Dal 4 dicembre al Museo dell’Ara Pacis 

Alle origini della pittura moderna con i capolavori del Detroit Institute of Arts

Pierre Auguste Renoir, Donna in poltrona, 1874. Detroit Institute of Arts
 

Francesca Grego

03/12/2025

Roma - È una delle mostre più attese dell’inverno quella che sta per prendere il via al Museo dell’Ara Pacis: da domani, giovedì 4 dicembre, fino al 3 maggio 2026, Degas, Matisse, Picasso, Renoir, Van Gogh. Impressionismo e oltre presenterà una selezione di 53 opere provenienti dal Detroit Institute of Arts,  uno dei importanti musei statunitensi, scelte all’interno delle sue ricchissime collezioni per raccontare la nascita e lo sviluppo della pittura moderna. Alcune di questi dipinti sono entrati già poco dopo l’esecuzione nelle raccolte dell’istituto, che visse una grande stagione collezionistica all’inizio del XX secolo.   

A cura di Ilaria Miarelli Mariani e Claudio Zambianchi, l’esposizione è un lungo viaggio nell’arte europea, tra i principali movimenti e i più grandi artisti attivi dalla metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, quando trasformazioni profonde definirono radicalmente l’identità della pittura. Attraverso il dialogo tra luce e colore, natura e città, realtà e astrazione, il racconto della mostra ricostruisce i processi attraverso i quali l’arte ha cambiato pelle, mettendo in discussione i modelli accademici e sperimentando nuovi linguaggi e modalità di osservazione. 

Punto di partenza dell’itinerario è il fermento in atto nella pittura francese a partire dalla metà del XIX secolo, quando realisti e impressionisti si concentrano sulla rappresentazione della vita moderna, sulla verità del quotidiano e sulla resa immediata della percezione della luce, in un percorso che in pochi decenni porterà alla rivoluzione delle avanguardie novecentesche. Le Danzatrici di Edgar Degas (rappresentato in mostra da ben cinque dipinti), le Bagnanti di Paul Cézanne e la Donna in poltrona di Pierre-Auguste Renoir sono tra i capolavori scelti illustrare la fase impressionista, accompagnati da opere di Camille Pissarro, Alfred Sisley e Max Liebermann. 

La strada è ancora lunga e densa di sorprese. Lo raccontano gli audaci esperimenti di Cézanne su un altro dei suoi soggetti favoriti, la Montagna Saint-Victoire, accanto a un paesaggio e una natura morta di Van Gogh: l’opera d’arte si emancipa dal rapporto diretto con la realtà per diventare una partitura autonoma, parallela al mondo visibile. I tempi, insomma, sono maturi per l'avvento delle avanguardie, e qui la mostra dedica ampio spazio alla leggendaria Parigi del primo Novecento: a calcarne le scene sono maestri come Henri Matisse e Pablo Picasso (presente con sei dipinti che ne illustrano le principali fasi creative), Amedeo Modigliani e Chaïm Soutine, i cubisti Juan Gris e Maria Blanchard, unica artista donna della mostra. 

Ma Parigi non è la sola casa delle avanguardie: anche in ambito tedesco fervono sperimentazioni e ricerche rivoluzionarie, e la collezione del Detroit Institute le registra con dovizia grazie alle scelte di Wilhelm R. Valentiner, direttore dal 1924 al 1945, e al sostegno di generosi mecenati. In mostra capolavori di Vassily Kandinsky, Lyonel Feininger e Max Pechstein evocano le audaci innovazioni dei movimenti Die Brücke (Il ponte) e Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), sorti in Germania prima della guerra, mentre le drammatiche conseguenze del conflitto sono palpabili nelle opere di artisti come Oskar Kokoschka, Emil Nolde e Max Beckmann.