica sono azioni molto coraggiose. D’altra parte la ricerca è il trait d’union tra il nostro progetto e la casa di moda. Fendi in particolare ha investito fin dalle origini nella ricerca innovativa sui materiali di produzione: è da qui che è nata la storia di un successo”.
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