Dal 5 al 30 maggio al Museo nazionale delle Arti del XXI secolo
Arte contemporanea e intelligenza artificiale si incontrano al MAXXI

Entangled others, Beneath The Neural Waves 2.0
Samantha De Martin
09/04/2021
Roma - Dopo il recente lancio del Legendary Ticket, il biglietto valido per un ingresso al MAXXI per i prossimi 100 anni - un espediente simpatico per assicurare a tutti fino al 2121 un appuntamento fisso con la creatività - il museo del futuro continua a guardare con ottimismo alla ripartenza, annunciando il suo prossimo appuntamento con gli amanti del contemporaneo.
Dal 5 al 30 maggio al Museo nazionale delle Arti del XXI secolo andrà in scena una collettiva dedicata al rapporto fra arte contemporanea e Intelligenza Artificiale.
Sex-robot gender fluid, quartieri di corpi-casa, installazioni sonore in grado di tradurre le mutazioni del DNA sfileranno nel percorso Re:Humanism – Re:define the Boundaries, svelando ad esempio l'insolita connessione tra un arazzo di lana e seta, un algoritmo generativo e l'estinzione delle tigri.
Dieci le opere in mostra. Si tratta dei progetti finalisti della seconda edizione del Re:Humanism Art Prize che ha accolto, tramite una call for artist internazionale, oltre duecento candidature da tutto il mondo.
Gli artisti - selezionati da una giuria di curatori d’arte e esperti di tecnologie avanzate - sono stati invitati a riflettere su argomenti diversi, dalle trasformazioni dei concetti di corpo e identità nell’era dell’Intelligenza Artificiale alle implicazioni politiche che ne derivano, dai cambiamenti introdotti dalla robotica e dal machine learning al futuro del pianeta.
Il risultato è un percorso - a cura di Daniela Cotimbo, curatrice e presidente dell’associazione Re:Humanism - che intreccia temi come la biodiversità e la coscienza ecologica, l'identità di genere e le potenzialità narrative e creative di un’intelligenza artificiale.

Elizabeth Christoforetti & Romy El Sayah, Body as Building
Se l’opera firmata da Entangled Others, duo artistico di base a Berlino, dà vita a un ecosistema acquatico in digitale in grado di esplorare i concetti di biodiversità e relazione tra specie, con tanto di suoni oceanici generati da algoritmi, l'artista bolognese Irene Fenara, con Three Thousand Tigers, parte da una presa di coscienza ambientale. Prendendo spunto da 3mila immagini fotografiche di tigri, la Fenara utilizza un algoritmo generativo che replica la tradizionale tecnica di trama e ordito per realizzare - con l’aiuto di artigiani che lo producono direttamente in India - un arazzo in tessuto che rappresenta una nuova immagine di Tigre, astratta e incompleta. Questa immagine riflette il paradosso che si genera fra una specie a rischio estinzione e la conservazione della memoria digitale di quella specie.
Con la sua serie di installazioni l’artista cinese Yuguang Zhang si interroga invece sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano, indagando il confine sottile tra umano e non umano. Un’installazione in grado di tradurre in suono le mutazioni del DNA, in particolare, del gene ABCD1, è invece l’idea con la quale il collettivo Umanesimo Artificiale mette in relazione la genetica con il sound design.
Un sex-robot gender fluid che incarna contemporaneamente approcci di sessualità appartenenti a forme di vita differenti, dal batterio alla stella marina, confermando l’instabilità delle categorie di sesso e genere, è invece protagonista dell’installazione video Molecular Sex dell’artista svizzera Johanna Bruckner.
Può il personaggio di un videogame riflettere sulla propria esistenza? Per l’artista romana Carola Bonfili la risposta è sì. Con la sua opera, The Flute-Singing, il pubblico seguirà i “dissidi interiori” di una creatura fra il mitologico e l’alieno.

Johanna Bruckner, Molecular Sex, 4K HD Video, Still, 2020
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• Da Giacomo Balla a Salgado, il 2021 del MAXXI
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Sex-robot gender fluid, quartieri di corpi-casa, installazioni sonore in grado di tradurre le mutazioni del DNA sfileranno nel percorso Re:Humanism – Re:define the Boundaries, svelando ad esempio l'insolita connessione tra un arazzo di lana e seta, un algoritmo generativo e l'estinzione delle tigri.
Dieci le opere in mostra. Si tratta dei progetti finalisti della seconda edizione del Re:Humanism Art Prize che ha accolto, tramite una call for artist internazionale, oltre duecento candidature da tutto il mondo.
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Il risultato è un percorso - a cura di Daniela Cotimbo, curatrice e presidente dell’associazione Re:Humanism - che intreccia temi come la biodiversità e la coscienza ecologica, l'identità di genere e le potenzialità narrative e creative di un’intelligenza artificiale.

Elizabeth Christoforetti & Romy El Sayah, Body as Building
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Con la sua serie di installazioni l’artista cinese Yuguang Zhang si interroga invece sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano, indagando il confine sottile tra umano e non umano. Un’installazione in grado di tradurre in suono le mutazioni del DNA, in particolare, del gene ABCD1, è invece l’idea con la quale il collettivo Umanesimo Artificiale mette in relazione la genetica con il sound design.
Un sex-robot gender fluid che incarna contemporaneamente approcci di sessualità appartenenti a forme di vita differenti, dal batterio alla stella marina, confermando l’instabilità delle categorie di sesso e genere, è invece protagonista dell’installazione video Molecular Sex dell’artista svizzera Johanna Bruckner.
Può il personaggio di un videogame riflettere sulla propria esistenza? Per l’artista romana Carola Bonfili la risposta è sì. Con la sua opera, The Flute-Singing, il pubblico seguirà i “dissidi interiori” di una creatura fra il mitologico e l’alieno.

Johanna Bruckner, Molecular Sex, 4K HD Video, Still, 2020

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