In mostra a Roma il progetto di Istituto Luce e Museo d’Historia de Catalunya
Con gli occhi dei fascisti: 300 scatti raccontano la Guerra di Spagna
Verso Barcellona. Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito. "Fu la Spagna! Lo sguardo fascista sulla Guerra Civile Spagnola
Francesca Grego
08/10/2018
Roma - Come si racconta una guerra? Come si trasforma una vittoria in mito? Come si infanga un nemico? La Guerra Civile Spagnola è una delle prime occasioni in cui queste domande contano quasi quanto il bilancio dei morti sul campo.
A 80 anni da un conflitto che ha segnato profondamente la storia europea, 300 fotografie ne rileggono le vicende a partire dallo sguardo dei fascisti. Perché il fronte di Spagna non fu soltanto il teatro di una guerra locale, ma una tragica avventura in cui giovani di tutta Europa si ritrovarono a combattere su fronti opposti, come volontari in soccorso della Repubblica o tra le truppe inviate a sostegno dei golpisti di Franco. E l’Italia di Mussolini fu in prima linea con l’invio di 80 mila uomini in tre anni, nel tentativo di stabilire un’egemonia sullo scacchiere mediterraneo.
Immagini dei fotografi dell’Istituto Luce, scatti provenienti da archivi istituzionali, foto personali dei legionari combattenti raccontano la storia da una prospettiva finora trascurata, mettendo a nudo la macchina della propaganda in un impressionante meta-reportage.
Se i nemici rossi sono presentati come codardi in fuga o belve assetate di sangue, le donne repubblicane appaiono come orribili megere e i bambini sono vittime innocenti o guerrieri di una nuova era in base alle esigenze del momento. Non mancano nemmeno quelle che oggi potremmo definire “proto fake news”, tra eroi a misura di racconto popolare e prigionieri emaciati che le didascalie descrivono come fieri di esibirsi nel saluto romano.
Organizzata da Istituto Luce Cinecittà e Centro di Studi del Cinema Italiano a Barcellona, prodotta dal Museo d’Historia de Catalunya, dopo le tappe di Barcellona e Bilbao Fu la Spagna! Lo sguardo fascista sulla Guerra Civile Spagnola approda al Teatro dei Dioscuri al Quirinale di Roma, dove sarà visitabile fino al 18 novembre.
Tre i percorsi disponibili, che rappresentano punti di vista più o meno convergenti: la guerra raccontata dalla stampa illustrata in pubblicazioni come La Domenica del Corriere, dove non mancano voli di pura fantasia, le testimonianze dei soldati e gli scatti dei fotografi inviati sul campo dalle istituzioni militari. Come ha spiegato Daniela Aronica, curatrice della mostra insieme ad Andrea Di Michele, si tratta della punta di un iceberg: il materiale esaminato per arrivare alla selezione finale consta infatti di oltre 20 mila fotografie.
Prima “guerra ideologica intesa in senso moderno e raccontata a un pubblico di massa”, il conflitto spagnolo ha visto fotografi, cineoperatori e professionisti della propaganda fascista installarsi fin dall’inizio in Spagna insieme ai soldati, per una mistificazione costante delle notizie dal fronte. Il Duce in persona si occupava poi di vistare le fotografie e controllare i cinegiornali, con l’obiettivo di fornire un racconto univoco al pubblico italiano. Oggi basta scorrere gli scatti della mostra per rendersi conto delle contraddizioni, in un contrasto surreale tra immagini di povertà e devastazioni e le verità posticce della retorica di regime.
A 80 anni da un conflitto che ha segnato profondamente la storia europea, 300 fotografie ne rileggono le vicende a partire dallo sguardo dei fascisti. Perché il fronte di Spagna non fu soltanto il teatro di una guerra locale, ma una tragica avventura in cui giovani di tutta Europa si ritrovarono a combattere su fronti opposti, come volontari in soccorso della Repubblica o tra le truppe inviate a sostegno dei golpisti di Franco. E l’Italia di Mussolini fu in prima linea con l’invio di 80 mila uomini in tre anni, nel tentativo di stabilire un’egemonia sullo scacchiere mediterraneo.
Immagini dei fotografi dell’Istituto Luce, scatti provenienti da archivi istituzionali, foto personali dei legionari combattenti raccontano la storia da una prospettiva finora trascurata, mettendo a nudo la macchina della propaganda in un impressionante meta-reportage.
Se i nemici rossi sono presentati come codardi in fuga o belve assetate di sangue, le donne repubblicane appaiono come orribili megere e i bambini sono vittime innocenti o guerrieri di una nuova era in base alle esigenze del momento. Non mancano nemmeno quelle che oggi potremmo definire “proto fake news”, tra eroi a misura di racconto popolare e prigionieri emaciati che le didascalie descrivono come fieri di esibirsi nel saluto romano.
Organizzata da Istituto Luce Cinecittà e Centro di Studi del Cinema Italiano a Barcellona, prodotta dal Museo d’Historia de Catalunya, dopo le tappe di Barcellona e Bilbao Fu la Spagna! Lo sguardo fascista sulla Guerra Civile Spagnola approda al Teatro dei Dioscuri al Quirinale di Roma, dove sarà visitabile fino al 18 novembre.
Tre i percorsi disponibili, che rappresentano punti di vista più o meno convergenti: la guerra raccontata dalla stampa illustrata in pubblicazioni come La Domenica del Corriere, dove non mancano voli di pura fantasia, le testimonianze dei soldati e gli scatti dei fotografi inviati sul campo dalle istituzioni militari. Come ha spiegato Daniela Aronica, curatrice della mostra insieme ad Andrea Di Michele, si tratta della punta di un iceberg: il materiale esaminato per arrivare alla selezione finale consta infatti di oltre 20 mila fotografie.
Prima “guerra ideologica intesa in senso moderno e raccontata a un pubblico di massa”, il conflitto spagnolo ha visto fotografi, cineoperatori e professionisti della propaganda fascista installarsi fin dall’inizio in Spagna insieme ai soldati, per una mistificazione costante delle notizie dal fronte. Il Duce in persona si occupava poi di vistare le fotografie e controllare i cinegiornali, con l’obiettivo di fornire un racconto univoco al pubblico italiano. Oggi basta scorrere gli scatti della mostra per rendersi conto delle contraddizioni, in un contrasto surreale tra immagini di povertà e devastazioni e le verità posticce della retorica di regime.
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