Apre il 15 maggio la mostra “Tempo Barocco”

A Palazzo Barberini 40 capolavori indagano i misteri del tempo

Guido Reni, Amor sacro e Amor profano, 1622 - 1623. Olio su tela, 131 x 163 cm. Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
 

Francesca Grego

14/05/2021

Roma - “Il tempo che conserva è il tempo che distrugge”, scriveva Thomas Eliot a metà del XX secolo. Lo sapevano bene gli uomini del Seicento, che sul tempo e i suoi effetti sulle creature mortali si interrogarono a lungo. Senza quelle inquietudini, l’arte meravigliosa e multiforme del Barocco probabilmente non sarebbe esistita. E invece è qui a raccontarsi, realizzando quel desiderio di sopravvivere agli anni che gli artisti affidarono a tele, sculture e muri dipinti. 

Difficile immaginare per la mostra Tempo Barocco una cornice più adatta di Palazzo Barberini, dove le opere esposte si specchiano in architetture e decorazioni, a partire dalla spettacolare volta con il Trionfo della Divina Provvidenza. Stupefacente espressione del Seicento romano, la sede delle Gallerie Nazionali di Arte Antica inaugura in questa occasione nuovi spazi dedicati alle esposizioni temporanee: otto sale completamente restaurate per un totale di 750 metri quadrati, a ridosso dei giardini, dove un tempo si trovavano le stanze di Francesco Barberini, cardinal nipote del potente Urbano VIII. 


Simon Vouet, Il Tempo sconfitto dalla Speranza e dalla Bellezza , 1627. Olio su tela, 107 x 142 cm. Madrid, Museo Nacional del Prado I © Photographic Archive. Museo Nacional del Prado. Madrid

Con 40 opere di grande valore, Tempo Barocco è un’opportunità imprevista per scoprire quanto le nostre ansie più recondite siano vicine ai turbamenti di uomini vissuti quattro secoli fa. “Quel che chiamate spirito dei tempi è in sostanza lo spirito degli uomini nei quali i tempi si rispecchiano”, scriveva del resto Goethe nel Faust
Da Pietro da Cortona a Gian Lorenzo Bernini, da Anton Van Dyck a Guido Reni, passando per Valentin de Boulogne e Nicolas Poussin, l’allestimento di Palazzo Barberini esplora il tempo in tutte le sue forme e declinazioni, in un viaggio che ci conduce al cuore del Barocco. I capolavori in mostra arrivano dalle Gallerie degli Uffizi e dal Museo di Capodimonte, dal Prado di Madrid e dal Musée Jacquemart-André di Parigi, dal Rijksmuseum di Amsterdam, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dallo Staatliche Museen di Berlino, dalla National Gallery di Londra, ma gravitano tutti intorno alla fastosa Roma del Seicento, dove gli autori vissero e operarono. Accanto a quadri, disegni e sculture, troviamo eccezionali orologi antichi, spesso decorati da importanti pittori: testimoni di innovazioni tecniche e di virtuosismi artistici, del gusto di un’epoca, di un’ossessione diffusa. 


Valentin de Boulogne, Le quattro età dell’uomo,1629 circa. Olio su tela, 96,5 x 134 cm I ©The National Gallery, Londra. Presented by the 2nd Viscount Bearsted through the Art Fund, 1938

Complessa ma assolutamente godibile, l’indagine sul tempo si articola in cinque sezioni, ciascuna legata a un tema specifico. Nella prima, Il mito del Tempo, scopriamo come gli artisti abbiano attinto alla tradizione classica per dare un volto a un concetto astratto: qui la figura più comune è quella di Crono, per i Romani Saturno, il vecchio alato e severo che Van Dyck rappresentò nell’atto di recidere le ali al giovane Cupido. Eros, in effetti, è il principale antagonista del Tempo, almeno a partire dal celebre - e imitatissimo - capolavoro di Caravaggio Amor vincit omnia. L’eterna lotta tra il Tempo e l’Amore, le allegorie delle Ore e delle Stagioni, l’immagine splendente della Verità, che il Tempo divoratore ha il merito di svelare, lasciano poi il posto a una novità tipicamente seicentesca:  il concetto di Vanitas, che nei quadri di natura morta ricorda a chi guarda la fragilità e la precarietà di ogni vita. Teschi, clessidre, orologi, frutti bacati e fiori appassiti fanno il loro ingresso nello spazio dell’arte: qui a farla da padrone sono i pittori venuti dal Nord, come l’olandese Pieter Claesz o il tedesco Christian Berentz. Ma capire il tempo significa anche cogliere l’attimo, riconoscere al volo l’occasione propizia: è quel che fanno gli artisti dell’ultima sezione - Domenichino, Guido Cagnacci, Pietro da Cortona - dove il gusto teatrale e gli effetti speciali del Barocco scatenano nello spettatore una cascata di emozioni. 


Christian Berentz, L'orologio, XVIII secolo. Olio su tela, cm 52 x 67. Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma I © (MiC) - Bibliotheca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell' arte / Enrico Fonto

Nata nel 2017 da un’idea di Francesca Cappelletti - oggi alla guida della Galleria Borghese - Tempo Barocco sarà visitabile a Palazzo Barberini dal 15 maggio al 3 ottobre 2021. “Costruire insieme questa mostra con la quale inauguriamo il nuovo spazio per le esposizioni temporanee è stato davvero entusiasmante”, racconta il direttore delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini Flaminia Gennari Santori. “Ora che Francesca dirige la Galleria Borghese, questa mostra diventa anche una magnifica occasione per dare avvio ad una relazione e ad un confronto proficui tra due musei che con il loro patrimonio sono certamente tra i più rilevanti nel racconto di un’epoca e della sua arte, nel contesto nazionale e internazionale”.


Guido Cagnacci, Morte di Cleopatra,1661-1662. Olio su tela, 153x169 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gëmaldegalerie I © KHM - Museumsverband


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